2012
Non la solita Juve
E’ palese, potrebbe sembrare controcorrente, ma questa Juventus è talmente forte che può e deve fare di più. Anche contro i campioni d’Europa, anche in trasferta, anche nel suo ritorno in Champions League dopo i due anni di assenza. Il risultato è positivo, la prestazione altalenante ma tendenzialmente sufficiente, è mancato il fattore Juventus. Ok, è un palcoscenico diverso, ma i bianconeri hanno fondato la sua rinascita su una determinazione fuori dal comune che in questa serata è venuta meno.
JUVENTUS SPUNTATA – L’analisi parte da un difetto strutturale non addebitabile alla prestazione odierna: la società ha fallito l’assalto ad un centravanti di ruolo di massimo calibro che avrebbe collocato di diritto la Juventus tra le principali candidate alla conquista del trofeo. Il buon Giovinco è risultato inadeguato a questi livelli in partite – contro squadre di pari spessore – in cui il peso fisico nella metà campo avversaria ha un’incidenza troppo elevata per pensare di poterne fare a meno. A meno che non parliamo di un fenomeno assoluto. Vucinic è stato costretto a sobbarcarsi un ruolo che non gli si addice; bloccato in termini di posizione per agire da riferimento centrale, non può svariare e sfoggiare il suo immenso talento. Non può cercare gli spazi che predilige perché chiamato a svolgere la parte che sarebbe toccata ad un acquisto “di peso”.
APPROCCIO TIMIDO – L’impressione è che il Chelsea non sia riuscito a chiudere la partita. Merito – elevatissimo – ad una rimonta da un doppio svantaggio che la dice lunga sulla personalità e sul valore di una grande squadra, ma alla Juventus è mancata quella sfrontatezza che l’ha riportata nelle posizioni che le competono. Sia nell’approccio alla gara che negli episodi chiave: in pratica una rimonta frutto più del cuore – e di un clamoroso errore della retroguardia londinese in occasione del gran gol di Quagliarella – che del fattore Juventus. La condizione fisica è già al top e la buona prestazione dello Stamford Bridge risulta a maggior ragione ancora poco per le potenzialità di una squadra che ha tutto – ancora meglio se a gennaio arriva un attaccante vero – per imporsi già da quest’anno. Il centrocampo bianconero, riserve incluse, è nell’elite del calcio mondiale per cui non c’è da stupirsi di un 2-2 sul perfetto prato del Chelsea.
NON “PIRLO-DIPENDENZA” – Un aspetto da sottolineare in chiave positiva è la reazione della Juventus alla stretta marcatura adottata sul faro del gioco Andrea Pirlo da uno strepitoso Oscar. Il regista bianconero ha giocato male, soffrendo oltremodo la superba prestazione del brasiliano: bravo Conte a trovare le contromisure in estate. Vidal e Marchisio sono ormai tramutati in centrocampisti tuttofare che sanno elevare la qualità della manovra anche quando la luce che dovrebbe arrivare dal genio di Andrea Pirlo è offuscata. E’ mancata invece la consueta spinta sugli esterni che Lichtsteiner e Asamoah hanno ampiamente garantito nel recente passato. Una Juventus che può crescere e perfezionarsi: l’imperativo è non accontentarsi ed inseguire il colpo grosso perché si può e non è un’utopia.