2015
Panchine italiane all’estero – Luciano Spalletti
Dalla Valdelsa a San Pietroburgo, un toscano che ha conquistato la Russia
LUCIANO SPALLETTI ZENIT SAN PIETROBURGO – Luciano Spalletti è uno di quegli allenatori che ti fanno amare il calcio. Centrocampista da giocatore, inizia la carriera professionistica nell‘Entella guidato da Giampiero Ventura, poi La Spezia, Viareggio ed Empoli, fino al ritiro, nel 1993. L’anno successivo, per il tecnico nato a Certaldo, arriva la prima esperienza in panchina, nella “sua” Empoli. Chiamato dal presidente e amico Fabrizio Corsi a sei giornate dalla fine del Campionato di Serie C1, Spalletti salva la squadra azzurra nei playout contro l’Alessandria. Dopo, seguirà un anno alla guida del settore giovanile empolese, per far poi ritorno sulla panchina della prima squadra, che nel giro di due stagioni porta dalla Serie C1 alla Serie A (nel 1996 vince anche la Coppa Italia Serie C). Seguono poi le esperienze con Sampdoria (che nel 1999 retrocede in Serie B) e Venezia, condite da esoneri e ritorni poco fortunati. In seguito, salva l’Udinese in Serie A e l’Ancona in B. Nel 2002, Spalletti si ritrova sulla panchina dell’Udinese: seguono tre stagioni felicissime, con due qualificazioni in Coppa Uefa e una ai preliminari di Champions (nel 2005, la prima nella storia del club friulano). La stagione successiva lo attende la panchina della Roma: qui, affermando il suo 4-2-3-1, ottiene il record di undici vittorie consecutive in campionato e il quinto posto in classifica (poi diventato secondo per le penalizzazioni di Calciopoli). La stagione successiva, Spalletti vince la Coppa Italia contro l’Inter, primo trofeo rilevante della sua carriera, e termina il Campionato al secondo posto, proprio dietro i nerazzurri. Passano pochi mesi e arriva un altro successo: la Supercoppa Italiana, sempre ai danni della squadra allenata da Roberto Mancini. La terza stagione sulla panchina giallorossa è a dir poco emozionante: arriva ai quarti di Champions dopo aver eliminato il Real Madrid agli ottavi e va vicino alla vittoria quasi impossibile di un Campionato (record di 24 vittorie) poi perso solo a mezzora dalla fine. Quello Scudetto lo vince ancora l’Inter, ma la Roma di Spalletti riesce a vincere di nuovo la Coppa Italia sui nerazzurri. Il 2008-2009 porta la Roma al sesto posto e, la stagione successiva, l’allenatore rassegna le dimissioni al club giallorosso dopo un difficile avvio.
RUSSIA, ARRIVO – Nel dicembre 2009, il tecnico toscano si trasferisce allo Zenit San Pietroburgo per la sua prima esperienza all’estero. Qui, succede a Dick Advocaat con un contratto triennale; «Mi rituffo con grande voglia. Perchè lo Zenit San Pietroburgo? Perchè ha dimostrato un interesse straordinario per me, perchè mi ha dato modo di valutare serenamente la proposta e di conoscere preventivamente l’ambiente e la struttura, perchè ho incontrato una dirigenza giovane, professionale e disponibile. Sono aspetti importanti per una scelta di questo genere. Tra i miei obiettivi avevo messo un’esperienza all’estero che desse ulteriore spessore al lavoro svolto in questi anni. Qui troverò il modo corretto di vivere l’evento all’interno dello stadio. Ma intendo portare con me il meglio del calcio italiano che ha davvero tante qualità. La passione della gente è straordinaria: se riusciamo una volta per tutte ad eliminare le esasperazioni, diventa un contributo fondamentale nella nostra vita professionale». Allo Zenit trova in squadra Alessandro Rosina e il suo vice è Daniele Baldini (già alla Roma); il primo trofeo a disposizione, la Coppa di Russia, Spalletti lo fa suo nel maggio 2010 battendo il Sibir per 1-0. Il novembre successivo, il tecnico toscano vince il Campionato con tre giornate d’anticipo. Emblematica la sua esultanza coi giocatori sul campo dello Stadio Petrovskij, a torso nudo con dodici gradi sotto zero. Acclamato dai tifosi, Spalletti vuole ripetersi. E ci riesce, conquistando subito la Supercoppa russa ai danni del Cska Mosca nel marzo 2011. Il Campionato russo, dal 2011, si adegua al calendario autunno-primaverile; allo Zenit arriva dal Genoa un difensore di valore come Domenico Criscito, mentre Rosina si è trasferito in prestito al Cesena (i rapporti con Spalletti non erano stati idilliaci). Al tecnico viene rinnovato il contratto fino al 2015 e, questo Zenit un pò italiano (l’interprete di Spalletti è l’ex Reggiana e Bologna, Igor Simutenkov), nell’aprile 2012, riesce a vincere il suo secondo Campionato consecutivo, prima volta nella storia del club. “Luciano il Grande” si è riconfermato, in due stagioni ha vinto tutto: «Abbiamo festeggiato un grande campionato, è stata una lunga notte, a cena c’era anche il console italiano a San Pietroburgo. Confermarsi è anche più difficile. Molti pensano di essere più forti col titolo in mano. Vincere a +15 dà il senso dell’impresa. Il secondo scudetto è un piccolo capolavoro, come uno dei tanti di questa città bellissima. Ricordo quando arrivai qui due anni e mezzo fa, un po’ d’apprensione c’era, mi facevo domande. Ora mi sento diverso, cambiato e rafforzato dall’esperienza». L’anno successivo, Spalletti manca per due punti il terzo titolo consecutivo, con lo Zenit che chiude secondo dietro il Cska. Il ciclo dell’allenatore toscano in Russia si chiude nel marzo 2014: lo Zenit, se pur secondo in Campionato, trova una sola vittoria nelle ultime undici partite. Spalletti viene esonerato e saluta così: «Ho trascorso quattro anni fantastici a San Pietroburgo. Ho condiviso con i miei calciatori, con gli amici e tutto lo staff presente all’Udelny Park, con i tifosi vittorie indimenticabili, gioie grandissime e qualche amarezza che porterò per sempre con me. Grazie all’affetto ricevuto ora sono un pietroburghese. Qui è nata Matilde, qui Federico ha trovato il suo mondo. San Pietroburgo è casa mia e qui continuerò a vivere. Come ogni pietroburghese tifo Zenit e gioirò di ogni successo che avremo. Voglio ringraziare lo Zenit ed Aleksej Miller che mi ha voluto qua e mi ha permesso di vivere questa grande esperienza nella luminosa e storica San Pietroburgo. Sono sicuro che questa squadra abbia qualità importanti e che Semak riuscirà a tirarle fuori. Forza Zenit!». L’allenatore valdelsano, accostato a diverse panchine importanti italiane, vuole forse riflettere ancora un pò sul suo futuro: che non può che essere nel grande calcio.