2015
Peruzzi «Quel gol contro l’Empoli era dentro»
Il portierone si racconta alcuni segreti della sua carriera
Segreti e scheletri nell’armadio che vengono fuori. Angelo Peruzzi, portierone di Roma, Juventus, Inter e Lazio, ma anche della Nazionale, si racconta dopo tanti anni a Gazzetta Tv durante la trasmissione “Condò Confidential”. Il primo ricordo è relativo all’esordio in maglia giallorossa: «Era un Milan-Roma. Tancredi di prese un petardo vicino all’orecchio e svenne a inizio secondo tempo. A quel punto Pruzzo mi disse che era il mio momento, mi sembrava tutto drammatico. Ma i miei compagni mi tranquillizzarono subito, mi dissero che anche se avessi preso 10 gol avremmo vinto a tavolino».
DOPING – Luci e ombre nel passato di Peruzzi che, alla tenera età di 18 anni, subì una squalifica per doping. «E’ la più grande stupidaggine che abbia mai fatto nel calcio. Presi il Lipopill perché un mio compagno me lo diede dopo un infortunio per evitare ricadute. La Roma mi consigliò di fare ricorso, io mi rifiutai, avevo sbagliato e dovevo pagare. Mi feci un anno di squalifica, i dirigenti me le dissero di tutti i colori, solo il Presidente mi difese».
JUVENTUS – Peruzzi racconta inoltre il suo rapporto con Gianni Agnelli e le sue frecciatine. «L’avvocato ogni tanto telefonava, la prima volta lo fece intorno alle 7, rispose mia moglie: “C’è uno che ti sta prendendo in giro, sostiene di chiamare da Casa Agnelli”, riattaccai». «Mi chiedeva sempre: “Quanto pesi?”. O un altra volta: “Quanti rigori pareresti a Platini?”. Ed io risposi “Non so, 3-4”. E lui: “Mah io credo nessuno”». Non mancano i riferimenti, ovviamente, a quel famosissimo Empoli-Juventus. «La palla era entrata, anche se l’Avvocato mi disse che era stata la mia parata più bella. Lì per lì non me ne resi conto, ma quando mi girai a chiedere a quelli della Croce Rossa, loro mi dissero che era entrata di almeno 20 centimetri. Dopo la partita volevo andare a dire tutto, ma non mandarono me in conferenza stampa».
NAZIONALE – Bandiera anche azzurra, oltre che uomo spogliatoio fondamentale nella cavalcata del 2006. «Nel 2000 mi sentivo molto in forma, avevo fatto un ottimo campionato con l’Inter, così quando Zoff mi disse che non sarei stato titolare con Buffon e Toldo decisi di rimanere a casa. Poi Buffon si infortunò e gioco Toldo, che fece incredibilmente bene, quando rividi Zoff alla Lazio l’anno dopo mi disse che ero stato uno stupido e avrei potuto giocare io». «Nel 2006 dissi a Lippi di si, andai a fare il secondo di Gigi. A fine partita festeggiammo tantissimo, ma visto il mio ottimo rapporto con Zidane andai a salutarlo. Era li seduto che fumava una sigaretta, non parlammo della partita».