Polonia-Italia, gli schemi di Mancini: un po' Sarri e un po' no
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La Nazionale “sarriana”: la rivisitazione di Mancini di un classico moderno

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Polonia-Italia, ecco come Mancini ha cambiato il gioco dell’Italia: dagli spunti di Sarri, agli scambi stretti, passando per i movimenti di Insigne e per il doppio playmaker al centro

L’Italia finalmente vincente di Roberto Mancini porta con sé una serie di considerazioni di gioco per nulla scontate su cui vale la pena riflettere. La Nazionale che ieri ha battuto la Polonia può intendersi per la prima volta dopo un po’ di tempo come una sorta di derivazione del gioco già intravisto nel nostro campionato negli ultimi due o tre anni. A colpire maggiormente è stato il sistema basato sul possesso palle e sul palleggio tipico del Napoli (e quest’anno del Chelsea) di Maurizio Sarri: aiutato da Jorginho e Lorenzo Insigne, due grandi conoscitori del tecnico toscano, Mancini pare aver creato un impianto di gioco basato su scambi veloci e capacità di tenere la squadra corta e compatta per la maggior parte del tempo. Quella di ieri può definirsi per molti versi una Nazionale “sarriana” insomma, ma con alcune rivisitazioni tattiche da considerare.

Prima tra queste una maggiore idea di gioco verticale (non sempre presente nelle squadre di Sarri, se non a tratti): i movimenti di Insigne a svariare verso il centro hanno ricordato per certi versi parecchio quanto fatto negli ultimi mesi al Napoli grazie a Carlo Ancelotti. C’è poi l’utilizzo del doppio playmaker (Jorginho affiancato da Marco Verratti) che è una tipica impronta del gioco di Mancini, presente in praticamente quasi tutte le formazioni che ha allenato in carriera finora, che propone più alternative di gioco tanto in fase offensiva che in fase difensiva: non è un caso che l’Italia ieri abbia sprecato praticamente quasi nulla andando a recuperare palloni che, probabilmente, in passato sarebbero finiti per diventare ingiocabili. Ciò che manca è una maggiore concretezza (ma questo è già noto) in attacco, non scontato che però possa essere raggiunta semplicemente con l’utilizzo di un centravanti di razza: l’idea di un tridente leggero che possa proporre più soluzioni offensive e maggiore imprevedibilità alla manovra non pare di fondo per nulla malvagia.