Roma, perché Piris? - Calcio News 24
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2012

Roma, perché Piris?

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sabatini ifa

Difficile raccontare quanto accaduto domenica all’Olimpico: una buona Roma per un’ora di gioco, non ancora propriamente zemaniana ma comunque propositiva e veloce, schiaccia un Bologna arrendevole e remissivo. Poi il minuto di follia, un blackout difficilmente riscontrato nel recente passato in una squadra in doppio vantaggio, tra le mura amiche e decisamente più valida del proprio avversario. I gol di Gilardino e Diamanti, preludio alla terza rete del Gila allo scadere, raccontano di uno psicodramma (sportivo). Di un film ritratto della follia.

LE CAUSE DI UNA RIMONTA – Banale ed errato intonare la solita canzonetta della pazza squadra di Zeman che domina l’avversario nell’arco della gara salvo poi perdersi nei soliti difetti strutturali relativi a tenuta difensiva ed equilibrio generale. Non è così perché i gol subiti dalla Roma sono arrivati a difesa schierata, da situazioni non particolarmente temibili, e quindi figli di errori tecnici dei difensori chiamati in causa. Ivàn Piris, già imputato nella prima contro il Catania in occasione della rete di Gomez, si è ripetuto con una prova piuttosto debole in quel di Milano per poi sprofondare del tutto – e con lui la Roma – nello sciagurato minuto dell’ultima domenica. Due grossolani errori di posizione non consentibili a determinati livelli, dove disattenzioni del genere sono castigate anche da squadre di calibro inferiore.

UNA POLITICA ADOTTATA CON ALTA COMPETENZA, MA PERCHE’ ESAGERARE? – Dunque svolgendo una elementare addizione, tale Ivan Piris è già costato alla Roma ben quattro punti: i due con il Catania e i due con il Bologna, perché poi a completare l’opera ci ha pensato il disastro firmato dal tandem Stekelenburg-Burdisso. Questo perché è chiaro e non va neanche premesso, ovvio non addossare ogni responsabilità al laterale paraguaiano. Che però in sole tre giornate ha già ampiamente dimostrato di non poter reggere l’impatto di un campionato così complesso quale l’italiano. La domanda viene spontanea: perché compromettere un progetto tanto ambizioso e curato con altrettanta elevata competenza con quella che può sembrare un’esagerazione? La ricerca del talento estero e sconosciuto a tutti i costi. Non esisteva un esterno destro basso più efficace di Piris nel nostro panorama? Senza chiedere la luna, ma un profilo di calciatore affidabile e già ambientato nel torneo. Vale la pena rinunciarci in nome di un talento, di una vera promessa. Di tanti giocatori eccezionali che il lavoro di un eccellente dirigente quale Walter Sabatini ha condotto in Italia. Francamente, non per Piris.

IL FUTURO – Secondo indiscrezioni provenienti da Trigoria, Zdenek Zeman avrebbe già bocciato definitivamente il difensore sudamericano. Titolare nelle prime tre uscite ufficiali, si apre ora la successione: chi prenderà il posto di Piris? La Roma non ha un vero e proprio esterno destro basso di ruolo in sostituzione del paraguaiano. Le soluzioni: adattare Taddei in un ruolo che oramai ricopre da due anni, ma certamente non ci si attendeva questo dalla recente campagna acquisti; modificare la fascia di competenza a Balzaretti, che anche in nazionale ha dimostrato di non sfigurare nel ruolo, ma la Roma si ritroverebbe poi momentaneamente scoperta a sinistra con Dodo ancora in fase di recupero dall’ultimo infortunio ed atteso da un periodo standard di ambientamento tattico ed agonistico al campionato italiano; o lanciare il centrale brasiliano Marquinhos (classe ’94) nella mischia, con il rischio dell’adattabilità in un ruolo che non gli appartiene. Fattore che sommato alla sua giovanissima età rischierebbe di bruciare o compromettergli il futuro radioso di cui tutti parlano in Brasile. Dunque Zeman ha una grana da gestire, inattesa e del quale avrebbe fatto volentieri a meno. Del resto, bastava non esagerare.