Schelotto: «Inter, Rapetti per me non è stato solo un preparatore, ma un fratello che metteva la maglia sopra a tutto. Vi racconto i suoi segreti…»
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Schelotto: «Inter, Rapetti per me non è stato solo un preparatore, ma un fratello che metteva la maglia sopra a tutto. Vi racconto i suoi segreti…»

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Le parole di Ezequiel Schelotto, ex calciatore dell’Inter, su Stefano Rapetti, preparatore atletico dei nerazzurri ai suoi tempi, tornato nello staff di Chivu

Un gol che è entrato di diritto nella storia del Derby di Milano e nel cuore di ogni tifoso interista. L’avventura di Ezequiel “El GalgoSchelotto in nerazzurro è stata breve, appena sei mesi nel 2013, ma ha lasciato un’impronta indelebile grazie a quella rete iconica, un colpo di testa che gelò il Milan e fece esplodere San Siro. Schelotto è stato un giocatore di corsa, sacrificio e grande generosità, un esterno che ha sempre dato tutto per la maglia. Oggi, a distanza di anni, ricorda con affetto quel periodo e, in particolare, una figura chiave di quello spogliatoio, un professionista appena tornato ad Appiano Gentile per forgiare la nuova Inter: il preparatore atletico Stefano Rapetti. In un’intervista a La Gazzetta dello Sport l’ex esterno italo-argentino svela i segreti e il lato umano di uno dei collaboratori più stimati del mondo nerazzurro.

IL RAPPORTO UMANO E PROFESSIONALE – «Prima di tutto, per me è una persona eccezionale. All’Inter ho vissuto mesi grandiosi anche grazie a lui: gestiva tutti alla stessa maniera senza avere delle preferenze nemmeno per chi aveva vinto il Triplete. Anzi, diceva solo di prenderli come esempi, i vari Zanetti, Samuel, Stankovic, Materazzi… E poi, al di sopra di tutto metteva sempre la maglia nerazzurra».

UN LEGAME SPECIALE – «Era professionale: ci mostrava i nostri errori sia in allenamento che in partita e voleva che tutti migliorassimo ogni giorno. Però per me non è stato solo un preparatore atletico, ma un fratello. Era davvero “famiglia”. Una di quelle persone che mi farebbe enorme piacere incontrare di nuovo perché non ci vediamo da tanti anni. Lavora bene, è sempre disponibile, una persona squisita ma soprattutto un uomo con la “U” maiuscola. Sono felice che sia tornato all’Inter, perché di persone come lui se ne trovano poche».

LA SUA FILOSOFIA – «“Se volete diventare campioni, non migliorate solo il modo di calciare il pallone, ma lavorate sulla prevenzione: quella è fondamentale”. Spesso batteva il tasto sul discorso atletico, e io con lui mi fermavo sempre: spogliatoio-palestra-campo. Quello era il mio percorso».

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