2014
Si vede il futuro, ora la qualità
Italia Anno Zero, numero 3: lItalia di Conte batte la Norvegia e vince la prima che conta
ITALIA NORVEGIA QUALIFICAZIONI EURO2016 – La prima vera, quella che lascia in eredità punti utili per accedere a Francia 2016, Europeo rinnovato dalla formula Platini: ventiquattro squadre e format che somiglia molto più ad un Mondiale che ai campionati europei da tutti noi ricordati. Meno minato di conseguenza il percorso di qualificazione ma sarà proprio questo a dettare la via della neonata era Conte.
PAROLA CHIAVE SOLIDITA’ – La premessa: l’avversario, essenzialmente per caratteristiche tecniche, non è risultato affatto irresistibile: l’impianto adottato dal commissario tecnico (sulla falsariga della Juventus che ha dominato negli ultimi tre anni di Serie A) però ha subito convinto per solidità complessiva ed intesa tra settori e colleghi di reparto. Bonucci è libero di impostare perché presidiato dall’attento lavoro di Ranocchia ed Astori, sulle corsie laterali la garanzia Darmian – impressionante per completezza di prestazione – si sposa con la tecnica di un De Sciglio che deve soltanto ritrovare forza e convinzione dei giorni migliori. La Norvegia non ha mai aperto crepe nella retroguardia azzurra anche grazie ad una mediana a dire il vero più reattiva in fase di contenimento che nella costruzione della manovra o nel supporto all’azione dei due attaccanti.
L’INTESA ZAZA-IMMOBILE – Quest’ultimo, è bene chiarirlo, non ha disputato una prestazione da ricordare: preziosi però i suoi movimenti, vedi quello fondamentale che ha spalancato la strada al gol di Zaza. Non solo tagli intelligenti ma anche un moto perpetuo nel tentativo di non concedere punti di riferimento agli avversari: Immobile rientra nella schiera di attaccanti che anche quando non particolarmente ispirati portano a casa la pagnotta. Zaza è partito forte con la voglia di spaccare il mondo, ha battezzato la sua prima ufficiale con il primo gol in azzurro e poi si è via via spento in termini di rendimento con il resto della squadra salvo rinsavire nel finale: quel che è importante però è l’intesa naturale emersa con forza già dalla prima dell’era Conte nell’amichevole con l’Olanda. Oggi qualche difficoltà in più ma i due si cercano continuamente e si candidano con forza a base fissa nelle gerarchie del tecnico pugliese.
LA QUALITA’ CHE MANCA – La grande sfida di Antonio Conte va percorsa sul sentiero della qualità: partiamo dalla linea mediana del suo 3-5-2, lì dove in più di un’occasione il tecnico ha dovuto prender nota di notevoli errori di disimpegno (Giaccherini su tutti). E’ vero che lo stesso veda Pirlo, De Rossi e Verratti come perfetti sostituti nel solo ruolo di centrale (e che da intermedi prediliga centrocampisti di passo ed inserimento), ma in futuro si potranno forse sperimentare soluzioni innovative che prevedano l’impiego simultaneo di due dei tre registi a disposizione: ad onor di cronaca da ricordare come oggi in terra norvegese mancasse anche l’indispensabile Marchisio. Davanti invece l’esperimento più interessante in tal senso si chiama Stephan El Shaarawy: l’attaccante rossonero ha fornito segnali di vita davvero confortanti nella prima di campionato contro la Lazio e questa può essere la stagione del grande rilancio dopo l’anno orribile del Faraone. Non lo dimentichiamo: questo qui è uno che con il pallone ci sa fare. Non mancano dunque elementi rassicuranti: bene chi è andato in campo, non mancano soluzioni alternative. L’era Conte è già realtà: i primi passi ci incoraggiano.