2012
Un posto per la Juventus
“Vorrei un posto per me, anche se non c’è”. Andrea Nardinocchi – Un posto per me
Esiste, in Italia. Esiste già. Ma, esiste, in Europa, un posto per la Juventus? I bianconeri dai mille record in campionato, tutt’altro che ‘choosy‘ quando si tratta di effettuare un turn-over, hanno nuovamente steccato l’impegno europeo. Stavolta in Danimarca, contro i tanto modesti quanto agguerriti campioni nazionali del Nordsjaelland dove è stato centrato il nono pareggio consecutivo nelle ultime nove gare europee. Il volto di Conte nel post-partita rappresentava pienamente quello che era il morale dei milioni di tifosi bianconeri sparsi nel globo: la paura di aver fallito una chance probabilmente irripetibile. Un’occasione da cogliere al volo, un treno che difficilmente ripassa in un contesto come la Champions League.
Solo tre giorni prima, con una formazione priva di elementi come Buffon e Vucinic, la vittoria in campionato contro il Napoli dava alla Juventus la consapevolezza di aver alzato l’asticella, vincendo anche quelle partite in cui un pareggio, diciamolo, sarebbe stato più che giusto. C’erano tutti i presupposti per poter accelerare in Champions: il doppio impegno contro il Nordsjaelland, lo scontro diretto tra Shakhtar Donetsk e Chelsea, la vittoria contro il Napoli e anche i gol di Pogba e Caceres. Proprio i due match-winner di sabato scorso potevano dare nuova linfa alla formazione bianconera in quel di Copenaghen, rinfrancati dai due gol arrivati nei minuti finali.
E invece no. La solita Juventus formato europeo: diesel nel primo tempo, con un’intensità non propriamente targata Conte&Alessio, i bianconeri sono riusciti a infondere fiducia al giro-palla del Nordsjaelland; solo nella seconda frazione di gioco la Vecchia Signora è riuscita, in qualche modo, a ritornare nei binari consueti: più spinta sulle fasce laterali, inserimenti dei centrocampisti offensivi e circolazione di palla più celere rispetto a quella dei primi quarantacinque minuti di gioco.
Eppure, non è bastato: non è bastato il 4-3-3 finale per scardinare il muro danese, non è bastato il gol di Vucinic. Alla fine i bianconeri tornano a Torino con un solo punticino ‘in saccoccia’, utile per infondere ancora speranze in vista dei tre ultimi impegni del girone. La Juventus adesso ha un solo monito: vincere al ritorno con i danesi e con il Chelsea allo Juventus Stadium, per non finire ‘out‘ dal girone, magari ricercando all’interno della rosa quel ‘fattore X‘ che possa permettergli di fare il salto di qualità anche nelle partite internazionali.
Ma c’è un precedente che lascia ben sperare milioni di tifosi juventini: l’Inter del Triplete, quella del ‘Vate‘ di Setubal, iniziò anch’essa la Champions League 2009/2010 con tre pareggi nel girone. Sappiamo tutti come poi andò a finire la cavalcata di quell’undici che ancora campeggia nella mente dei sostenitori nerazzurri e degli appassionati di questo sport in generale. Dal canto proprio la Juventus si augura che questo precedente possa essere qualcosa di più che una semplice statistica, magari una cabala che gli permetta di raggiungere il proprio ‘Cammino di Santiago’, direzione Wembley e non Compostela. La Juventus è alla ricerca di un posto per sè. Sarà Wembley?