2020
Sartori: «L’Atalanta non svende. Stiamo trattando Pasalic»
Giovanni Sartori ha rilasciato una lunga intervista a Sky Sport: le parole del direttore dell’area tecnica dell’Atalanta
Giovanni Sartori, direttore dell’area tecnica dell’Atalanta, è intervenuto ai microfoni di Sky Sport. Queste le dichiarazioni raccolte da TMW.
PROGETTO – «Ci saranno un paio di anni di contrazione del mercato, prevedo questo. Poi non sono un veggente, ma come qualche anno fa c’è stato un fermo del mercato, dopo è ripreso, quattro stagioni fa. Siamo stati noi a muovere questo mercato, con le prime cessioni di Caldara e Gagliardini. Poi, a seguire, sono arrivate tante cessioni, non solo nostre, ma anche di molte squadre italiane. Il mercato riprenderà come è sempre ripreso».
OBIETTIVI – «L’Atalanta in questi ultimi quattro anni ha alzato l’asticella, possiamo vedere quanto si è alzata dagli acquisti. Lo stesso De Roon lo abbiamo ripreso ed è stato un investimento oneroso. Per stare a livello importante è normale farli, tutti sono stati a guardare i conti nelle nostre cessioni, vendite, ma pochi guardano quanto abbiamo investito in termini di milioni nei giocatori. Abbiamo incassato molto e speso molto».
STADIO E CENTRO SPORTIVO – «Oltre ai calciatori sono stati fatti investimenti importantissimi anche a questo livello. Siamo una delle pochissime società ad avere investito nello stadio, poi a Zingonia con l’ampliamento dei campi, poi con l’Academy Favini che ci ha permesso di portare tutti gli uffici del settore giovanile. Viviamo Zingonia 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno. Tutta l’Atalanta».
EUROPA – «Abbiamo capito che in questi anni è una cosa bellissima, noi sentivamo Champions ed Europa League dagli altri. Quando poi la vivi… L’appetito vien mangiando, capisci veramente che importanza abbia portare il nome di Bergamo. La nostra speranza è quella di arrivare per fare una coppa, non sarà facile. Negli ultimi anni sono arrivate squadre blasonate. La proprietà non si è mai tirata indietro e questi ultimi risultati rendono giustizia».
VINCERE LA CHAMPIONS LEAGUE – «Non lo so, perché noi dobbiamo ripartire. Se non avessimo avuto questa interruzione saremmo arrivati in una condizione psico-fisica ottimale, lo dimostrano le annate di Gasperini, facciamo finali travolgenti. Avremmo detto la nostra, lo spero anche in questo momento. Cercheremo di passare il turno, l’obiettivo del mister è di guardare avanti. La mentalità dell’allenatore è stata fondamentale – oltre alla proprietà – per raggiungee questi obiettivi, il voler sempre vincere».
PERCASSI – «Sono due i Percassi che hanno giocato nell’Atalanta, sia Antonio che Luca, sono due. È una famiglia nata qui, è stata proprietaria in un primo momento e ora abbiamo festeggiato i dieci anni della seconda parte della proprietà Percassi. È importantissimo, loro l’hanno vissuta, conoscono perfettamente la realtà di Bergamo, ci mettono amore innanzittutto. Il presidente è tifosissimo, Luca è quello dei numeri, di equilibrio, che riesce a trovare l’equilibrio nella situazione».
CESSIONI DEI BIG – «È vero che noi abbiamo venduto tanto, però non vorrei che passasse inosservato che abbiamo investito tanto. Zapata è costato 24 milioni, vuol dire tanto. Però non è vero che se arriva l’offerta giusta, vendiamo. Il principio è cedere un pezzo o due della squadra, ma vendere per diventare più forti. I tre tenori credo che staranno a Bergamo per un po’ di tempo, è una convinzione ma anche una speranza. Credo che sia anche quella della proprietà».
PASALIC E TAMEZE – «La lungimiranza è non avere nessuno in scadenza, anzi contratti molto lunghi. Noi vorremmo continuare con questi giocatori, ma anche l’allenatore lo ha molto lungo. Per quanto riguarda gli unici due prestiti, Tameze e Pasalic, abbiamo già l’accordo con loro. Con il Chelsea stiamo cercando di riscattare Pasalic, per Tameze stiamo parlando con il Nizza per arrivare fino ad agosto allungando il prestito, poi vedremo il da farsi. Abbiamo diritto di riscatto che a determinate condizioni potrebbe diventare obbligo».
ALTRE CESSIONI – «Al di là dei numeri importanti, questo sta a significare che il livello dell’Atalanta si è alzato. Barrow è tra i migliori giocatori offensivi del Bologna – e poteva stare in ogni altra squadra – da noi aveva giocato pochissimo… Vuol dire che abbiamo raggiunto un livello importante, giusto fare un sacrificio. Con i soldi incassato abbiamo investito su due giovani come Czyborra e Sutalo».
SECONDA SQUADRA – «Ci abbiamo pensato e molto seriamente, per tanti motivi. Non solo per tutti i giocatori che abbiamo fuori, perché ci sono otto in Serie A, diciotto in B, ventotto in Lega Pro, più cinque-sei nei Dilettanti. Anche a livello numerico abbiamo la possibilità, anche le strutture perché abbiamo lo stadio di proprietà: noi siamo favorevoli, però a oggi non è ancora chiarissima la situazione della seconda squadra. La fiche d’ingresso è importante, ci sono degli aspetti regolamentari come essere tesserati da almeno sette anni: Kulusevski se fosse rimasto non avrebbe potuto giocare in squadra B. È una incongruenza».
CORONAVIRUS – «Noi abbiamo vissuto una situazione drammatica, inizialmente ci abbiamo fatto un po’ meno caso. Io l’avevo sottovalutata. Poi quando è iniziato il lockdown hai capito la drammaticità della situazione. Quando seguivi il bollettino della protezione civile, vedevi i camion fuori da Bergamo, i bollettini di guerra… Hai capito l’entità della pandemia e la disgrazia che si stava vivendo. Il calcio è passato in secondo piano, abbiamo cercato tutti di difendere la propria salute. Oggi che tutto è passato vorremmo ripartire per dare una normalità alla città, alla provincia, alla tifoseria. A tutti quelli che sono tornati nelle aziende, industrie, negozi, posto di lavoro. Proviamo a rientrare nella normalità, questo è lo spirito che ci fa andare avanti adesso».
SETTORE GIOVANILE – «Nella storia, quando uno parlava di Atalanta, pensava a tutti i giocatori che arrivavano in prima squadra. L’ho vissuto da esterno, ora lo sento quando vado in giro. Tutti i presidenti hanno dato continuità a questa cultura. Noi abbiamo sfruttato il grandissimo lavoro di Mino Favini negli anni precedenti e portato avanti da Costanzi in questi sei anni. Investiamo molto nelle strutture, negli acquisti, giriamo molto. Abbiamo un allenatore che ha portato da un minimo di due a un massimo di quattro giovani in prima squadra».