Questa è casa mia: i 10 derby più belli - Calcio News 24
Connect with us

2014

Questa è casa mia: i 10 derby più belli

Avatar di Redazione CalcioNews24

Published

on

lazio roma

In tutto il mondo milioni di tifosi aspettano solo quella, LA partita, una sfida che finisce mai

DERBY – Nel cuore dei tifosi, nelle loro sensazioni più di pancia, esiste da sempre LA partita. Quella che assapori lungo il corso di tutta una stagione, l’unica che riesce a risvegliare il lato più forte e viscerale dell’appartenere ad un popolo. Si parla di derby, sfide dalle tante facce diverse e dai risvolti che spesso si confondono a doppio filo con le differenti anime di una città: aspetti sociali, religiosi e storici si fondono dando vita ad un vero evento. Qualcosa che si allontana dallo status di partita per andare ad investire l’orgoglio, l’appartenenza, la battaglia. A differenza di una partita di calcio un derby non può durare solo 90 minuti, sfora sempre di gran lunga, e come terreno non ha quello dello stadio: il bar, il posto di lavoro, i rapporti di amicizia e persino quelli di coppia diventano luoghi in cui la sfida continua ben al di là del fischio d’inizio e di quello finale. E cosa chiedono i tifosi all’ultimo acquisto di turno? Segna nel derby, entra nella nostra storia. Il panorama calcistico mondiale offre stracittadine significative su più livelli, dagli stadi riempiti fino all’orlo in Brasile, col record del Fla-Flu, alla contrapposizione politico-religiosa dell’Old Firm scozzese. Tutte le lingue e tutti i colori del mondo, ma un filo conduttore che si riassume nella voglia di affermare: questa è casa mia.

10 NACIONAL – PENAROL:

In Uruguay i derby non sono merce rara, basti pensare che Montevideo ospita tra le altre anche Wanderers, Danubio e River Plate, ma la storia da raccontare è quella del Superclasico tra Tricolores e Carboneros. In un paese di grande tradizione calcistica come l’Uruguay le radici del derby tra Nacional e Penarol affondano proprio nell’inizio del secolo scorso: la prima sfida si disputò il 15 luglio del 1900 e vide trionfare il Penarol (l’allora CURCC), società dalle radici italiane (Penarol come Pinerolo, infatti) e dalle iconiche divise giallonere ispirate alla locomotiva Rocket. All’ispirazione europea del Penarol fa da contraltare lo spirito prettamente nazionalista del Nacional, creato nel 1899 proprio per rispondere con orgoglio al fiorire delle tante società sportive legate a doppio filo con l’Europa. La portata della sfida tra Nacional e Penarol, disputata ormai 506 volte, trova un’emblematica spiegazione nella necessità di utilizzare lo Stadio del Centenario come teatro del match: l’impianto utilizzato dalla Nazionale albiceleste è l’unico in grado di sostenere l’affluenza di pubblico mossa dal Superclasico. Tra le curiosità spicca quanto accaduto nel 1934: al 70′ minuto, sullo 0-0, il pallone uscì dal campo colpendo la valigetta di un medico e tornando sul terreno da gioco, sullo sviluppo dell’azione il Nacional andò in rete con Castro e l’arbitro convalidò. La Federazione si trovò costretta a far disputare la ripetizione degli ultimi 20 minuti in seguito, l’esito fu comunque confermato e a trionfare furono i Tricolores.

9 PANATHINAIKOS – OLYMPIACOS:

Il calcio greco vede nel derby dell’area di Atene la proverbiale madre di tutte le battaglie, con le due squadre più importanti e conosciute del campionato ellenico che danno vita ad un conflitto dalle profonde radici sociali: da un lato il Panathinikos, squadra più antica e rappresentativa della città, dall’altro il Pireo col suo porto e un Olympiacos quindi legato all’anima più popolare, alla working-class dei dintorni della capitale greca, con un seguito importante anche lontano da Atene, al punto da rappresentare la tifoseria greca più numerosa. La cosiddetta “rivalità eterna”, così la definiscono in Grecia, è talmente radicata da toccare anche gli altri sport più popolari nel Paese, basket e pallavolo in primis, tanto da vedere scontri tra le tifoserie anche al di fuori del contesto prettamente calcistico con conseguenze talvolta tragiche. Un po’ come accade in Italia, tra Roma e Lazio, sono piuttosto rari i casi di giocatori protagonisti sia con la maglia biancorossa che con quella verde: elementi come Galakos, Delikaris e il compianto Kyrastas sono ricordati ancora oggi per aver vestito la maglia del Panathinaikos dopo aver militato a lungo nell’Olympiacos. Dopo gli scontri del 2002, culminati con l’aggressione all’arbitro Efhtimiadis, la Federazione greca si è adoperata per limitare la presenza delle due tifoserie nei derby giocati in trasferta.

8 STELLA ROSSA – PARTIZAN BELGRADO:

Se in Grecia la “sfida eterna” è quella tra Panathinaikos ed Olympiacos spostandosi in Serbia troviamo l’equivalente nel cosiddetto “derby eterno”: quello di Belgrado. Stella Rossa e Partizan rappresentano i due club  più titolati del Paese e danno vita dal 1947 ad uno dei derby più infuocati, letteralmente, d’Europa. Anche in questo caso, così come in quello greco, le due tifoserie si trovano a darsi battaglia non solo a livello calcistico: il basket accende altrettanto le passioni delle due metà di Belgrado. La sfida è talmente sentita da richiedere non di rado l’intervento della polizia, gli episodi di violenza non sono mai mancati e in particolare a cavallo tra gli anni ’80 e ‘90 quel che accadeva sugli spalti rispecchiava il clima drammatico e tumultuoso dell’ex Jugoslavia. I deljie (i giovani eroi) della Stella Rossa e i grobari (i becchini) del Partizan, anche di recente, sono stati protagonisti di gravi episodi come quelli dello scorso anno al Marakana: i roghi accesi sugli spalti hanno causato l’interruzione del match da parte del direttore di gara in uno scenario surreale in cui i tifosi danzavano accanto alle fiamme, coi giocatori fermi sul campo. Alla radice di tale situazione rimane una nota, e spesso ribadita, compenetrazione tra le tifoserie organizzate e la malavita, in un circolo perverso che conduce ben lontano dal calcio e sposta gli scontri su piani prettamente criminali. Al contempo, nella riflessione scaturita in Serbia dopo gli ultimi scontri, rimane in piedi l’idea di una protezione delle frange più violente del tifo organizzato da parte del mondo politico, tanto da rendere complesso ogni tentativo più incisivo di risoluzione al di là dei tanti proclami fatti.

7 BARCELLONA – ESPANYOL:

Se altri casi descritti presentano una rivalità all’insegna dell’equilibrio, e della lotta per la supremazia Nazionale, qui ci spostiamo su piani diversi. Innegabile infatti che, a livello prettamente sportivo, non ci sia storia: il Barcellona ha dominato e domina le sfide contro l’Espanyol con numeri pesantemente a favore dei blaugrana. Eppure, nonostante questo distinguo e forse addirittura grazie a questo, il fascino del derby catalano rimane forte negli anni: qui a sfidarsi sono visioni diverse del territorio, un senso di appartenenza diametralmente opposto che vede il Barcellona farsi carico esplicitamente dell’identità catalana e l’Espanyol, al contrario, distaccarsi dalle istanze indipendentiste tanto care ai rivali. Fin dalla nascita dei due club la differenza era chiara: il Barcellona in particolare aveva nel proprio DNA la voglia di rappresentare la questione catalana e la voglia di autonomia politica e culturale, tendenza rilanciata anche negli anni recenti attraverso iniziative simboliche come l’utilizzo della seconda divisa giallorossa (colori della Catalogna). Viene naturale comprendere quanto la situazione politica spagnola si sia riflessa, specialmente durante la dittatura franchista, anche sui rapporti già tesi tra le due tifoserie. Il profilo dell’Espanyol, sotto il piano dell’identità, appare necessariamente più morbido rispetto a quello dei rivali, questo a causa di un pubblico più eterogeneo e di una connotazione geografica meno netta. Tornando al campo, se il Barca si proietta ogni anno con ogni energia sulla sfida infinita contro il Real Madrid, rimane ancora viva la voglia dell’Espanyol di mettere i bastoni tra le ruote al nemico: un’impresa riuscita in 34 occasioni, l’ultima al Camp Nou nel 2008-2009 con doppietta di De La Pena.

6 ARSENAL – TOTTENHAM:  

Non ce n’è per nessuno: la storia del calcio abita qui, e più che mai in questo caso la più antica sfida della Londra calcistica affonda le radici nella voglia di affermare il proprio dominio sul territorio: l’affronto dei Gunners di spostarsi, nel 1913, da Manor Ground ad appena 6 km dal White Hart Lane ha dato ufficialmente il via ad una delle rivalità più sentite del calcio inglese, una rivalità messa solo parzialmente in ombra dai risultati non sempre al top nelle ultime stagioni. Altra questione delicata, mai digerita dal Tottenham, fu la mancata ammissione alla Premier Division a 22 squadre nel 1919: al posto degli Spurs venne scelto proprio l’Arsenal, per meriti sportivi, al di là dei valori espressi dalle classifiche precedenti all’interruzione dei campionati dovuta alla guerra mondiale. «Stand up if you hate Arsenal, Stand up if you hate Arsenal» e «Tottenham will rise and Arsenal will fall» cantano i tifosi degli Spurs, mentre i Gunners rispondono senza mezzi termini «If you are a Tottenham fan, surrender or you will die». Negli ultimi anni l’esplosione del Chelsea ha spostato l’attenzione dallo storico derby del Nord di Londra, ma rimangono ragioni tradizionali profonde a tenere alto il livello della sfida: sul piano sportivo i Gunners mantengono un vantaggio piuttosto ampio con 76 successi, rispetto ai 54 del Tottenham ed alle 47 sfide finite in parità. La nuove motivazioni degli Spurs spingono gli Yids (così si chiamano, tra loro, i fans del Tottenham) a sperare in esiti diversi forti anche di un buon rendimento casalingo nelle ultime stagioni contro i rivali di sempre.

5 CELTIC – RANGERS:

Tanto è il prestigio del derby di Glasgow da costituire un vero e proprio momento a sé stante nel panorama della Scottish Premier League. L’Old Firm, così vengono chiamate le due squadre, rappresenta il fulcro del calcio scozzese e la supremazia di Rangers e Celtic è emersa da sempre con forza sul resto delle contendenti se si eccettuano sporadici episodi dovuti all’Aberdeen negli anni 80’ e a pochi altri eletti nella storia. Più che in altri casi il fulcro della rivalità tra le due squadre va a comprendere aspetti distanti da quello calcistico, investendo con forza l’ambito religioso e politico a suo di provocazioni, sfide e offese reciproche. Le due anime di Glasgow, quella cattolica e quella protestante, trovano vita rispettivamente nel Celtic e nei Rangers, così come peraltro accade a Edimburgo tra Hibernian ed Hearts of Midlothian. Gli scontri tra le due tifoserie hanno condotto alla scelta, prima del fallimento dei Rangers e dalla conseguente “pausa” dell’Old Firm, di disputare il derby all’ora di pranzo e di rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza. A rendere più aspra la contesa contribuisce l’aspetto politico-sociale: da un lato il legame con l’I.R.A. da parte di frange appartenenti al Celtic e dall’altro le simpatie unioniste di gruppi legati ai Rangers, un aspetto che non fa che rendere più aspra e violenta la storia dei confronti sportivi tra le due squadre che, tornando al campo, vedono i Rangers in vantaggio nel computo delle vittorie: 159 contro 144 del Celtic e 96 pareggi tra campionato e Coppe. 

4 ROMA – LAZIO:

Camminando per i quartieri di Roma è probabile, quasi certo, che anche distrattamente si sentirà qualcuno che parla di calcio. Qualche polemico vecchietto fuori dal bar, qualche ragazzetto seduto sul motorino nel cortile sotto casa, voci che ti fanno capire davvero che il derby si gioca ogni giorno, in ogni via della Capitale. E ci si sorprende, venendo da fuori, del paradossale equilibrio tra disprezzo e sfottò godibile: «De che te stupisci? Quello è laziale» si sente dire, al posto di più banali offese, oppure si sente parlare di Corropolese per descrivere ironicamente la Roma, con riferimento alla sede abruzzese della fondazione dei giallorossi. Un mondo si apre e ti fa capire che non c’è banalità nell’idea di una partita che non finisce mai: è tutto vero, reale e sperimentabile. Oggi, nell’epoca del calcio globale, il derby della Capitale risulta uno dei più seguiti in tutto il mondo ma non è secondario scoprire, in origine, quanto fossero presenti contrapposizioni distanti dall’aspetto sportivo: la Lazio, nata nel 1900, prese vita nel quartiere dei Parioli e andò a rappresentare una fetta di popolazione ben diversa da quella poi accolta dai giallorossi dal 1927, impegnati inizialmente nel quartiere popolare di Testaccio, ancora oggi roccaforte del tifo romanista. Nel corso dei decenni non sono mancati momenti tragici e di tensione: la morte di Vincenzo Paparelli nel 1979 resta il caso più grave, ma si ricorda anche il più recente derby interrotto nel 2004 per le voci rimbalzate all’Olimpico secondo cui un giovanissimo tifoso sarebbe morto fuori dallo stadio, voci rivelatesi false con tutte le conseguenze e le polemiche conseguenti. I ricordi più leggeri, quelli sul campo, si legano invece all’appuntamento fisso col gol di Marco Delvecchio (l’iconico vi ho purgato ancora), alla vittoria in Coppa Italia ottenuta dalla Lazio nel primo derby disputato in finale, nel 2013, al gol di tacco di Mancini nel 2003 ed al record di derby disputati detenuto da Totti: 39 presenze contro la Lazio tra campionato e Coppa Italia.

3 FLAMENGO – FLUMINENSE:

Non può esserci derby senza tifosi e mai come in questo caso il pubblico diventa protagonista assoluto nel leggendario Maracana. Il vero e proprio derby delle folle, quelle da record, è il cosiddetto Fla-Flu di Rio de Janeiro: il record in questione è quello di presenze in occasione della sfida andata in scena nel 1963. In tale occasione ben 194mila tifosi affollarono gli spalti del Maracana, sancendo di fatto il massimo in quanto a presenze per una partita tra club. Paradossale sottolineare che, in un derby solitamente ricco di gol e spettacolo, la sfida dei record si sia conclusa senza reti. La tensione e l’attesa per il derby di Rio trova spunto, come sempre accade, anche nella storia più remota dei due club: basti pensare che i rossoneri del Flamengo furono fondati, per quanto riguarda la sezione calcistica, proprio da un gruppo di giocatori della Fluminense in fuga dopo i contrasti con la società nel 1911: questo è l’anno in cui il Flamengo abbandono lo status esclusivo di Club di regate per buttarsi nel mondo del calcio, non senza mugugni di alcuni iscritti. Questi ultimi non si rendevano conto che di lì ai decenni successivi il derby tra Mengao e Nense, il Fla-Flu appunto, sarebbe diventato il più atteso del Brasile, capace di incantare i presenti e di rappresentare un’esperienza mistica per chi lo scopriva per la prima volta. nel 1969 l’inviato scozzese Hugh McIlvanney descrisse così il derby: «Enorme, travolgente, in grado di trasformare il calcio in un carnevale. Il Maracana è già una leggenda, ma il mio ricordo del calcio brasiliano sarà sempre questa pungente e felice esperienza umana».

2 GALATASARAY – FENERBAHCE:

Derby antico, il primo si disputò nel 1909, e più caldo che mai è quello che vede protagonisti due club più titolati del campionato turco, entrambi con sede nella Capitale Istanbul. La rivalità vera e propria decollò a metà degli anni ’30 quando per la prima volta emersero gli scontri che sarebbero poi divenuti una sorta di consuetudine nel contesto di GalatasarayFenerbahce, anche nelle edizioni più recenti della sfida chiamata Derby Intercontinentale. Interessante, persino paradossale, sottolineare come i due club nei primi anni della loro storia non vivessero con astio il rapporto, tanto da arrivare persino ad ipotizzare una possibile fusione, finché tutto non naufragò nel modo più distruttivo nel 1934, con scontri sugli spalti e in campo, a sancire la rottura della iniziale tregua. Altro paradosso, rispetto a molti altri derby nel mondo, è la tendenza molto comune da parte dei calciatori di una delle due rivali ad indossare successivamente la maglia della sponda opposta: è accaduto 60 volte, non si tratta di un’eccezione come nel caso ben diverso di Panathinaikos – Olympiacos o Lazio – Roma. Emblematico, nel rappresentare lo spirito di furore agonistico del derby di Istanbul, fu il gesto del tecnico scozzese Graeme Souness: seppur straniero evidentemente sentiva in modo particolare il clima della sfida e, battuti in finale di Coppa i rivali del Fenerbahce, pensò bene di piantare in mezzo al campo un bandierone del Galatasaray. Superfluo sottolineare come la reazione dei tifosi avversari non si fece attendere: solo l’intervento della polizia salvò il tecnico dall’agguato teso da un tifoso, con tanto di sciabola e sete di vendetta.

1 BOCA JUNIORS – RIVER PLATE:

Il derby di Buenos Aires è da molti ritenuto come il più significativo su scala mondiale, tanto da giustificare l’appellativo di Superclasico con cui viene appunto indicato. Come in altri casi, per le connotazioni storiche del calcio in Sudamerica, emergono con forza le radici europee, nello specifico italiane, dei club: il Boca Juniors fu infatti fondato da immigrati genovesi che definirono appunto Zeneises (poi Xeneizes) i giocatori della propria squadra, così come genovesi erano anche i fondatori del River Plate (fusione tra Rosales e Santa Rosa). Oltre alle origini italiane un altro aspetto accomuna le due rivali, ossia il quartiere: entrambe le società infatti sorsero proprio nel quartiere di Boca, elemento che contribuirà a rendere ancora più aspra l’inimicizia fin dai primi derby disputati, spesso degenerati in rissa ben prima di concludersi. A rappresentare in modo esemplare la portata del Superclasico sono gli stessi tifosi delle due squadre, attraverso le trovate spesso ingegnose messe in atto per deridere i rivali: piume di gallina e mais sono una costante del tifo del Boca nei confronti dei Millionarios, definiti galline per i colori delle divise, così come rimane nella storia l’esultanza – ad imitare proprio un gallina – da parte di Carlos Tevez nel 2004. Anche dall’altra parte non sono mai mancate provocazioni, come quella di Matias Almeyda che uscendo dal campo, espuslo nel 2011, baciò la maglia del River rivolgendosi verso i tifosi avversari e dovendosi far scortare dalla polizia fuori dal terreno da gioco per evitare che la situazione potesse degenerare.