2014
Verso Brasile 2014, ma non dirle Italia: la Germania
Mondiali 2014, gruppo G: la scheda della Germania
MONDIALI BRASILE 2014 GERMANIA – A meno che non incontrino noi. C’è una nazione calcistica che, in contrapposizione a quanto accade sul piano socio-economico, vive con l’incubo dell’Italia. Se la Germania è il cavallo che tira il carrozzone dell’Unione Europea – o almeno il benchmark richiesto a chi è strutturalmente rimasto indietro sia sul piano dell’economia reale e del mercato del lavoro che su quello del rigoroso ordine dei conti – deve ancora macinare strada per diventarlo sul piano calcistico. O meglio lo sarebbe anche, se però non esistesse l’Italia. Guardiamo alle ultime competizioni internazionali: Mondiale 2006, gol di Grosso gol di Grosso ed eliminazione in semifinale tra le imperiose mura amiche del Westfalenstadion, ad Euro 2008 perdono in finale con la Spagna, nel Mondiale sudafricano (2010) si fermano ancora con la Spagna ma in semifinale, ad Euro 2012 sarà l’ennesima semifinale questa volta negata dall’exploit di uno straripante Balotelli. Dunque due bestie nere: quando trovano noi se la fanno sotto (per chi volesse inferire: Messico ’70, Spagna ’82), quando incontrano la Spagna perdono per manifesta inferiorità come del resto accaduto a tutti negli ultimi sei anni.
IL COMMISSARIO TECNICO: JOAQUIM LOEW – L’allenatore tedesco è uno di quelli bravi: se i crucchi arrivano sempre in fondo buona parte del merito negli ultimi anni è proprio il suo. Ha sposato in pieno la causa della nazionale di fatto ricalibrando l’ambizione dalla guida dei club a quello della Germania: in carica dal 2006 non ha di fatto steccato alcuna competizione, arrivando sempre in fondo ma fermandosi di fronte agli ostacoli precedentemente illustrati. La sua squadra gioca un calcio dinamico, accorto all’equilibrio ma pungente in chiave offensiva: ecco, ora in terra tedesca gli chiedono di non tremare nel momento chiave della competizione. La Germania sogna il colpo grosso in Brasile e si aggrappa anche alla sua giuda.
LA STELLA: MARCO REUS – E’ stato a tratti imbarazzante dover scegliere una stella in una squadra dove regna l’abbondanza di talento e sostanza: la preferenza è caduta sul gioiello del Borussia Dortmund perché calciatore già fatto oramai da qualche anno nonostante una carta d’identità che recita 1989. Reus è oltre ogni ragionevole dubbio chi può cambiare la partita in qualsiasi momento: dribbling e rapidità, velocità di pensiero e d’esecuzione, talento e lucidità, assist e gol. Il campione tedesco si candida non solo a trascinare la sua Germania quanto ad entrare nel firmamento di Brasile 2014: certo,la fiducia nel suo repertorio dovrà essere totale ed in tal senso Loew non può fallire.
LA SORPRESA: MARIO GOTZE – Da impazzire. Calciatore che ad opinione personale avrebbe un posto da titolare in ogni club del mondo. Un funambolo di rara intelligenza calcistica ed efficace come pochi, fa sempre la cosa giusta nel momento giusto, ossia quando Guardiola lo chiama in causa: nel caos di campioni afferenti al Bayern Monaco capita anche di dover lasciare in panchina uno come lui, fenomeno classe 1992. Per intenderci pagato 38 milioni all’età di 21 anni. Può far saltare il banco in Brasile: da trequartista o falso nueve – come più volte impiegato da Loew, anche perchè un centravanti al top in effetti manca – spetta proprio al ct tedesco trovare le giuste soluzioni.
L’UOMO MERCATO: JULIAN DRAXLER – Lo vogliono tutti e non lo prende nessuno? Real Madrid, Barcellona, Arsenal e Psg sulle sue tracce ma lo Schalke non molla: o meglio, pretende fino all’ultimo centesimo del suo valore. E fa bene perché questo ragazzo del 1993 è un altro fenomeno lanciato negli ultimi anni dal movimento calcistico tedesco. L’esplosione nella stagione 2012-13, quando ancora non aveva compiuto vent’anni, con le 13 reti stagionali la cui bellezza lasciò a bocca aperta l’intero mondo calcistico: poi una stagione condizionata da qualche infortunio ma in cui ha intrapreso la strada della maturità professionale, magari meno appariscente ma più trascinatore. Costa tantissimo perché vale tantissimo, ma chi cerca un campione per il futuro può inviare un assegno allo Schalke e non se ne pentirà.
L’ULTIMO MONDIALE – Ne abbiamo già parlato nell’introduzione: semifinale giocata alla pari con la Spagna, solo un’incornata di Puyol costò l’eliminazione ai tedeschi e portò poi al primo trionfo mondiale – dopo aver superato l’Olanda in finale – degli iberici. Ad ogni modo ennesima dimostrazione: per vincere devi passare sul corpo dei tedeschi. Gruppo in parte confermato ed in parte rinforzato dai fenomeni in fiore esplosi negli ultimi quattro anni: base solida insomma, si parte da una semifinale.
IL PRONOSTICO – La Germania può vincere il Mondiale. Ha già alzato tre Coppe del mondo e dunque sa come si fa ma, fattore da troppi sottovalutato, detiene con il Brasile il record di finali: la Germania – fino al 1991 divisa in Germania dell’Ovest e dell’Est – ha disputato ben sette finali mondiali perdendone addirittura quattro. Campione in Svizzera nel 1954, in Germania Ovest nel 1974 ed in Italia nelle notti magiche del 1990 (ultimo trionfo tedesco, ma poi glielo abbiamo restituito con gli interessi), si è dovuta inchinare ad un passo dalla gloria ad Inghilterra ’66 (inglesi campioni per l’unica volta nella storia), a Spagna ’82 (contro chi?), a Messico ’86 alla supremazia del Pibe de Oro ed infine a Corea/Giappone del 2002 contro il Brasile del Fenomeno Ronaldo. Tutto questo per dire che, considerando l’età della squadra ed il momento propizio – verrebbe da dire perfetto – di gran parte dei suoi componenti, è impensabile fare i conti senza la Germania. Pensate a Bayern Monaco e Borussia Dortmund, la finale di Champions della scorsa stagione. A patto che non incontrino l’Italia, ma questa è storia nota.
“Il calcio è un gioco molto semplice: si gioca in undici contro undici e alla fine vincono i tedeschi”
Gary Lineker, ex attaccante inglese capocannoniere a Messico ‘86