2014
Dall’agente all’intermediario: un cambiamento formale e sostanziale
Ecco come la FIFA intende cambiare la professione dell’agente sportivo come la conosciamo oggi
Dall’agente all’intermediario: un cambio che non è mera forma, ma soprattutto sostanza.
Il nuovo regolamento ideato, divulgato e a breve (probabilmente) imposto dalla FIFA (si dice a partire dal 1° aprile 2015), mette a repentaglio la figura dell’agente sportivo come la conosciamo oggi e rischia non solo di far mutare l’identità professionale di un’intera categoria, ma di alterare in maniera importante le dinamiche con cui avvengono le trattative di mercato, che tutt’ora rappresentano uno dei business più importanti e globalizzati dell’economia mondiale.
L’intermediario, in senso letterale, assume significati ben diversi da quelli attribuiti dall’accezione sportiva che erediterà una volta messo in vigore il rinnovato regolamento della FIFA, che prevede un’infinita quantità di burocrazia (tanto per cambiare) e norme tortuose, che non sembrano portare alcun vantaggio alla classe degli agenti sportivi.
E poi, diciamolo: a quale procuratore sportivo piacerebbe doversi presentare dicendo “Piacere, sono l’intermediario di…”, piuttosto che “Piacere, sono l’agente di…”; ha uno spiccato «je ne sais quoi» di “venditore porta a porta” (con tutto il rispetto per la professione, ovviamente), decisamente meno elegante e altisonante.
Il regolamento attuale.
Non vi è dubbio che esistono già adesso delle “aree grigie” nell’attuale regolamento FIFA che disciplina la figura dell’agente sportivo. Aree poco chiare, dove si potrebbe dibattere probabilmente per giorni e giorni. La necessità di una nuova regolamentazione è lampante, ma la strada imboccata è quella giusta?
La FIFA, attualmente, richiede prima di tutto che un agente abbia una «reputazione impeccabile». Questo, per la FIFA (!) è il caposaldo dei requisiti necessari per poter operare all’interno del business del calcio in qualità di agente sportivo. Ma come viene definita una reputazione impeccabile? E poi, se uno ha una reputazione impeccabile, vuol dire necessariamente essere preparato? Sorgono diversi dubbi…
In secondo luogo, un agente, per essere tale, non deve avere legami con la FIFA, questo ovviamente per evitare problemi di conflitti d’interesse.
Infine, prima di potersi dichiarare agente, un soggetto che vuole perseguire questa attività deve superare un esame fissato da ogni Federazione nazionale, oltre a tutti i successivi controlli e adempimenti a esso annessi.
La FIFA, però, non considera più sufficientemente professionalizzante il sistema di ottenimento della licenza in vigore a oggi e intende smantellare questo archetipo in favore di un nuovo processo di registrazione, che però non è ancora stato stabilito o enunciato. E anche qui, ce ne sarebbe da discutere… ma come, stai per introdurre un nuovo regolamento, e ancora non mi dici le regole del gioco per filo e per segno?!
Che cosa cambierà, sostanzialmente.
Verranno implementati, in ogni Paese, i cosiddetti «minimum standards» (standard minimi professionali), ossia delle direttive ben precise alle quali tutte le Federazioni dovranno attenersi; a meno che non si decida di procedere con una «self-regulation», in quei casi dove la legge europea lo permetta.
Oltre alla già menzionata tediosa burocrazia, che prevedrà la registrazione minuziosa di ogni operazione di mercato (sì, ogni singola operazione avrà dei moduli appositi), con dati anagrafici e tutti gli oneri e compensi dovuti alla transazione, che verranno resi accessibili, verrà introdotto un nuovo metodo di professionalizzazione dell’agente, in maniera tale da garantire che questa figura abbia un bagaglio tecnico e “know how” sufficiente per poter operare nel suo campo (ripeto, ancora non si sa né come, né quando).
Nascerà anche un programma volto ai giovani calciatori, in modo da sensibilizzarli sul rapporto con l’agente, in maniera che anch’essi possano essere preparati e sapere qual è la figura professionale che li seguirà durante il corso della loro carriera.
Inoltre, la FIFA richiederà che tra il club e l’intermediario vi sia un contratto di collaborazione regolarmente registrato; così come esiste già con i giocatori che assistono.
Infine, dulcis in fundo, la FIFA intende ridurre le commissioni che spettano agli agenti dai salari dei loro assistiti (si parla del 3%) e gli agenti non potranno pretendere alcuna commissione qualora il loro assistito non sia ancora maggiorenne.
Il tutto, ovviamente, è proposto per promuovere una maggiore trasparenza e garantire che siano professionisti con determinate conoscenze a portare avanti trattative e consulenze nei confronti di giocatori e club che fanno parte del mondo del calcio.
Le reazioni.
Lo sgomento che c’è all’interno del movimento degli agenti è palpabile, ma è anche comprensibile, data la scarsa chiarezza da parte della FIFA in questi mesi dopo aver annunciato l’arrivo di cambiamenti profondi per la categoria.
Lo si evince dalle parole di uno degli agenti sportivi più esperti, Giovanni Branchini, che è così intervenuto nel corso di un convegno organizzato dall’associazione CalcioAvvocati presso il Museo del Calcio di Coverciano lo scorso lunedì, proprio a proposito del cambiamento della figura dell’agente che mutuerà in intermediario, e tutte le altre conseguenze: «Cos’è che preoccupa maggiormente? Essenzialmente, lo capirebbe chiunque, la discrepanza di norme tra Paese e Paese. È impossibile che un organo che racchiude più Federazioni, dia vita a un sistema che scioglie e non coagula. È una cosa che, onestamente, è abbastanza ridicola. Non mi viene in mente un termine diverso. Inoltre, la non tutela degli atleti, che si trovano ad aver fare con persone, a cui la FIFA non fa mai riferimento ad alcun tipo di preparazione professionale per la figura dell’intermediario, si parla solamente di reputazione, che non è abbastanza: una persona può essere perbene, ma può non essere preparato e non conoscere le norme. La responsabilità ricade sugli atleti, perché l’intermediario non viene sanzionato, viene sanzionato l’atleta e il club: l’atleta deve fare una ricerca per capire se l’intermediario ha o meno i requisiti o meno. Tutte cose fatte da chi non conosce le dinamiche, ma soprattutto non ha interesse. Una creazione di una burocrazia assurda e inutile, perché fondamentalmente, non emerge un beneficio o vantaggio per la professione. Visto dall’ottica dei club, degli agenti e dei calciatori, non c’è un vantaggio, o se qualcuno l’ha trovato me lo indichi. […] Dobbiamo trovare dei minimi standard reali, che siano credibili, non quelli proposti. […] Tutti siamo convinti che sarebbe stato opportuno riscrivere le norme, ma vanno riscritte bene, in modo compiuto e chiaro. A questo ci si arriva con la condivisione, formale e sostanziale. […] O si fa, realmente, un nuovo set di regole, che lasci più o meno tutti soddisfatti, oppure una deregulation totale. Se io mi devo rifare alla specificità di un Paese, preferisco rifarmi al codice civile e le norme di un Paese, e non dovermi confrontare con delle norme che vengono scritte da persone che non sembra hanno la preparazione per farlo. Talvolta capita che le persone siano fantasiose nel riscrivere queste norme. Il 31, a Francoforte, ci sarà un importante appuntamento, capitanato dalla Federazione Tedesca e vediamo cosa accadrà. […] Sono certo che i professionisti, seri e preparati, che siano avvocati o no, continueranno a svolgere la propria professione comunque, ma è impossibile ipotizzare oggi cosa accadrà su scala europea».
Nel corso del convegno, è intervenuto anche l’ex a.d. dell’Inter, Ernesto Paolillo, il quale ha analizzato le statistiche attuali del calciomercato e il ruolo cruciale dell’agaente. Si evince, infatti, dallo studio esposto dal Dott. Paolillo che, attualmente, il 73% dei trasferimenti avviene “a parametro zero”, quindi in assenza di contratto (tutto in seguito alla legge Bosman). Il rimanente 27% è così strutturato: 14% sono prestiti (peraltro in alta percentuale a titolo gratuito) e il 13% sono trasferimenti definitivi da club a club (un’inezia, se ci pensate). Si evince subito l’importanza dell’agente, visti i cambiamenti radicali del mercato negli ultimi decenni, come afferma Paolillo: «L’agente diventa il principale riferimento per il giocatore, ottiene quindi maggiore importanza e dev’essere sempre più specializzato. Questo dato ci dice anche che, essendo nella consuetudine di spalmare sul salario del giocatore il pagamento del giocatore a un’altra squadra, questo causa l’incidenza dei costi dei salari dei giocatori per i club».
I prossimi passi.
La sensazione è che la FIFA avrà il suo gran da fare nei prossimi mesi, se intende realmente implementare queste nuove normative a livello mondiale. La massima organizzazione calcistica ha ovviamente due scopi principali in tutto ciò: in primo luogo, c’è l’obiettivo di far lavorare tutti gli agenti con delle linee guida, gli standard minimi professionali, in maniera da salvaguardare i giocatori professionisti, e in seconda battuta c’è l’intento di far sì che questi standard minimi vengano implementati con facilità in tutti i paesi le cui Federazioni sono membri della FIFA. C’è anche un altro obiettivo, implicito, che è quello di ridurre il numero di trasferimenti internazionali che sono completati da intermediari senza alcuna licenza (circa il 75%, attualmente).
Possono sembrare obiettivi inconciliabili e incompatibili, poiché per instaurare e assicurare uno standard minimo professionale, vanno applicate regole precise e ferree riguardo le qualifiche necessarie, gli esami e i processi di registrazione. Tuttavia, va considerato che queste normative sono di difficile implementazione in alcuni territori e quindi potrebbero risultare ridondanti o superflue, tanto da complicare solamente la legislatura vigente e forzare determinate Federazioni ad adottare dei regolamenti propri. Un caos che avanza, con passo celere.