2014
Infografica Dalla 1^ alla 7^: il pagellone finale
Voti e giudizi alle prime sette classificate della Serie A
SERIE A JUVENTUS ROMA NAPOLI FIORENTINA INTER PARMA TORINO – A bocce ferme è oramai tempi di bilanci, quelli da assegnare all’appena terminata edizione del campionato italiano: la Serie A 2013-14 lascia in eredità la conferma della Juventus e tanti ulteriori elementi meritevoli di nota. Voti e giudizi, almeno per chi vi scrive, vanno strettamente legati ad aspettative iniziali e parametri economici.
JUVENTUS 9 – Il voto al campionato andrebbe inventato: non è soltanto il terzo scudetto consecutivo ma quello dei record. In particolare due: il primato di punti – 102, testimonianza più credibile di un cammino devastante – e il bottino pieno ottenuto allo Juventus Stadium per la serie “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”. Imbarazzante anche solo commentare: uno schiacciasassi abbattutosi su ogni avversario, impressionante il livello della tensione agonistica anche in partite – vedi il colpo esterno dell’Olimpico sul campo della Roma – in cui il risultato non era più vincolante. La perfezione non arriva a causa della mancata affermazione internazionale: nel mirino non va la semifinale di Europa League quanto il modesto girone di Champions vissuto dagli uomini di Conte. Dalla qualificazione scritta ad un incubo.
ROMA 7.5 – Mezzo punto in meno per il rovinoso finale di campionato con cui ha acuito il distacco dalla capolista e mezzo per la pesante sconfitta del San Paolo subita nelle semifinali di Coppa Italia. Perché, per il resto, il campionato giallorosso è mostruoso: 85 punti, dieci vittorie consecutive in avvio e nove in corso d’opera, calcio dinamico e solido, carattere dei singoli e personalità complessiva di un gruppo che si è rialzato alla grande dopo due settimi posti consecutivi. Con le ombre inevitabilmente calate sull’operato della nuova proprietà statunitense: invece ecco puntuale l’anno del rilancio con i giallorossi ora chiamati a confermarsi in concomitanza del doppio fronte campionato-Champions League. Ma se quest’anno la Juventus è rimasta sulla corda il merito va tutto alla banda Garcia.
NAPOLI 6.5 – I partenopei, dopo il secondo posto della scorsa stagione, hanno intrapreso il nuovo percorso con un obiettivo mai celato: vincere lo scudetto. Lo hanno esplicitato a chiare lettere presidente, allenatore e calciatori più rappresentativi. Impossibile contro questa Juventus, direte voi: vero, ma il Napoli non ha mai dato la sensazione di essere realmente in corsa ed il pesantissimo distacco finale era francamente inatteso. Splendido quanto stregato il cammino in Champions League, bonus parzialmente offuscato però dalla deludente – servendosi di un eufemismo – eliminazione subita agli ottavi di Europa League dal Porto. La vittoria della Coppa Italia eleva il tenore della stagione partenopea ma non può alterarne il bilancio: positivo ma non brillante. Gioco godibile ma soltanto a tratti, deficit di personalità nei momenti chiave: il finale di stagione è però la carta più incoraggiante per l’immediato futuro. Prende forma il Napoli di Benitez.
FIORENTINA 5.5 – Ad esser sinceri le attese erano decisamente maggiori: forse non in chiave scudetto ma sì in ottica podio. E’ vero, non mancano gli alibi: i soli 193 minuti disputati in coppia da Rossi e Gomez e dunque un progetto tecnico-tattico in frantumi per colpa dei ripetuti infortuni occorsi ai due attaccanti. Ma sono mancate le contromisure e, a dire il vero, si è registrato un notevole passo indietro anche sul piano della godibilità del gioco: la sensazione forte è stata quella di un caos calmo, una sorta di confusione in cui è incappato lo stesso Montella nella gestione di troppi calciatori simili l’uno all’altro. Una serie infinita di doppioni che poco davano ed altrettanto toglievano. Mancato il tanto agognato assalto alla zona Champions e, come per il Napoli vale il discorso in chiave scudetto, per la viola in chiave europea: Fiorentina mai realmente in lotta per il terzo posto. E con carenze di personalità: per intenderci si ricordi la sconfitta casalinga subita dal Milan appena dopo aver vinto al San Paolo. Solo la vittoria in Coppa Italia o il passaggio del turno in Europa League con la Juventus avrebbero dato sufficienza piena.
INTER 5 – Mazzarri può lamentarsi quanto vuole e fornire sempre gli stessi elementi di ragionamento a lui più comodi, ma dimentica come la sua squadra occupi il terzo posto nella speciale classifica del monte ingaggi e dunque che gli uomini a disposizione tanto brocchi non lo siano. O non quanto lui vorrebbe far credere. Sì, può ricordare all’infinito il nono posto di Stramaccioni ma suvvia, cosa voleva fare: peggio di Strama? E per di più in assenza dalle coppe europee? Quinto posto anonimo, sessanta punti anonimi, eliminazione agli ottavi di Coppa Italia – per mano di un’irriconoscibile Udinese – altrettanto anonima. Dai Walter, con questo 5 ti abbiamo trattato.
PARMA 8 – Inatteso. Gli emiliani centrano il sesto posto – ultimo utile per accedere alle porte che conducono in Europa – dopo un campionato oggettivamente strepitoso. Ricordate la serie di diciassette risultati utili consecutivi? Per una squadra che, a livello di dotazioni d’organico, ha almeno otto squadre avanti a sé risulta davvero un’impresa straordinaria. Meriti ad un allenatore che ha dato identità riscattando in pieno anche la sua carriera finora quantomeno contrastante, meriti ad un gruppo che ha saputo mantenere alta la tensione agonistica restando sul pezzo fino all’ultimo respiro.
TORINO 8 – Non è un calcio di rigore al 93’ minuto dell’ultima gara di campionato che può alterare il bilancio di una stagione: sono i granata, anche in relazione all’undicesimo posto in termini di monte ingaggi, la reale sorpresa del campionato. Le gambe tremolanti di Cerci mandano in frantumi un sogno ma non sarebbe giusto oscurare i meriti di una squadra che ha offerto un calcio di enorme intensità, di qualità altissima negli ultimi metri e che con un pizzico di fortuna in più avrebbe potuto archiviare il discorso in uno dei tanti matchpoint sprecati nei minuti di recupero. E’ stato il Ventura-show. E poi non si è parlato a caso di Immobile-Cerci come di Pulici-Graziani: i nuovi gemelli del gol hanno incantato, il primo capocannoniere della Serie A ed il secondo goleador e re degli assist. Uno spettacolo di rara bellezza non cancellabile dall’eterna maledizione che accompagna questi colori.