2014
La notte di Insigne, il caos calmo di Montella, i volti dei colleghi
Una giornata diversa: finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, la rivisitazione dellinviato
COPPA ITALIA FINALE FIORENTINA NAPOLI – Tutto s’è detto, a sproposito o meno lo lasciamo giudicare a voi lettori, sulle ore di delirio vissuto nello spettrale scenario dell’Olimpico, inteso nella sua dimensione interna ed esterna. L’unica bella notizia è dell’ultima ora ed arriva proprio dal Policlinico Gemelli: l’intervento a cui è stato sottoposto Ciro Esposito si è concluso ottimamente ed il tifoso partenopeo ferito con arma da fuoco sembrerebbe fuori pericolo di vita.
LA NON GENERALIZZAZIONE – Ho personalmente scelto di far parlare il racconto, la cronaca pura nella giornata di ieri ed oggi, più a freddo, lasciarmi andare ad alcune considerazioni: prima di passare alle vicende di campo la constatazione meno banale tra le banalità che si cumulano in concomitanza ad eventi così drammatici è quella di evitare le generalizzazioni. “I romani… i napoletani…”, sono delle fotografie che oramai lasciano il tempo che trovano: i romani che conosco non vanno allo stadio per una partita che non li riguarda o se lo fanno è per godersi lo spettacolo senza una pistola in tasca, i napoletani che conosco vanno allo stadio per versare lacrime al cospetto di una movenza di Higuain o dell’emozione di una vittoria. La personale paura vissuta all’Olimpico – mai in cinque anni di abituale presenza ho avuto timore di uscire dall’impianto – è condivisa dal volto diverso che ho scrutato nei miei colleghi.
VINCE IL NAPOLI – Perché ha saputo interpretare i momenti della partita: partenza razzo con calcio spettacolare ed intenso, ordine nel soffrire quando invece la Fiorentina è tornata prepotentemente in ballo. Più predominio territoriale che altro, ma di questo ne parleremo dopo. La fetta che spetta al Napoli in tal senso è la capacità di non sfaldarsi come invece accaduto in altre occasioni: è la notte di un favoloso Insigne – che conferma una stagione di crescita complessiva se non sfortunata in chiave realizzativa (e che applaude all’inno di Mameli mentre tutta la sua curva fischia) – nella notte di un Napoli di Benitez che alza un trofeo al primo colpo. Ma nessuno sconto su un distacco dai primi due posti, non soltanto dal primo, troppo ampio in relazione a valori ed aspettative: continuità unica via, equilibrio da raggiungere anche in termini di sensazioni con una squadra che dà sempre l’idea di poter essere agevolmente attaccata. I partenopei sanno di non poter più sbagliare.
LA CONTRASTANTE STAGIONE VIOLA – Probabilmente ora vi scontrerete con un’opinione in controtendenza ma la Fiorentina ed il suo allenatore hanno effettuato un passo indietro rispetto alla scorsa stagione: qualità di gioco soltanto a tratti mentre un anno fa era risultata il reale tratto distintivo, confusione nelle scelte con una rosa troppo ampia ed appiattita su una serie di giocatori identici l’uno con l’altro. L’ottimo Montella ha dato la forte sensazione di lasciarsi travolgere da questa sorte di caos calmo ed ha mancato il grande salto verso il terzo posto, traguardo svanito fatalmente negli ultimi minuti dello scorso campionato e reale obiettivo ipotizzato quest’anno. E’ vero, l’assenza delle punte sulle quali era stato incentrato il progetto diventa un alibi di ferro: i 193 minuti disputati insieme da Rossi e Gomez gridano vendetta. Ma resta la convinzione di una stagione così e così. Ad ogni modo società seria e credibile ed allenatore preparato e sereno (simpatico il buffetto rifilato ad Insigne in mixed zone con tanto di “Proprio a noi dovevi segnare?”): la Fiorentina ci ritenterà, i tifosi viola possono esserne certi.