2014
Italia, Prandelli: «Balotelli? Non è un titolare»
Il c. t. azzurro in vista dei Mondiali: «E’ aggressivo ed io non voglio gente problematica»
ITALIA PRANDELLI MILAN BALOTELLI – Cesare Prandelli è uno che non parla moltissimo, ma quando parla, parla di tutto. E’ il caso di una intervista concessa oggi al “Corriere della Sera” in cui il c. t. azzurro parla dei prossimi Mondiali e delle varie emergenza in attacco: dalla crisi di Mario Balotelli, ad eventuali piani B… Questi alcuni punti.
TI ASSOLVO – Così Prandelli: «Posso condividere il pensiero di Seedorf quando dice che Mario non alza più le mani per protestare e non si lascia andare a falli di reazione. Un salto in avanti. Poi però c’è da capire perché, dopo la partita di Roma, si è assunto la responsabilità di parlare. Per me poteva farne a meno. I giocatori devono cercare di avere rispetto per tutti quelli che lavorano. Se sei sempre aggressivo, tutto diventa maledettamente complicato. La storia azzurra di Mario è semplice: non è mai stato titolare fisso. È sempre stato necessario stimolarlo e poi, quando è entrato, lo ha fatto con il piglio giusto. Pensando ad un Mondiale difficile e dispendioso come quello in Brasile, sono sempre più convinto che nessuno può pensare di essere titolare in tutte le partite. Voglio partire senza problemi. Chi ne ha, o pensa a sè stesso, resterà a casa». Le prime risposte del c. t. sembrano dire molto.
TOTTI E GLI ALTRI – Insomma, parole chiare quelle di Prandelli: Mario Balotelli al Mondiale ci andrà quasi sicuramente, ma potrebbe anche essere una riserva, non è detto restit titolare insomma. Ancora il c. t.: «Se esiste un piano B? Anche un piano C, se è per questo. Lo dico e lo ripeto da mesi: non siamo i più bravi, ma aguzzando l’ingegno possiamo vincere con i più bravi. Cassano? L’idea di vederlo correre come un centrocampista è difficile, però nel Parma sta dimostrando buona continuità e la qualità non è in discussione. Rossi? Lo aspettiamo e lo aspetteremo, è un ragazzo eccezionale, ma il tempo stringe. Totti e Toni? Sono due campioni e non vorrei liquidarli con poche battute. Diciamo che se dovessi fronteggiare un’emergenza, saprei chi andare a prendere. Il codice etico? Si è lamentato qualche dirigente, ma solo quando ha fatto comodo. Nel momento in cui non ho portato Osvaldo alla Confederations, nessuno ha avuto da ridire, il campionato era finito».
POI IL RESTO – Prandelli ha parlato poi di tanti altri argomenti: dal campionato, stra-dominato dalla Juventus, alla questione razzismo, alle eventuali tensioni sociali che si potrebbe trovare in Brasile da qui a giugno. La sostanza dei fatti però resta una: il c. t. ha una Nazionale in mente, ma potrebbe esserci spazio per delle sorprese, soprattutto in attacco. Qualcuno la vede difficile, ma mai dire mai. Al momento tutto pare indefinito…