2013
Juventus, Conte ci crede: «Champions? Gap ridotto»
Fiume di dichiarazioni del tecnico salentino a margine del Forum UEFA a Nyon.
JUVENTUS CONTE – L’anno scorso era assente per la squalifica, quest’anno ha potuto raggiungere Nyon per il Forum tra tecnici d’élite della UEFA: Antonio Conte ha partecipato in maniera attiva alla discussione e non si è tirato indietro quando dopo pranzo è stato fermato dai giornalisti nell’hotel di Bellevue. E visto lo scenario europeo, l’allenatore della Juventus è partito dalla…
CHAMPIONS LEAGUE – «Come affronteremo il torneo? Con un anno in più d’esperienza e non è una cosa da poco perché la scorsa stagione molti dei nostri giocatori erano alla prima volta in Champions e non sapevano cosa li avrebbe aspettati. Nonostante questo abbiamo disputato un’ottima Champions League e siamo stati eliminati ai quarti dalla formazione che ha vinto meritatamente la coppa. Affronteremo la Champions nella maniera giusta grazie a qualche innesto di valore. Sono ottimista anche se so che sarà dura. Platini vuole consegnare la Champions League alla Juventus prima della scadenza del suo mandato? E quando scade? Nel 2015? Magari… O magari bisognerà farlo ricandidare… (ride, ndi) Dopo la vittoria dell’Inter avevo detto che sarebbe passato tanto tempo prima che un’italiana tornasse ad alzare la Champions. Adesso sono più fiducioso perché qualcosa si sta muovendo. Le difficoltà economiche non ci devono spaventare. Piuttosto dobbiamo provare a sopperire con organizzazione tattica, tecnica, mentalità e voglia di sorprendere. Quando non ci sono i soldi, bisogna usare l’ingegno e in Italia siamo bravi a farlo. Alla vittoria una sorpresa? Dipende cosa intendete per sorpresa perché le Cenerentole non esistono più. Il Borussia Dortmund non può essere certo una sorpresa: ha perso Goetze, ma ha acquisto Mkhitaryan che lo scorso anno contro di noi ha mostrato quando è forte. E poi ha giocatori come Gundogan, Lewandowski e Reus che crescono anno dopo anno. E neppure il City, che negli ultimi due anni non ha mai superato la prima fase, è una sorpresa: ha sei attaccanti di grande livello e sul mercato ha acquistato Jovetic, Negredo, Fernandinho e Jesus Navas. Può vincere la Champions e il titolo in Premier League».
MILAN – «Il Milan ha perso una partita eppure ha tutti i requisiti per lottare per lo scudetto, per essere un avversario temibile. Kakà è un ottimo calciatore. Conosce l’ambiente, ha già vinto con la maglia del Milan e porterà entusiasmo ed esperienza al gruppo. Il Milan ha fatto un grande colpo perché, anche se a Madrid ha avuto delle difficoltà, Kakà rimane un campione che ha i colori rossoneri nel cuore. Di certo, a differenza di quello che sento dire, il campionato non sarà un testa a testa tra Juventus e il Napoli. Lo scorso anno, da gennaio in poi, il Milan ha totalizzato i nostri stessi punti e certi numeri bisogna ricordarseli sempre, non solo in alcune circostanze. In più i rossoneri hanno acquistato Matri, Kakà e avranno Balotelli dall’inizio».
SCUDETTO E INTER – «Di certo sarà molto più difficile perché il livello qualitativo si è alzato e questo darà più onore a chi riuscirà a vincere lo scudetto. Per noi questa deve essere la sfida più grande: provare a fare… tris nonostante la distanza tra la Juve e le altre non sia aumentata come qualcuno vorrebbe far credere. In lotta per il titolo ci sono almeno 5-6 squadre. Juventus, Napoli, Milan? E Inter, Roma, Lazio e Fiorentina. L’Inter non aveva una rosa da buttare lo scorso anno e, a maggior ragione, non ce l’ha adesso. Ecco perché ho già iniziato a pensare al derby d’Italia di sabato 14: l’Inter è una squadra che rispecchia il suo allenatore ed è temibile perché è forte nella fase difensiva e ti colpisce in contropiede. Negli Stati Uniti ci siamo accorti che avevano già assimilato certi meccanismi e per questo a San Siro dovremo fare tanta attenzione. Sarà dura. Due stagioni fa, al primo anno alla Juve, alla quarta giornata battemmo 2-0 a Torino il Milan che sembrava nettamente più forte di tutti e quel successo fece scattare una molla all’interno del gruppo. Dovremo fare in modo di non far scattare quella molla all’Inter. Secondo Moratti c’è un gap ora per l’Inter? Testimonia che negli ultimi due anni abbiamo lavorato bene e fatto le cose giuste. Se siamo passati da un bilancio in passivo di 100 milioni a uno quasi in parità vincendo due scudetti e due supercoppe italiane, qualcosa vuol dire che abbiamo indovinato. Crescere e vincere non è facile, eppure noi ci siamo riusciti abbinando i risultati sul campo con la programmazione. Abbiamo creato una base potenziale forte, un modello per toglierci soddisfazioni per tanto tempo. E’ questa adesso la differenza tra noi e le altre».
LE ROMANE – «Ljajic per la Roma è un bell’acquisto. Se la Fiorentina avesse avuto altri due anni di contratto non lo avrebbe fatto partire. La Lazio dopo le due sconfitte contro di noi è stata bistrattata, ma i due punteggi molto pesanti non rispecchiano il valore dei biancocelesti».
NAPOLI – «Squadra importante, con grande qualità e capace di esprimere un grande calcio. Davanti ha ottimi giocatori che possono decidere la partita in ogni momento. Lo scorso anno era più dipendente dai gol di Cavani e Hamsik, mentre adesso ha Higuain che vale come Cavani, Pandev, Callejon, Insigne e Hamsik che è in crescita esponenziale. Se Ozil è stato pagato 50 milioni, non so quanto possa valere Hamsik. E quanto possono valere Vidal e Pogba… Avrei preferito che il Napoli non vendesse Cavani perché con la sua cessione ha potuto completarsi in tutti i reparti».
TEVEZ – «Il suo impatto sulla squadra è stato ottimo: sapevo che aveva una certa predisposizione a far gol, ma partecipa anche alla fase di non possesso. E’ un ragazzo alla mano, umile e ha aggiunto qualità alla squadra: e pensare che sul suo conto ne avevo sentite di tutti i colori… Invece vi assicuro che è una persona eccezionale che ha portato entusiasmo all’interno del gruppo».
PRANDELLI – «E’ presto per parlare di una successione di Prandelli. Lui è un grande allenatore, il più adatto a continuare il lavoro con la Nazionale dove ha costruito un ottimo gruppo che gioca un ottimo calcio. E poi non ha detto ufficialmente che andrà via. Prandelli lavora in simbiosi con i club. Con lui ci sentiamo e parliamo per gestire al meglio i calciatori. Ogni ct cerca sempre di costruire la sua squadra puntando sull’ossatura di un club e anche Bearzot aveva fatto la stessa cosa: è normale quando non si ha tempo per lavorare. Prandelli ha puntato sul gruppo della Juve e su quello del Milan. Per i risultati che ha avuto merita tanti complimenti».
RAZZISMO E BUON ESEMPIO – «Dal campo è dura percepire se ci sono fischi o ululati: sei talmente concentrato sulla partita che tutto il resto passa in secondo piano. Certo però che il fenomeno del razzismo va combattuto in maniera efficace. Anche chiudendo gli stadi, non solo una curva. Se si prendono certi provvedimenti una, due, tre, quattro volte, magari poi la situazione migliora. All’Uefa c’è la percezione che in Italia ci sia troppa maleducazione e questa immagine va cambiata. In Italia a volte vedo dei papà che aspettano i pullman delle squadre con il figlio in braccio e con un bastone in mano. Come può crescere un bambino quando ha certi esempi? E cosa vogliamo dire di certi striscioni che non andrebbero ripresi da televisioni e giornali per non dare importanza a coloro che li hanno fatti? All’estero il calcio si vive in maniera diversa e anche in Italia è arrivato il momento di far smettere certa gente di comportarsi male».
LA DIFESA A TRE E ANCELOTTI – «Per la nostra rosa e per le caratteristiche dei nostri giocatori, la difesa a tre credo sia ideale. In tanti in Europa sono incuriositi da questo modulo e qui al forum dell’Uefa mi stanno facendo molte domande a riguardo. Noto però che altri in Europa lo stanno mettendo in pratica e ci hanno preso ad esempio: l’Everton che abbiamo affrontato negli Usa, ma a volte anche il Bayern e il Barcellona. Mi piace cominciare il gioco da dietro. Rischioso? E’ rischioso non provarci. Essere qui a questo forum è bello perché mi posso confrontare con tanti colleghi come era successo prima dell’ultima finale di Champions. E poi ho rivisto Ancelotti che mi ha allenato due anni alla Juventus. Con lui non ho parlato del prossimo incrocio con il Real, ma abbiamo ricordato le due stagioni vissute insieme in bianconero. Ci siamo abbracciati perché lo stimo molto: non pensavo che dopo averlo avuto come tecnico, sarei diventato suo collega. Che soddisfazione».