2013
Italia, Prandelli: «Affascinato dal Papa e dalla sensibilità di Balotelli»
Il ct azzurro ha parlato del suo rapporto con la fede, etica e sport.
ITALIA PRANDELLI – Si avvicina il giorno dell’udienza in Vaticano da Papa Francesco, che farà da preludio alla sfida amichevole contro l’Argentina in onore del nuovo Pontefice. Un’idea del commissario tecnico azzurro, Cesare Prandelli: «Com’è nata? D’istinto, dopo le prime uscite del Pontefice, in quel clima di simpatia e consenso generali. Ho pensato a Italia e Argentina, le ‘sue’ nazionali, che partono insieme, dallo stesso albergo, per incontrarlo con gioia. La nostra Federazione ci ha lavorato. Martedì accadrà. Cosa mi conquistato del Papa? Le direttive immeditate e precise, le abitudini intatte, l’umiltà, le prime parole dedicate alla tenerezza e alla compassione. Papa Francesco si è posto subito come un punto di riferimento e non solo per i cattolici. Troppa disparità tra ricchezza e povertà: in un mondo civile è inaccettabile. La Confederations Cup mi ha lasciato l’impressione forte dei contrasti tra gli stadi nuovi e la miseria attorno. E poi la folla alle manifestazioni. Quando in strada vanno tanti giovani, devi ascoltare. La priorità non è il calcio: sono le scuole, l’assistenza ospedaliera, il lavoro», ha dichiarato l’allenatore dell’Italia ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”, dove ha parlato anche della polemica per i Mondiali 2014 in Brasile: «Io credo che il mondiale brasiliano possa coesistere con una migliore politica sociale. Di sicuro è impossibile giocare bene in uno stadio costato 800 milioni che sta a 100 metri da una favela di 120 mila persone di cui il 20% senza cibo. Ma non pensiamo solo al Sudamerica. I contrasti si stanno ampliando anche in Europa. Di questo passo anche noi vivremo blindati e avremo le nostre favelas. Balotelli aiuta una favela di Salvador? Sì, quando mi ha chiesto di poter uscire perché una missionaria della favela era venuto a trovarlo, aveva una gioia negli occhi che gli ho detto di sì, anche se eravamo blindati in albergo. Mario ha la generosità e la sensibilità giuste per vivere intensamente l’incontro con questo Papa».
Prandelli ha poi proseguito parlando dell’udienza prevista per martedì con il Papa: «Vorrei dirgli: “Se domani sera non ha di meglio da fare, venga allo stadio con noi”. Ma temo che mi mancherà la voce per l’emozione. Se mi chiederà dei 120 milioni per Bale? Perché non destinare per legge parte di somme del genere in spese sociali? Perché non porre dei tetti? I calciatori sono gli ultimi a poter fare qualcosa e i primi a spendersi in solidarietà. Devono muoversi presidenti e istituzioni. Il calcio fa troppo poco per andare verso la gente e contro le ingiustizie sociali. Un calcio più povero potrebbe guadagnarci».
Sul rapporto con Dio e quello con la nuova compagna Novella, invece, il tecnico azzurro ha raccontato: «Ogni tanto sento il bisogno di entrare in una chiesa a riflettere. Anche solo 5 minuti. Mi sento a casa. La notte prima che Manuela ci lasciasse, eravamo nel suo letto: io, mio figlio, mia figlia. Parlavamo, l’accarezzavamo, abbiamo sorriso. Sono stati momenti di una spiritualità sorprendente, perfino belli, anche perché la mamma era stata brava a preparare i figli. Neppure in quel momento sono riuscito a pensare a un Dio cattivo. Chi sono io per chiedere a Dio: perché? Ho accettato l’amore di Novella perché è arrivato inaspettato, non lo stavo cercando. E’ innaturale rifiutare l’amore. Come insegna Papa Francesco: non ho avuto paura di nuove tenerezze. Lei è agnostica. Ma rispetta la fede e ne parliamo spesso. Diciamo che la sto allenando…».
Parlando nello specifico di calcio, Prandelli ha spiegato: «Osvaldo nella mia testa è titolare. Se sta bene e gioca, lo chiamo sempre. Vediamo. Crisi di fame per la Juventus? No. Ci sta che Conte, avendo caricato molto i muscoli, abbia allentato la pressione mentale. Quando stringerà le redini, tornerà la solita Juve. Chi faticherà tra Tevez e Higuain? Nessuno dei due. Sono diversi, ma faranno tanto entrambi. Come tanti argentini d’Italia. Messi si mangerà Neymar come Ibra? No. Neymar sa stare largo e girargli attorno. Alla Confederations mi ha impressionato. I due funzioneranno. Poi il numero uno resta Messi, chiaro. E’ pericoloso come una sirena: ti incanti a guardarlo anche se gli giochi contro».