2013
Rigobert Song, leone indomabile
Sarà stato poco in Italia ma è difficile dimenticare un personaggio come Rigobert Song. Il difensore camerunese, arrivato alla Salernitana nel 1998, ha segnato un’epoca per il suo look e per le sue stravaganze. Cugino di Alex Song del Barça, grande trascinatore in campo, capitano dei Leoni Indomabili per oltre dieci anni, qui da noi non è riuscito ad affermarsi, complice il suo carattere difficile, spesso sopra le righe. Song, nato nel 1976, si afferma a livello internazionale con il Metz che lo preleva giovanissimo dal Tonnerre Youndé. Nella sua prima stagione in Europa conquista immediatamente la fiducia del c.t. del Camerun, Henry Michel, il tecnico francese lo convoca per Usa 94 a soli diciotto anni. Negli Stati Uniti è subito titolare al centro della difesa, i Leoni chiudono ultimi nel girone ma per Rigobert è solo l’inizio di una lunghissima carriera. In Ligue 1 ci resta per quattro stagioni, sempre con la maglia granata. Lo stesso colore che lo accoglierà in Italia.
Nell’estate 1998, la Salernitana festeggia il ritorno in A dopo cinquant’anni. Al timone dei salernitani c’è Delio Rossi (poi lascerà spazio ad Oddo), con lui in rosa gente come Di Vaio, Di Michele, Breda, Fresi e Gattuso; quest’ultimi due arrivati nella sessione di gennaio. Song sceglie a sorpresa la destinazione campana, nonostante il corteggiamento di vari club europei e la possibilità di giocare in Champions League con i francesi; il difensore opta per il campionato italiano e si accasa in una neopromossa. A Salerno l’entusiasmo è alle stelle, la società di Aliberti piazza 28.000 abbonamenti riempendo l’Arechi con largo anticipo. Il precampionato inizia benissimo, Song segna in amichevole nella prima uscita stagionale e convince per qualità atletiche. Un po’ meno per il carattere che entra subito in conflitto con quello del suo allenatore. Al debutto, la Salernitana gioca in trasferta all’Olimpico, contro la Roma. Il centrale africano, nonostante qualche screzio con l’allenatore, parte titolare al centro della difesa insieme a Luca Fusco. Allo scadere del primo tempo, Song diventa protagonista e porta in vantaggio i granata. Sembra incredulo dopo la rete ma quando vede i dodicimila salernitani esultare sulle tribune dell’Olimpico capisce di aver scritto un pezzo di storia del club campano.
La partita finirà con la sconfitta immeritata della squadra di Rossi, intanto, per lui, iniziano a spegnersi le luci della ribalta. Nelle partite successive scende in campo solo tre volte, poi il tecnico perde la pazienza e lo spedisce costantemente in tribuna. A dicembre, dopo la partita con il Bari, Rossi lo scarica definitivamente ai microfoni di Rai Sport: “Song mi è anche simpatico ma io la domenica sono chiamato a fare scelte tecniche che non sono legate alle quotazioni di mercato dei giocatori. Se Song ha pazienza, può aspettare il suo turno, altrimenti è libero di decidere diversamente”.
Il camerunese non perde tempo a trovarsi immediatamente una nuova sistemazione. L’agente del giocatore si accorda con il Liverpool, gli inglesi offrono ai granata sette miliardi e mezzo di lire per prendere l’intero cartellino del giocatore. L’affare si chiude in pochissimo tempo, l’avventura italiana di Song termina il 1° Gennaio 1999, quando viene ufficializzato il suo passaggio ai Reds.
Da quelle parti assaggia subito il temperamento di Jamie Carragher, all’epoca poco più che ventenne. Durante una sessione di allenamento, l’inglese lo falcia senza troppi complimenti costringendolo ad uscire in barella. Il motivo?. Song poco prima aveva preso in giro, in maniera plateale, le doti da terzino del giovane difensore, fresco di convocazione in nazionale. Intanto, nel Merseyside, gioca un anno e mezzo mettendo insieme appena ventiquattro presenze. Alle soglie del nuovo millennio si trasferisce al West Ham; una sola stagione prima del passaggio al Colonia, in Germania.
Ritorna in Francia per due anni, dal 2002 al 2004 dove veste la maglia del Lens. Vive probabilmente i suoi anni migliori in Turchia, quattro stagioni con la maglia del Galatasaray, vincendo due campionati e superando le cento presenze. Chiude con il calcio nel 2010 con il Trabzonspor, sempre nella massima serie turca. In mezzo alla sua carriera due Coppe d’Africa conquistate con la sua nazionale, quattro mondiali disputati (unico africano a detenere questo record) e vari look da copertina; il più discusso è quello sfoggiato in Sudafrica in occasione dei mondiali, altrettanto discutibile quello offerto durante la sua conferenza stampa d’addio. Un vero personaggio, un vero leone indomabile.