2012
I figli di Olympia atterrano sulla lotta-scudetto
La Juventus ha battuto il Napoli, ha confermato la sua legge nel campionato italiano e ora ha tre lunghezze di vantaggio sugli uomini di Mazzarri, puniti dagli uomini che non ti aspetti. Un gradino più in basso rispetto ai partenopei, a quattro punti di distacco dai detentori del tricolore, c’è un gruppo di giocatori che sta facendo faville, impressionando, divertendo e macinando una serie clamorosa di risultati utili.
La Lazio di Vladimir Petkovic può trascorrere un sabato notte da terza forza del campionato, e può farlo con pienissimo merito, dopo aver disputato le prime otto giornate sempre sulla cresta dell’onda, incappando solo in una serata storta sul campo del Napoli (l’unico motivo per cui gli azzurri sono davanti ai biancocelesti) e perdendo una partita in casa contro il Genoa senza capire come sia potuto accadere.
Alla base di questo progetto tecnico c’è un tecnico, arrivato tra tanti mugugni e altrettanti punti interrogativi, ma che domenica dopo domenica sta conquistando il pubblico di fede laziale, e a ruota tutto il movimento calcistico italiano.
Petkovic aveva fatto tremare i tifosi biancocelesti, dopo una serie di prestazioni sconcertanti e di sconfitte senza appello nelle prime uscite del precampionato, facendo quasi rimpiangere la gestione sfortunata e poco spettacolare del decano Reja.
È bastato poco, è bastata una qualificazione in scioltezza alla fase a gironi di Europa League per iniziare a far girare la ruota, che nel frattempo è stata oliata a dovere e senza la necessità di ricorrere ad acquisti da urlo: di volti nuovi non ce n’è, almeno nella formazione titolare, visto che sia Ciani che Ederson, gli unici elementi arrivati dal mercato, fanno fatica a trovare spazio con continuità nelle rotazioni.
A guidare la Lazio sul gradino più basso del podio provvisorio della Serie A sono volti arcinoti, e favolosamente importanti per la squadra più anziana della Capitale: Miro Klose continua a essere cecchino infallibile e autore di gol mai banali, Hernanes ci mette la fantasia e la classe pur partendo da una posizione più arretrata rispetto al passato, Candreva sfodera due cannoni al posto dei piedi ed è sempre lucido nelle giocate, Mauri fornisce esperienza e concretezza in mezzo al campo, Ledesma fa da geometra e Gonzalez alza il muro nella zona nevralgica. Per non dimenticare le sgroppate sulle fasce degli infaticabili terzini Konko e Lulic, l’ottimo operato al centro della difesa del rude Andrè Dias e dell’esperto Biava, per finire con le parate e l’attenzione maniacale in mezzo all’area di Marchetti.
Una squadra così, se dovesse continuare a raccogliere risultati importanti e a mietere vittime illustri com’è accaduto questa sera contro il Milan, non può non fare paura a chi si gioca il tricolore del prossimo maggio, ma in ogni caso può sicuramente rappresentare la faccia bella e divertente del nostro campionato, sul quale pende l’accusa di essersi ridimensionato clamorosamente e troppo velocemente, ma che sa rigenerarsi grazie a favole, come quella dei ‘figli di Olympia’.