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2014

A Napoli è cambiato tutto

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infografica benitez mazzarri

Da Mazzarri a Benitez: è la rivoluzione partenopea

SERIE A INTER NAPOLI BENITEZ MAZZARRI – Ad andarli a cercare in giro per il mondo due personaggi così diversi l’uno dall’altro si rischia di non trovarli. Stasera rivali sulle panchine che furono, dal quadriennio mazzarriano alla prima di Benitez scorre una rivoluzione epocale: all’ombra del Vesuvio chi si è trovato a scegliere per la successione del tecnico toscano non lo ha di certo fatto nel segno della continuità. Una rivoluzione che passa da…

APPROCCIO – Walter Mazzarri è uno di quelli che mette le mani avanti, Rafa Benitez non lo fa. E di conseguenza rischia esponenzialmente più di quanto (non) si esponga il suo collega. Il tecnico italiano ha un rapporto ossessivo con vittoria e consacrazione che la vittoria stessa ti dà: non è ancora arrivata, arriverà. Chissà proprio con l’Inter. Ma lo stress che la mancata legittimazione di un successo porta con sé è visibile in ogni sua azione o parola. Lo spagnolo più internazionale degli spagnoli ha già vinto tutto quel che si può vincere con un club e non deve nulla a nessuno, né ha paura del risvolto negativo causato dal possibile insuccesso: ditegli ciò che volete ma le sue certezze – quelle che non ha il collega – non subiranno alcun ridimensionamento.

COMUNICAZIONE – E’ l’aspetto immediatamente e strettamente collegato: quando ad inizio stagione nonché in corso d’opera si parla di obiettivi Mazzarri tira la cinta mentre Benitez guarda sempre avanti. Al massimo ottenibile. Napoli non era più abituata – o meglio lo è stata soltanto ai tempi di Diego Armando Maradona – ad una mentalità del genere ed inizialmente ne è rimasta spiazzata. Poi se parlare di scudetto ed arrivare terzi è una figuraccia decidetelo voi, ma è innegabile come lo spagnolo abbia elevato il piano delle ambizioni partenopee. E guai a retrocedere in tal senso.

MODULO – Dalla difesa a tre alla linea a quattro: il capodanno dei non mazzarriani, non più costretti a vedere nelle grafiche televisive europee soltanto la propria squadra schierarsi con l’odiato terzetto difensivo. C’è chi ha stappato champagne e sparato botti, ma c’è anche chi non era affatto dispiaciuto dalla prudenza del buon Walter: che, ad ogni modo, è andato a dettare legge sul campo del Manchester City fino ad umiliare il Chelsea nell’inferno del San Paolo. Poi a quattro si gioca meglio, chiaro, si è più dinamici ed in linea con il calcio internazionale: mai però sputare nel piatto dove si è (ben) mangiato.

LA SVOLTA DEL SORRISO – Mazzarri è uno di quelli che ride poco: non che ce ne sia da vergognarsi, tutt’altro, ognuno ha il suo carattere ed è indispensabile che lo manifesti. Il problema è soltanto a non averne. Il toscano ce l’ha ed è palesemente spigoloso: la minuzia nella cura dei dettagli di un lavoro vissuto 24 ore su 24 si trascina dietro quel carico di ansia a cui già si accennava in precedenza causa mancate vittorie. Rafa Benitez è arrivato a Napoli con il sorriso stampato sul volto quasi come fosse un disegno: uno dei disegni più veri visti in una città che tra le sue eterne contraddizioni ritaglia un posto fondamentale per il calcio. Il pallone. Il signor Benitez e la sua politica del sorriso quasi a segnare una linea di demarcazione dal passato. Che lui stesso ha sempre definito un punto di partenza: dalla base costruita da Mazzarri fino al successo. Il tramite è proprio Rafa Benitez. E Napoli lo sa: o si vince con lui o addio sogni di gloria. Non quest’anno, forse l’anno prossimo o l’altro ancora: Napoli sa aspettare.