Accardi: «Evra era del Torino, poi...» - Calcio News 24
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2014

Accardi: «Evra era del Torino, poi…»

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L’ex dirigente del Torino (ora agente Fifa) parla del nuovo acquisto della Juventus

ACCARDI EVRA TORINO – Beppe Accardi è un agente Fifa che ha lavorato anche come dirigente del Torino. In granata portò Patrice Evra, da ieri ufficialmente giocatore della Juventus. A proposito di Evra Accardi ha detto: «Avevo smesso di giocare da poco ed ero andato a lavorare al Torino. Un mio amico notò Evra in una squadretta e mi contattò, per segnalarlo. Andai a vederlo nelle banlieue, bastarono due tocchi e comprai i biglietti per Torino. Era forte e svincolato, un affare!»

TORO – Ancora Accardi: «I responsabili del settore giovanile del Torino lo visionarono un po’, poi lo bocciarono. Ero appena arrivato ai granata e nonostante fossi legato alla dirigenza non volli subito rompere gli equilibri. Però non mi arresi: telefonai al mio amico Leo Mannone, presidente del Marsala, C1, e gli dissi di far giocare Evra. All’epoca giocava esterno alto. Doveva essere impostato, certo, ma aveva qualità per diventare un calciatore. A Marsala fece 24 presenze e 3 gol».

CARRIERA – Al Corriere dello Sport Accardi ha aggiunto: «All’epoca in Evra ci credevamo solo in tre: io, l’ex ds della Juve Stabia Di Somma e Salvatore Fiore, dirigente del Monza che stava in serie B. Lui prese Evra in compartecipazione ma trovò poco spazio, tre sole presenze e a fine campionato nemmeno una lira nelle buste. Lo riprese il Marsala che fallì e alla fine da svincolato lo prese Pastorello e lo portò al Nizza di Sensi: in Francia, trovò lo spazio e la fiducia che meritava, motivo per cui Deschamps lo prese al Monaco. Non sento Patrice da tempo, però non ho mai smesso di seguirlo. I suoi successi non stupiscono, era forte ma anche determinato a fare bene».

CENTOMILA – Infine, l’ex dirigente ha chiosato: «All’Inter una volta proposi Hugo Viana e Quaresma assime a un altro ragazzo di nome Valdir, erano giovani ma non li prese e poi hanno fatto la loro carriera. Intendiamoci, nessuno è professore e tutti sbagliamo, ma in assoluto in Italia non crediamo nei giovani, non curiamo la loro crescita e poi gli altri ci sorpassano. Basta vedere nelle categorie minori, un esempio è Mancosu. Di Evra, credetemi, ce ne sono centomila».