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Cagliari e Cremonese puntano sul talento italiano, la curiosa statistica
Cagliari e Cremonese hanno le idee chiarissime: adesso puntano sul talento italiano, la curiosa statistica raccolta
Nelle prime due giornate della Serie A 2025/26, Cagliari e Cremonese si sono distinte per l’ampio utilizzo di calciatori italiani, superate in questa speciale classifica soltanto dalla Fiorentina. A riportarlo è Il Corriere dello Sport, sottolineando come questa scelta rifletta una precisa strategia societaria: costruire un’identità di squadra fortemente legata al “Made in Italy”.
Una filosofia chiara per il futuro
Il Cagliari di Pisacane, tecnico esperto e maestro nella gestione dei gruppi, ha schierato fin da subito un nucleo importante di giocatori italiani. Tra questi spiccano Pavoletti, attaccante, e Alessandro Deiola, centrocampista sardo doc e capitano simbolo della squadra. La Cremonese, guidata da Nicola, allenatore noto per il suo calcio organizzato e pragmatico, ha seguito la stessa linea.
Perché puntare sui calciatori italiani
Secondo gli analisti, questa scelta non è solo una questione di identità, ma anche di funzionalità. I giocatori italiani conoscono bene il contesto tattico della Serie A, facilitando l’integrazione e la comunicazione in campo. In un campionato sempre più globalizzato, dove le rose sono spesso composte da calciatori provenienti da ogni parte del mondo, investire su talenti nazionali diventa un segnale forte e distintivo.
Obiettivi stagionali e coesione di gruppo
Per il Cagliari, che punta a una salvezza tranquilla, la compattezza del gruppo è un fattore determinante. Pisacane sa bene che la coesione può fare la differenza nei momenti difficili della stagione. Per la Cremonese, neopromossa e desiderosa di consolidarsi in Serie A, affidarsi a un blocco di giocatori italiani significa gettare basi solide per il futuro, riducendo i tempi di adattamento e rafforzando il senso di appartenenza.
Il valore del Made in Italy nel calcio
Questa strategia, oltre a rafforzare il legame con i tifosi, può diventare un vantaggio competitivo. Il “Made in Italy” calcistico non è solo una questione di passaporto, ma anche di cultura sportiva, mentalità e conoscenza del campionato. Se i risultati daranno ragione a Cagliari e Cremonese, il loro esempio potrebbe ispirare altre società a riscoprire e valorizzare il talento italiano.
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