2015
Calciomercato 2015, le 6 cose non fatte
Calciomercato 2015, sessione estiva terminata: le sei cose (più delle altre) mancate in Serie A
La lunga e particolare sessione estiva di calciomercato è terminata e dopo la sosta prevista per l’impegno delle nazionali in vista delle qualificazioni ad Euro 2016 si tornerà in campo: terza giornata di Serie A, ma è già tempo per le prime valutazioni. Area scudetto/Europa, chi tra le contendenti si presenta più attrezzato? E chi invece ha mancato qualcosa in termini di rafforzamento o adeguamento dell’organico? Ed in chiave salvezza? Ecco una panoramica delle principali cose non fatte dai club della massima serie italiana.
IL DIFENSORE DEL NAPOLI – Storico, oramai proverbiale: ogni estate si ripropone immancabilmente la stessa cantilena, il Napoli dovrà acquistare un difensore di assoluto spessore da affiancare ad Albiol se vorrà elevare le proprie ambizioni e completare un reparto assolutamente carente nel recente passato. E’ arrivato Vlad Chiriches dal Tottenham per sette milioni di euro, buon calciatore e dotato di una certa esperienza internazionale (peraltro capitano della sua Romania), ma probabilmente non il tanto atteso profilo per effettuare l’altrettanto agognato salto di qualità. E sono rimasti in scuderia i vari Koulibaly ed Henrique che non offrono garanzie sufficienti.
IL CENTROCAMPISTA DELLA JUVENTUS – Nulla da eccepire se il fortissimo Sami Khedira dimostrasse sul campo di essere fisicamente affidabile al punto da poter diventare un pilastro della Juventus che sarà: altrimenti, in concomitanza del doppio pesantissimo addio di Andrea Pirlo ed Arturo Vidal, un centrocampista in grado di salvare o quantomeno attutire il deficit di qualità sarebbe dovuto arrivare. Allegri e dirigenza hanno invece optato su un altro genere di rafforzamento – prelevando negli ultimi giorni di mercato calciatori sulla trequarti, vedi Hernanes e Cuadrado – nel tentativo di spostare tutta la qualità qualche metro in avanti. Vedremo se funzionerà senza contraccolpi.
IL DIFENSORE DEL MILAN – Preso Romagnoli (complimenti per il coraggio mostrato nel non tirarsi indietro di fronte alle esose richieste della Roma e puntare a testa bassa sul giovane profilo italiano, simbolo di chiarezza di idee ed intenti, poi il tempo valuterà la mossa della dirigenza rossonera), è inspiegabilmente mancata un’operazione di accostamento. Ci spieghiamo: Romagnoli, classe ’95, avrebbe avuto bisogno di un profilo esperto – non giocoforza un fenomeno, bastava un semplice innesto di un difensore strutturato ed affidabile – accanto al quale crescere e formarsi con relativa serenità. Se però Mihajlovic alla prima giornata gli schiera il ’93 Rodrigo Ely al fianco vuol dire che di quelli che ha in rosa non si fida affatto. E a volerla dire tutta un centrocampista di passo non avrebbe fatto male a questo Milan.
L’ATTACCANTE DELLA FIORENTINA – Bene Kalinic, ci può stare se l’idea è quella di affiancarlo a Babacar in una sorta di alternanza che stando alle caratteristiche psicofisiche dei due attaccanti può far bene ad entrambi. Al loro fianco però sarebbe onestamente servito qualcosa in più: su Rossi non possono non sussistere gli annosi dubbi di sempre e sembra dunque già indispensabile l’apporto del giovane Bernardeschi (’94). Bene così, giusto dare fiducia agli italiani, ma nel complesso la Fiorentina sembra aver condotto un mercato di contenimento: la crescita dello spessore della concorrenza avrebbe dovuto consigliare l’arrivo di un attaccante di livello, veloce, tecnico e con qualche gol nei piedi.
L’ATTACCANTE DELLA LAZIO – Qui la discussione è decisamente di più ampio respiro: se in cinque delle ultime sei occasioni la squadra italiana impegnata nel playoff di accesso alla Champions League fallisce clamorosamente l’evento e retrocede in Europa League un motivo ci sarà. Sicuramente non riducibile al caso. La Lazio non ha smentito i suoi predecessori: mercato immobile o quasi, i vari Milinkovic-Savic e Kishna (ottimi innesti che chiaramente non possono bastare quando si tratta di giocarsi già mezza stagione), Lotito e dirigenza hanno atteso i fondi derivanti dalla Champions sperando magari in un sorteggio comodo ma il risultato è stato inverso. Tardivo e poco efficace poi il ripiegamento su Matri.
EMPOLI, FROSINONE E CARPI COSI’ COSI’ – Partiamo da chi in Serie A già c’era: merito all’Empoli di aver trattenuto con forza il crac Saponara, ma l’asse centrale Sepe – Rugani – Valdifiori (e Sarri, una sorta di guru per il club di Corsi) non è di fatto stato sostituito e per i toscani non sarà affatto immediato rintracciare le coordinate che un anno fa hanno sorpreso l’Italia del pallone. I primi risultati lo testimoniano. Così come raccontano una certa inadeguatezza di base di due delle tre neopromosse dalla serie cadetta: la sensazione forte è quella che Frosinone e Carpi non si siano rinforzate a dovere, non abbiano innestato calciatori di categoria e che siano dunque in deficit tecnico e carismatico. Dovranno attingere da ogni granello di energia ed abnegazione pur di dimostrarsi all’altezza di una salvezza tutt’altro che scontata.