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2015

Calciomercato, le pagelle: Lazio

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lazio pagellone

Acquisti e cessioni biancocelesti: ecco il bilancio dell’ultima sessione

Calciomercato è progettazione: non serve una laurea in ingegneria aerospaziale, ma un minimo di buonsenso. Se la consideriamo in questo modo, semplicemente, senza troppe pippe mentali, avremo già di per sè la risposta più evidente alla domanda: com’è stato il mercato della Lazio? Insufficiente. Sufficientemente insufficiente, per dirla meglio. Arrivare ai preliminari di Champions League senza un attaccante di livello, obiettivo dichiarato per settimane, come non bastasse l’evidenza dei fatti (Filip Djordjevic infortunato, Miroslav Klose già sulla via della pensione), è il perfetto manifesto dell’impreparazione di fronte alle vicende di mercato. Sì, perché di alterne vicende, la Lazio come altre squadre, ne ha avute, non lo mettiamo in dubbio: dagli obiettivi sfuggiti a quelli segnalati dai giornali, ma mai davvero concretizzatisi in trattative reali. Il punto però è un altro: se il tuo nome è Lazio è la tua legittima ambizione approdare alla fase a gironi della Champions League, non puoi non avere un solo piano. E nemmeno uno solo di riserva. Di piani, ad Igli Tare, ne servivano almeno quattro o cinque: tutto e di più pur di regalare alla squadra una punta prima della partita di andata con il Bayer Leverkusen, perché poi succede, metti caso, che Klose si infortuni e, metti sempre caso, che Stefano Pioli sia costretto a far giocare Keita Balde, giocatore che punta sicuramente non è, ma soprattutto pedina di mercato che fino a un’ora prima volevi cedere. Arrivare al 18 agosto impreparati è stata la grande mancanza della Lazio, quella che ha messo in secondo piano quel poco di buono che si era fatto comunque: dall’acquisto a zero di Ravel Morrison, all’ottimo innesto di Wesley Hoedt, passando per gli acquisti lungimiranti di Ricardo Kishna e Sergej Milinkovic-Savic. Ottimi giocatori, per carità, ma non è con quelli che la Lazio poteva giocarsi un’intera stagione.

MIGLIOR COLPO – Diciamo Alessandro Matri e non è un caso che si tratti di un giocatore arrivato dopo i preliminari di Champions, a mercato quasi chiuso: l’attestazione che, volendo, la Lazio avrebbe potuto muoversi prima. Sì, perché Matri, arrivato in prestito con diritto di riscatto dal Milan, era palesamente un esubero del Milan: con il ritorno di Mario Balotelli in rossonero è stato tagliato ufficialmente fuori, ma già prima non ci pare fosse granché nel progetto Milan. Ci voleva molto a prenderlo qualche giorno prima? Probabilmente no. Probabilmente Tare e Claudio Lotito avevano altri obiettivi prima dell’attaccante lodigiano, ma contro il Bayer Leverkusen uno così avrebbe fatto comodo. Sia chiaro: lungi da noi voler far passare Matri come un fenomeno o il risolutore di tutti i mali biancocelesti. Si tratta però semplicemente di un attaccante: ecco sì, un attaccante. Nessuna laurea in ingegneria aerospaziale, solo buonsenso: ti serve una punta? La prendi.

PUNTI DEBOLI – In attacco manca ancora qualcosa alla Lazio, ma è inutile girarci di nuovo intorno e pure inutile piangere sul latte versato: è andata come è andata e, almeno con Matri, i tifosi biancocelesti potranno vedere il gioco che Pioli aveva pensato per loro. A centrocampo il ritorno di Stefano Mauri ha tappato il buco lasciato da Cristian Ledesma, ma anche qui il dubbio è legittimo: perchè Mauri, 35 anni, e non proprio Ledesma (rimasto svincolato fino a pochi giorni fa), anni 32? Che poi si tratta di giocatori fondamentalmente diversi, è palese, e forse uno con le caratteristiche dell’argentino avrebbe fatto più comodo. In difesa qualcuno avrebbe fatto comodo, col senno del poi, viste le ultime prestazioni difensive: inutile però parlare col senno del poi a mercato chiuso, sarebbe troppo ingiusto.

VOTO FINALE – 5,5 per non essere severi: in fondo in fondo alla fine l’attaccante è arrivato. Con ritardo, ma è arrivato: meglio tardi che mai. Gli acquisti di Kishna, Hoedt e Milinkovic-Savic sono poi senz’altro colpi interessanti per il futuro: come già detto, non ciò che serviva nell’immediato, ma calciomercato è anche progettazione, lo ripetiamo, ed almeno per il futuro i biancoelesti hanno gettato un minmo di basi su cui ragionare. Quest’estate però la ciambella col buco non è riuscita: aspettare i soldi della Champions è stata una cattiva mossa, un po’ tirchia a dirla tutta. Si poteva investire prima, perché ora i soldi della Champions non ci sono più, e senza Champions anche il morale dei giocatoi è apparentemente compromesso. Bastava pensarci prima: un po’ di buonsenso. Nient’altro.