Coppa Italia, prefetto di Roma: «Si giocava anche col morto» - Calcio News 24
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2014

Coppa Italia, prefetto di Roma: «Si giocava anche col morto»

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Pecoraro: «Nel 2004 si disse che le società e il prefetto di Roma avevano ceduto al ricatto delle curve»

SCONTRI COPPA ITALIA – Proseguono le polemiche attorno agli scontri prima della finale di Coppa Italia. Pesanti le accuse alle istituzioni, accusate di esser scese a patti con gli ultrà, ma il prefetto di Roma ha chiarito la questione, spiegando la decisione di far disputare la sfida tra Fiorentina e Napoli: «Alle 20 circa sabato ho chiamato il capo di gabinetto del ministro Alfano per informare che avrei fatto disputare la partita, aggiungendo che sarei stato pronto a riesaminare la mia decisione, se il ministro fosse stato di diverso avviso. Se ci fosse stato il morto? Avrei fatto giocare comunque. Devo garantire il principio su cui si fonda uno Stato di diritto democratico e quindi applicare la regola cardine dell’ordine pubblico. Il diritto della maggioranza va tutelato dai tentativi di sovversione di una minoranza. Se avessi ceduto al ricatto di quella minoranza, non solo sarei venuto meno al principio, ma avrei creato io il problema dell’ordine pubblico e questo non è accettabile. Nel 2004 dopo la decisione di non far giocare il derby si disse che avevamo ceduto al ricatto delle curve», ha dichiarato Giuseppe Pecoraro ai microfoni de “La Repubblica”.

L’ESEMPIO – Il prefetto di Roma ha citato poi il presidente della Lazio, Claudio Lotito, in rotta con i tifosi biancocelesti: «Il presidente della Lazio, Lotito, da mesi combatte solitario la sua battaglia contro il ricatto ultra della curva nord. Qualcuno lo ha forse additato come esempio di coraggio? Non mi pare. Al contrario, ho visto società lamentarsi per i vincoli imposti dalla tessera del tifoso».