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Crisi Fiorentina, strada senza ritorno? Lanciato l’allarme sul futuro della Viola! classifica disastrosa, società immobile e nessuna reazione dai giocatori: rischi concreti
Crisi Fiorentina, Polverosi fotografa una crisi profonda: classifica disastrosa, società immobile e una squadra senza reazione. La retrocessione appare inevitabile
Alberto Polverosi è un profondo conoscitore della storia della Fiorentina. Proprio per questo la sua analisi sul Corriere dello Sport acquista ancora più valore. Secondo lui, il calendario dice che mancano ancora più di cinque mesi e ventitré partite alla fine del campionato, ma la Fiorentina sembra aver già imboccato una strada senza ritorno.
L’ennesima sconfitta casalinga, dolorosissima perché arrivata nello scontro diretto contro il Verona, conferma l’ultimo posto in classifica. Sei punti in quindici giornate, salvezza distante otto lunghezze e un ruolino di marcia al Franchi disastroso (due pareggi e cinque ko). Il Verona è scappato, e ora persino il Pisa penultimo ha quattro punti di vantaggio. Si continua a scavare, per andare sempre più a fondo.
Arrendersi oggi sarebbe un atto di viltà inaccettabile per Firenze; non è il momento di staccare la spina. Ma il paziente morirà comunque se la società resterà nell’attuale stato di passività. Una dirigenza che appare inerme e inadeguata, la cui unica “idea” recente è stata quella di vestire la squadra con un’orribile divisa arancione. Forse un tentativo maldestro di mascherarsi da Pistoiese per sfuggire ai soliti insulti? Se questo è marketing, difficilmente troveranno tifosi disposti a comprarla.
È necessario ribadire un concetto espresso da tempo: senza un elettrochoc, la retrocessione è certa. La fiducia cieca che Rocco Commisso ripone nei suoi pochi dirigenti sta solo accelerando la caduta. Serve un ribaltone immediato, perché la sensazione è che il club non abbia ancora compreso la gravità della situazione. Al Viola Park si vive di speranze e dichiarazioni scollate dalla realtà: Vanoli aspetta un “click”, Ferrari vede soluzioni vicine, Ranieri predica fiducia. Il campo, però, li smentisce brutalmente.
La gestione tecnica è lo specchio della crisi. Vanoli aveva promesso di lavorare sulla testa dei giocatori prima ancora che sulla tattica. Ma subire il gol decisivo al 94’ nello scontro della vita, con i difensori fermi ad alzare le braccia sperando che la palla fosse uscita, dimostra un fallimento mentale totale. La media punti di Vanoli è identica a quella da retrocessione di Pioli: se la squadra non credeva nel precedente allenatore, non crede nemmeno nell’attuale.
Infine, la società. Dopo l’addio di Pradé, Commisso ha affidato la gestione a Ferrari e Goretti, dirigenti che, per quanto volenterosi, non hanno l’esperienza né la forza per ribaltare una situazione simile in assenza del proprietario. Servono figure di calcio credibili, una task-force capace di imporsi.
La Fiorentina, nella peggiore stagione della sua storia, presume di potercela fare da sola, ignorando aiuti esterni (come le suggestioni Prandelli o Antognoni). La squadra è fragile: l’unica speranza è che a gennaio arrivi qualcuno in grado di rivoluzionare l’organico, portando cuore e nervi, replicando il miracolo sportivo compiuto da Walter Sabatini alla Salernitana. Non ci sono altre vie d’uscita.