2014
Dieci motivi per cui la Roma merita lo scudetto
Il cammino straripante della Roma di Garcia in dieci punti
SERIE A ROMA – La premessa: se questa Roma ha fatto cose strepitose le vicende juventine sono inenarrabili. Il campionato bianconero è senza limiti e si racconta da sé: Conte può battere ogni record ed è sulla strada per aggiudicarsi un titolo che definire meritato sa di eufemismo. Questa Roma però – la Roma di Garcia – ha percorso un cammino straripante e merita riconoscimento ed esaltazione: ci proverà fino all’ultimo, ma qualora non dovesse farcela ha dieci buone ragioni per sentirsi grande.
MATEMATICA – Prima di tutto i numeri: quando mancano quattro partite al termine del campionato i giallorossi hanno già totalizzato 82 punti, ne sarebbero bastati 88 (altre due vittorie) per aggiudicarsi ben otto degli ultimi dieci scudetti e 92 (tre vittorie ed un pareggio) per vincerne addirittura nove. Insomma una corsa senza sosta che paga soltanto l’esistenza di un avversario spaziale.
DIFESA – 19 le reti al passivo: è la migliore difesa d’Italia e d’Europa, soltanto il Paris Saint Germain ha reso ugualmente ma disputando una gara in meno rispetto alle 34 dei giallorossi. Se gli scudetti in Italia partono dalla difesa quest’anno la Roma racconta che non sia proprio così.
ATTACCO – La Roma ha il secondo attacco del torneo (69) dietro la Juventus che guida la statistica con 72 reti realizzate ma manda in gol il maggior numero di calciatori in Serie A: ben 17 giocatori giallorossi hanno timbrato cartellino ed è un primato che la dice lunga sull’abilita di creare e diversificare le proprie trame calcistiche. Senza perdere di efficacia.
CENTROCAMPO – Non può non essere citato il ruolo cardine di ogni squadra che si rispetti: se non funziona la mediana non gira nulla, si è soliti dire. Ed allora il fenomeno può essere descritto da una circostanza: perfetta l’intesa e la completezza del terzetto inizialmente composto da De Rossi, Strootman e Pjanic, l’approdo di Nainggolan ed il suo impiego continuo dopo il pesante infortunio occorso all’olandese non ha cambiato di una virgola le carte in tavola. La Roma ha continuato a macinare ed il belga sembra giochi in giallorosso da una vita: ulteriore segnale di una macchina perfettamente funzionante.
GARCIA – L’uomo nuovo. La vera sorpresa del campionato. Infila due settimi posti consecutivi, fatti respingere dai vari Allegri e Mazzarri e prendi quello che a tutti gli effetti è uno sconosciuto ai più: un altro fallimento? Viene da ridere. Rudi Garcia ha plasmato una creatura da record: gioco eclettico e dinamico, personalità da vendere perché la Roma si è immediatamente rialzata dopo i (pochi) intoppi della sua stagione. La prossima sfida europea come step di ulteriore crescita. E conferma.
PROPRIETA’ – Due settimi posti all’esordio, è vero: in tanti avrebbero magari non mollato ma concesso qualcosa in termini di entusiasmo. Pallotta e soci invece hanno proseguito sul sentiero intrapreso: gli errori hanno fatto parte di quel progetto tanto deriso ma esistente. E vivo. Quarto fatturato della Serie, quarto monte ingaggi e secondo posto che sa tanto di primo.
DIRIGENZA – Due settimi posti, vale anche per loro, vendi quel che sembrano i pezzi pregiati della rosa (Marquinhos, Lamela ed Osvaldo) e sostituiscili con gente pagata meno della metà: dalla settima dovresti scendere alla decima piazza ed invece ti ritrovi con un attivo estivo da record ed una squadra da sballo. Merito a tutti, un pizzico in più a quel Sabatini che di insulti (tanti) ne ha dovuti subire. E che in prima persona ha scelto Garcia.
SPOGLIATOIO – Aspetto direttamente collegato a quanto appena asserito: sono andati via elementi a peso d’oro ma due di questi – Lamela ed Osvaldo – non sembravano essere propriamente uomini spogliatoio. Casinisti? Quello sceglietelo voi, sicuramente più attenti alle proprie sorti che a quelle collettive. Fatto sta che al loro posto è approdata a Trigoria una serie di calciatori magari meno roboanti ma dotati di attributi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
PERSONALITA’ – Che trova riferimenti in ognuno degli aspetti finora analizzati ma che può essere espressa da una particolare circostanza: fino ad un mese fa la Roma si trovava più vicina al Napoli che alla Juventus ma tutte le bocche giallorosse hanno sempre parlato guardando tanto all’obiettivo massimo e poco alle spalle. E’ il vero segnale di una mentalità vincente che non si ferma alla singola partita ma ad una visione prospettica.
FRANCESCO TOTTI – Che magari sul piano delle prestazioni (splendide) non merita giocoforza di essere citato più dei suoi compagni ma non a caso è il nome che personalmente scelgo di fare: classe 1976, trentotto anni da compiere in un corpo da ragazzino ed una mente di chi si sente tutt’altro che realizzato ed arrivato. Lunga vita a chi con una sola giocata vale il prezzo del biglietto. Lunga vita a capitan Totti.