2012
Fiorentina, Montella: “Non accostateci al Barcellona, De Rossi…”
FIORENTINA MONTELLA BARCELLONA DE ROSSI JOVETIC – Vincenzo Montella è stato l’ospite d’eccezione nella redazione del Corriere dello Sport. Il tecnico della Fiorentina ha parlato di diversi temi durante l’intervista, manifestando la voglia di fare bene alla guida della formazione viola e di non pensare ad altri ruoli in altri club: “Io penso di essere me stesso, non recito. Posso dire che ero così anche da calciatore, a parte le esultanze sotto la curva dopo un gol non ho mai esagerato. Difficilmente ho mancato di rispetto agli avversari, è il mio modo di essere. Ci si può far capire anche se non si alza la voce, se si è convinti di quello che si dice. Credo che sia il compito dell’allenatore quello di valutare le reazioni dei giocatori, quando pensano di subire dei torti. Se pensi di subire dei torti, devi reagire nella maniera opposta, per ovviare alla percezione di fatti che, magari, nella realtà delle cose sono avvenuti in modo diverso. Se ci si estranea un po è meglio. Io non parlo degli arbitri, non ha senso. A volte vieni palesemente penalizzato, a volte pensi di esserlo e poi scopri che ti sbagliavi. Penso al rigore dato all’Inter contro di noi, al gol di Montolivo. Sono quelle situazioni al limite, dove comunque qualcuno si scontenta. Come ho imposto il mio gioco alla Fiorentina? Più o meno con celerità, ma questo dipende dall’organizzazione del club, dalle scelte di mercato, dall’indirizzo, dalla disponibilità dei giocatori, e poi il lavoro sul campo. Ho trovato la disponibilità dei nuovi e la voglia di rivalsa di chi è rimasto. Ogni allenamento è volto a quello che può succedere in campo, tutti gli aspetti fisici vengono toccati con il pallone. Il cambio di modulo? Abbiamo costruito in estate la squadra per un 4-3-3 e poi abbiamo cambiato e le cose stanno andando bene. Per esempio, Jovetic per me gioca meglio con un attaccante vicino e questo porta a modificare le cose. Prendere il Barcellona come esempio credo sia sbagliato, perché è straordinario, unico, ma è vero che negli ultimi anni sono tornati di moda gli attaccanti piccoli. Fiorentina punto di partenza o di arrivo? Questa è una domanda romana… Ma sia detto senza offesa, è che si ritorna sempre alla Roma… Posso dire che sono tutte e due le cose, punto di partenza e d’arrivo, io sono ambizioso. Il mio obiettivo intanto è conservare il posto, perché ho imparato che nel calcio bisogna restare aggrappati a un posto di primordine, perché la volontà con questa società è di creare qualcosa di importante. Lasciamo perdere la fantasia. Un posto in Europa? È un’ipotesi, non mi infastidisce ma parlarne in questo momento è inutile. Già sentivo dire che se non avessimo battuto il Bologna, si apriva una piccola crisi. Siamo in sintonia con la società, cè unidentità e vogliamo portarla avanti e rinforzarla col tempo. Il mancato arrivo di Berbatov? Sinceramente non mi pesa, se guardo quello che è stato fatto è incredibile, sia in entrata sia in uscita. Pradé ha fatto un grande lavoro. Tutta la società si è mossa benissimo. Poi cè stato questo episodio dell’ultimo giorno, ma abbiamo giocatori in grado di imporsi. Le risorse da qui a gennaio ce le abbiamo, poi valuteremo. Mi piacerebbe allenare Bergessio? Sì, anche se con Bergessio non ci ho mai parlato, ma mi piace per lo spirito di gruppo, l’impegno. Secondo me, farebbe le fortune di qualsiasi squadra, anche di primo livello. E uno che si spende per i compagni, piace a ogni tecnico. La questione tra De Rossi e Zeman? Sono contento di non avere questo problema.“