2014
Il Mondiale di Balotelli: il Brasile può esaltarlo e lui può esaltarci
Viaggio tra le stelle di Brasile 2014: è il turno di Mario Balotelli
MONDIALI BRASILE2014 BALOTELLI ITALIA – Impensabile con uno come lui stare a metà: o lo ami o non lo sopporti, o sei dalla sua o non tolleri una virgola del suo essere. Quantomeno: o ti piace o non ti piace. Se hai le idee confuse sul conto di uno come Mario Balotelli sono problemi tuoi. Chi vi scrive è un seguace del partito di SuperMario per una serie di ragioni.
LA DIFFERENZA DI TRATTAMENTO – Ad aiutarmi è probabilmente l’aver già superato la fase contro Mario: un ragazzino, un arrogante, un presuntuoso, un montato, un sopravvalutato, uno mai decisivo, uno spacca-spogliatoi, uno fuori dalle regole. Ammesso che sia tutto vero la sensazione forte è quella che troppo spesso ragionamenti – ed articoli – del genere abbiano fatto comodo a chi li ha scritti. Per visibilità e semplicità nell’impartire lezioni di morale. L’impressione è anche quella di aver assistito troppe volte ad analisi approfondite sulla vita di Balotelli fuori dal campo, fattore che onestamente – non si offenderà il buon Mario – al sottoscritto interessa davvero poco. Si fanno le pulci a Balotelli ma ci si mantiene alla larga, ad esempio, da vicende familiari di intoccabili mammasantissima con figli a carico. Giusto così, ma perché non usare lo stesso metro?
LA PERSONALITA’ – Che poi il Mario nazionale non si impegni al massimo per evitare di alimentare il tran tran mediatico è fin troppo scontato ma diversi aspetti sono legati più alla sua complessa personalità che alla mera esibizione di comportamenti. Forse non agli inizi della sua carriera, ma presumibilmente oggi. Balotelli è un giocatore di personalità, non un trascinatore ma una bocca di fuoco che – se avverte di essere al centro di un progetto e dunque realmente parte di un qualcosa di ambizioso – può fare la differenza. Quando il centravanti di Milan e nazionale sente la maglia ha dimostrato il suo enorme valore: immediato pensare ad Euro 2012 – spaventosa doppietta alla Germania superfavorita in semifinale oltre a prestazioni totali votate all’equilibrio di squadra – o al terrificante impatto avuto sull’economia del Milan (sua squadra del cuore) nei suoi primi cinque mesi in rossonero. Dodici reti in tredici partite, è superfluo ricordare come la qualificazione in Champions League sia stata strettamente dipendente dalle sue prestazioni.
IL MONDIALE PUO’ ESALTARLO – Poi che tenda a complicarsi le cose è storia nota: quest’anno non ha ripetuto l’exploit con il suo club ma, parliamoci chiaro, in un Milan in cui poco si è compreso. Calo di entusiasmo? Probabile, è un fattore sul quale lui deve lavorare. Ad ogni modo ha timbrato complessivamente per 18 volte il cartellino. Nelle sue esperienze passate – con le maglie di Inter e Manchester City – si è espresso a sprazzi e forse il tutto è la conferma di quanto già espresso: non è un trascinatore. Ma Mario Balotelli è un grande giocatore e chi lo nega non è in buona fede: non un leader ma uno che ha nel bagaglio le qualità giuste, quelle che spettano a pochi altri. La Coppa del Mondo è una competizione breve che può esaltarlo: Balotelli sente la maglia dell’Italia come nessun’altra ed almeno per un mese vale la pena – per il bene dell’intero movimento calcistico italiano – non accendere i riflettori su di lui. O meglio: solo se ci sarà qualcosa di bello da raccontare. Nonostante le spaccature sociali del Paese qualcuno che tifa Italia esiste ancora e merita un mese di emozioni. Firmate Italia, firmate Mario Balotelli.