Il Mondiale di Iniesta: di nascita spagnolo, di genio brasileiro - Calcio News 24
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2014

Il Mondiale di Iniesta: di nascita spagnolo, di genio brasileiro

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iniesta andres spagna (partita primo piano) ifa

Viaggio tra le stelle di Brasile 2014: è il turno di Don Andrès Iniesta

MONDIALI BRASILE 2014 INIESTA SPAGNA – Il Mondiale di Iniesta parte inevitabilmente da quattro anni fa, esattamente dal 116’ minuto dell’ultima gara della kermesse sudafricana: nell’overtime della finale segna L’illusionista e la Coppa del Mondo va alla Spagna. Gli iberici legittimano così una stagione lunga sei anni che poi li ha visti bissare nel 2012 il titolo europeo vinto quattro anni prima: una supremazia già di diritto nei libri di storia.

UN CAMPIONE DI NICCHIA – Nonostante Andrès Iniesta sia pacificamente uno dei più forti calciatori del pianeta e probabilmente della storia di questo sport la sensazione forte è quella che tanta grandezza sia riconosciuta soltanto in parte. Alla base la coesistenza con Messi? Probabilmente sì, i quattro Palloni d’oro attribuiti all’argentino – due dei quali troppo generosi, proprio nel 2010 lo spagnolo non avrebbe rubato nulla dopo aver vinto da protagonista Liga spagnola e Mondiale, uno degli interrogativi che porto dietro nel mio percorso di vità è: perchè non hanno mai dato un Pallone d’oro ad Iniesta? – hanno cannibalizzato avversari, compagni ed opinione pubblica. Chi però, almeno ogni tanto, uno sguardo al calcio internazionale lo dà si sarà reso conto di come – all’interno di ogni singola partita – l’incidenza di Don Andrès sia quantomeno da porre sullo stesso piano: alieno per talento ed intelligenza calcistica, fa sempre la cosa giusta e la fa sembrare normale.

IL RISCATTO – Con Messi condivide un ulteriore aspetto: la fame di rivalsa. Ma come penserete voi, uno che ha già vinto tutto e che già si è ripetuto può ancora trovare le motivazioni giuste? Pochi dubbi. Il Barcellona – di Iniesta e Messi – ha vissuto una stagione da incubo prendendo involontariamente parte ai festeggiamenti scudetto dell’Atletico Madrid e soltanto dopo una settimana assistendo inerme alla conquista della Decima Champions League da parte dei rivali di sempre. Insomma un’ecatombe, un’agonia a cui i tanti iberici militanti nel Barcellona vorranno porre fine proprio in terra brasiliana. Dove la Spagna potrà incentrare le proprie velleità di riconferma sull’entusiasmo dei calciatori di Real ed Atletico Madrid e sull’orgoglio ferito dei fuoriclasse blaugrana. Un mix potenzialmente devastante.

IL BRASILIANO CHE MANCA AL BRASILE – Spagnolo per appartenenza e carta d’identità, brasiliano puro per estro calcistico: Andrès Iniesta è proprio la pedina che manca ad un Brasile mai così impenetrabile ed allo stesso tempo poco talentuoso. Sia chiaro: una squadra fortissima, ma divergente dai suoi folli standard qualitativi. Il funambolo spagnolo esalterebbe i palati fini di un popolo in tal senso legato al solo Neymar, ma la certezza è totale: i brasiliani si leccheranno i baffi a prescindere dalla sua appartenenza. Perché Iniesta è un fuoriclasse spaziale e la patria del futebol bailado sa riconoscere la genialità, sa applaudire a prescindere proprio perché con l’irrazionalità di un colpo o di un gesto ci va a braccetto. E’ uno sbarco nella patria mancata.