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Svezia, tanti i tifosi italiani presenti alla Friends Arena

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In occasione dell’andata del play-off Mondiale, non saranno pochi i tifosi a sostenere gli Azzurri: la loro storia

Lo spicchio destinato a colorarsi d’azzurro è ufficialmente quello nell’angolo nord-est della Friends Arena, per intenderci sulla diagonale opposta rispetto alla panchina di Ventura. Alla sinistra dei vostri teleschermi, come si dice… Saranno circa mille i tifosi italiani, novecento nel settore ospiti, gli altri, soprattutto quelli che vivono in Svezia, sparpagliati lì dove sono riusciti ad assicurarsi dei biglietti, diventati subito introvabili, qui come da noi in Italia. Ci sarà bisogno di tutto il loro calore, perché questa sera il tetto della Friends Arena resterà aperto. E si gelerà.

EMIGRANTI TERZIARI – Dicevamo dei mille tifosi. Proporzioni alla mano, questa sera è come su un italiano su dieci di quelli che vivono in Svezia fosse allo stadio a spingere gli azzurri. L’ultimo censimento conta in 9.666 i nostri  connazionali che risiedono qui, in prevalenza concentrati nella capitale. Poi ci sono
gli studenti, e sono tanti. Soprattutto quelli orientati verso le nuove tecnologie. Perché la storia degli ultimi quindici anni racconta qualcosa di molto diverso rispetto ai cliché: qui i nuovi emigrati sono i cervelloni, impegnati nella ricerca universitaria e richiestissimi dalle multinazionali dell’economia 2.0. Nel quartiere più moderno e ricco della capitale, a ridosso della Central Station, per
esempio, c’è il quartier generale svedese di Spotify, la piattaforma di streaming musicale. «Gli italiani che vengono qui non sono più quelli della prima  generazione, degli anni Sessanta, ora sono tutti professionisti: ingegneri, informatici, ricercatori scientifici», ci racconta Amilcare Astone, napoletano, che una volta era manager alla Città della Scienza, a due passi dallo Stadio San Paolo, e che ora fa l’imprenditore nel settore alimentare.

LO CHEF DEL RE – A Stoccolma non troverete il classico ristorante italiano da esportazione, roba da Stati Uniti o meglio ancora da Germania, quella degli emigranti. Gli italiani che fanno ristorazione, e che dunque sono l’identità visiva
di una comunità in realtà ben più orientata verso le professioni, hanno scelto la
via della qualità, del profilo alto. Del resto, è italiano lo chef del re Carlo XVI Gustavo, l’uomo incaricato di preparare tutti i banchetti ufficiali. Si chiama Stefano Catenacci, suo padre è arrivato qui alla fine degli anni Cinquanta e ha aperto il primo ristorante italiano in Svezia. Ora la sua famiglia, che ha anche hotel, s’è pure comprata l’Operakällaren, il miglior ristorante di Stoccolma. In centro, nel quartiere hi-tech, c’è il ristorante Giro: l’insegna è discreta, il tricolore c’è ma è in puro design, nulla di pacchiano. «Sarò allo stadio con i miei amici, che sono tutti svedesi, e guiderò il tifo», ci racconta Gustavo Catenacci, il volto della terza generazione. Ci sono, certo, anche i locali più popolari, come Enzo’s, dove vedere le partite in tv: il calcio estero e ovviamente questa sera anche Svezia-Italia.

PIEDI ITALIANI – Ci sono tante squadre minori formate da italiani che vivono qui. Poi ci sono gli svedesi per metà italiani come Stefano Vecchia: tre anni fa sfidò il Toro di Ventura in Europa League, ora milita nel Sirius. «Ho la mamma svedese – racconta a “Il Corriere dello Sport” – e il papà milanese, quando ero bambino ho giocato in Italia, poi calcisticamente sono cresciuto qui, nel Brommapojkarna, giocavo insieme ad Augustinsson. La vedremo in tv, mia mamma tiferà per la Svezia, io e mio padre per gli azzurri».