La giusta punizione per il Parma: giocare in Europa - Calcio News 24
Connect with us

2014

La giusta punizione per il Parma: giocare in Europa

Avatar di Redazione CalcioNews24

Published

on

ghirardi lega marzo 2014 ifa scaled

Chi sbaglia paghi, ma non così tanto: 300mila motivi per cui una multa è più che sufficiente

L’OVETTO – Due cose sono sicure nella vita: la morte e l’assuefazione da emoticon su Facebook. Se non avete ben chiaro di cosa sto parlando, è perché evidentemente non avete ancora mai scaricato il kit ovetto per la chat: ho visto gente uscire dal tunnel dell’eroina con un minimo sforzo di volontà, ma nessuno, e dico nessuno, è mai riuscito a disintossicarsi dall’ovetto a occhio di di bue di Facebook che suona la chitarrina, che canta sotto la doccia o lancia bacetti a cuoricino ai passanti.

NULLA E’ CERTO FINCHE’ DURA – Questo mio incipit per dire che in realtà la vita è un insieme di assiomi tremendamente incerti: esiste l’amore eterno almeno finchè la tua compagna non abbia visto il nuovo insegnante di zumba jamaicano chiamato Dumbo (e non per la forma stavagante delle orecchie). Esiste la possibilità di assicurarsi una vecchiaia tranquilla almeno finchè il messo di Equitalia vestito come un testimone di Geova non arrivi fuori alla tua porta con uno scatolo pieno zeppo di cartelle esattoriali che la metà basterebbero per coprire la superficie del Congo o, che ne so, di Katia Ricciarelli. Esiste anche la garanzia di un posto di lavoro fisso, almeno finchè la mammina non viene a svegliarti per la colazione con latte e biscotti, perché a 40 anni non c’avrai pure un lavoro ed il posto fisso lo avrai soltanto visto nel 10% dei tuoi sogni (il restante 90% riguardano tutti Kate Upton, una vasca da bagno e una spugna per insaponarsi), ma la prima colazione rimane pur sempre il pasto più importante della giornata, o no?

PARMA MIA, NON TI CONOSCO – In questi giorni abbiamo imparato che nemmeno una qualificazione in Europa League è una cosa poi tanto sicura. Del resto se la vita è incerta, in confronto al calcio le cose che ho elencato pocanzi sono credibili almeno quanto Margherita Hack al convegno del mago Arcella che prova a spiegare perché la terra è piatta ed il sole ci gira intorno. Come tutti sapete le cose sono andate, se la memoria non mi inganna, pressappoco così: il Parma si è qualificato in Europa League a spese del Torino, che all’ultimo minuto della partita con la Fiorentina aveva sbagliato il rigore decisivo per mano (anzi per piede) di Cerci, che prodigiosamente proprio in quell’istante si era ricordato di non aver pagato l’ultima rata del canone RAI. Una serie di irregolarità nel pagamento delI’IRPEF hanno poi costretto i ducali a venire esclusi dalla competizione: pare che il Parma si fosse dimenticato di pagare le tasse. Pare poi che nel sapere che 300mila euro mancavano nelle casse dello Stato anche Diego Armando Maradona fosse rimasto negativamente sorpreso.

Negativamente sorpreso dal fatto che fossero solo 300mila euro.

MONDEZZAMON – Comunque la sostanza dei fatti è che non s’è mai vista una squadra privata dei propri titoli sul campo per presunte irregolarità.

In Guinea Bissau forse non s’è mai vista, in Italia sì. Qui l’incertezza è più incerta del solito: se già di suo la vita è una mondezza, in Italia la mondezza in questione si è digi-evoluta. Adesso è un Digimon a parte, come quei cancri asportati ai malati che prendono forma da soli ed iniziano ad avere una vita propria, bene che gli va alcuni di questi diventano pure giornalisti, magari li vedrete spesso in tv.   

300MILA COZZE PER ME, POSSON BASTARE – Ora, lungi da me difendere strenuamente chi non paga la tasse: per quelli esistono gli avvocati e i politici. Pare ovvio che in un Paese normale gli unici autorizzati a non pagare le tasse siano i poveri, ma non è questo il caso di Ghirardi, che è talmente ricco sfondato che l’equivalente del prodotto interno lordo del Turkmenistan se l’è già messo da solo in una cassaforte: il suo stomaco. E’ abbastanza innaturale però che una squadra debba essere privata di quel misero traguardo raggiunto (misero sì, perché parliamo del turno preliminare di Europa League, mica di un torneo di Wimbledon vinto in tre set) solo perché non ha pagato 300mila euro di tasse. Vi pare che ci possa essere malafede da parte di Ghirardi nel non pagare 300mila euro? 300mila euro se li sarà spesi solo l’altro anno per farci il pranzo di Natale. Si è trattato di un errore, se volete anche di un po’ di superficialità tanto al chilo, di una negligenza paragonabile al tizio che parcheggia in doppia fila per prendere la figlia a scuola, però al tizio che parcheggia in doppia fila gli fanno una multa, mica gli ritirano la patente, gli sequestrano la macchina e mandano la figlia in una casa famiglia.

DIETRO LA LAVAGNA – Va bene che le regole sono regole ma, a parte il fatto che in Italia l’ultimo che ha rispettato una regola non ha avuto il tempo manco di dirlo alla nonna che dovevano ancora inventare il telefono (e non è una giustificazione, diranno i moralisti dei miei stivali, ma non è manco giusto che a pagare più degli altri sia sempre il più fesso della cricca, mentre gli altri si scolano rum dal frigobar riempiendo poi le boccette di acqua per non pagare l’albergo), ciò che contesto io è la sproporzione evidente che esiste tra marachella compiuta e sculacciata della mamma. Se rubi una caramella ti do un buffetto al massimo, non ti mando sulla sedia elettrica insieme al tizio che ha sterminato la famiglia in Texas. Se non paghi 300mila euro di tasse (proporzionalmente molto pochi rispetto ai tuoi introiti, parliamo del resto di un club di Serie A, non del mio fruttivendolo), ti faccio una multa del doppio, del triplo, magari anche del quadruplo. Ti penalizzo di un punto o due, chiedo a Platini di scrivere il tuo nome sulla lavagna luminosa della finale di Champions insieme alla frase “sono un birbantello, perdonate il francesismo”, ti obbligo a vedere 45 volte di seguito Novara – Varese, obbligo perfino Amauri a tagliarsi i capelli, ma non ti privo dell’unico traguardo raggiunto sul campo a fatica, sudore, e pure un bel pizzico di culo.

CHE AMAREZZA – Che poi sia chiaro: niente è certo, nulla dura per sempre, ma il calcio italiano fa già pena abbastanza per umiliarsi da solo rispetto al resto d’Europa, non c’è bisogno che ti puniscano pure, è già una punizione sufficiente giocare a luglio in Islanda contro 22 carpentieri di Reykjavik i cui cognomi sono più lunghi della strada che collega me ad una sana indipendenza emotiva dagli ovetti di Facebook.