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Morace: «Il Milan a Perth rischia di sacrificare la stagione. Sarà pericoloso e lì il calcio è ridicolo»
Morace: «Il Milan a Perth rischia di sacrificare la stagione. Sarà pericoloso e lì il calcio è ridicolo». Le dichiarazioni dell’ex allenatrice
Una decisione illogica, pericolosa e dannosa, che rischia di compromettere un’intera stagione per un’operazione di marketing senza senso. Non usa mezzi termini Carolina Morace per criticare la scelta della Lega Serie A di far disputare la partita tra Milan e Como a Perth, in Australia, il prossimo febbraio 2026, a causa dell’indisponibilità dello Stadio Meazza per le Olimpiadi Invernali. L’ex calciatrice e allenatrice, che a Perth ha vissuto per due anni e mezzo, affida a un’intervista con La Repubblica la sua durissima analisi, bollando l’iniziativa come un grave errore che ignora le basi della preparazione atletica e della cultura sportiva.
Il primo e più grande problema, secondo Morace, è di natura fisica e climatica. L’idea di spostare i giocatori dall’inverno italiano all’estate torrida australiana è una follia. «Probabilmente, chi l’ha pensata non è mai stato a Perth a febbraio. Passare dal freddo italiano ai 40 gradi di lì, e ritorno, sarà costoso sia per la salute dei giocatori, sia per la performance sportiva una volta rientrati. Mi stupisce il silenzio dell’associazione calciatori». A questo si aggiunge l’impatto devastante del fuso orario, un fattore che chi governa il calcio sembra sottovalutare. «Il fuso orario per gli sportivi è massacrante. I calciatori voleranno comodi, ma non cambia molto. La nostra notte è il giorno australiano e viceversa. C’è il rischio concreto di giocare pessime partite al ritorno in Italia, perdere punti e sacrificare la stagione. Se proprio si doveva giocare all’estero, meglio scegliere un posto più vicino».
Morace smonta anche la presunta logica promozionale dell’evento, sottolineando l’inadeguatezza della location e lo scarso appeal del calcio italiano in Australia. «Il calcio australiano già è poca cosa. E Perth è l’ultima città del Paese per cultura calcistica. Avrei forse capito di più Sydney o Melbourne. E comunque, quando parliamo di Australia, parliamo di un calcio ridicolo. A Perth nemmeno lo stadio è adeguato: ci giocano a football australiano e cricket, è pensato per altri sport». L’idea che una singola partita possa accendere la passione per la Serie A è un’illusione. «C’è poca cultura calcistica. I pochi appassionati guardano la Premier League e la Liga, dove si gioca un calcio migliore rispetto al nostro. Se non amano la Serie A, non è perché non gliela portiamo lì: è per il livello dello spettacolo. Nemmeno comprano i diritti tv».
Infine, la sua critica si allarga a una riflessione più amara sullo stato del calcio in Italia, sempre più distante dalla sua base popolare. «Una famiglia media non può più permetterselo e la passione si affievolisce, ormai la vera Nazionale è Sinner».
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