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2015

Roma e Napoli, insieme, non hanno i punti dell’Inter

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L’ipotetica caduta della Juventus e la questione dell’eredità: Garcia, Sarri e Mancini

Lo scossone di casa Juventus aveva aperto le porte dei sogni alle sue concorrenti: che, nell’ultimo biennio (anche qualcosa in più per i partenopei), sono state fondamentalmente Roma e Napoli. Logico dunque, anche in base alle dotazioni dei due organici, pensare a loro come ipotetici successori dello squadrone che ha dominato il recente passato (e non solo) del calcio italiano.

LA SITUAZIONE – Dopo cinque turni di campionato, che non sono certo un’infinità ma quanto basta almeno a recepire i primi segnali, la situazione è assolutamente capovolta: o meglio, confermate le sensazioni inerenti ad una Juventus in logica difficoltà di transizione da quel che è stato a quel che sarà, la successione non è al momento raccolta dalla Roma di Garcia o dal Napoli di Sarri. Che a dire il vero, insieme, non totalizzano i punti che spettano all’Inter di Mancini: capolista a quota 15 ed a punteggio pieno, la Roma di punti ne ha 8 mentre il Napoli addirittura 6. Disastrose fuori casa: nelle tre gare rispettivamente disputate lontano da Olimpico e San Paolo i giallorossi hanno incassato 4 punti (di cui i 3 piuttosto scontati a Frosinone) mentre il Napoli è fermo ad un’imbarazzante quota due, incapace di andare oltre il pari sui campi di Empoli e della neopromossa Carpi.

SQUADRA E AMBIENTE UGUALI – Al Napoli ed a buona parte dei media partenopei basta la fiammata di turno, la sfuriata, il 5-0 da fumo negli occhi per sentirsi forti, per lasciarsi andare a commenti entusiasmanti puntualmente smentiti qualche giorno dopo dalla crudezza dei fatti: finché non sarà superato questo circolo vizioso il rischio è quello di restare un’eterna incompiuta. Del 5-0 rifilato alla Lazio di turno non te ne fai nulla se poi non sei in grado di importi sul campo di un’oggettivamente debole neopromossa. O se ad Empoli incassi due gol e rischi di prenderne altri. Non c’è il tanto agognato salto di qualità – ancor più sul piano mentale che tecnico, non che quest’ultimo brilli s’intenda – ed il popolo dei tifosi partenopei ha iniziato ad accorgersene: stadio semivuoto o quasi, ci si interroghi sulle cause.

ESALTAZIONE E DEPRESSIONE – Dalle parti di Roma la schizofrenia non è seconda a nessuno: già alla prima giornata, dopo il deludente pareggio sul campo del Verona, in diversi avrebbero voluto la testa di Garcia. Esaltato poi dopo la vittoria con la Juventus ed il pareggio contro i fuoriserie del Barcellona, ora nuovamente imputato sul tavolo dei processati: poche piazze come quella giallorossa sanno portarti sulle stelle alle velocità con cui ti scaricano nelle stalle. E non è facile né immediato districarsi in questa palude: il rischio dell’eterna incompiuta è altrettanto alto nel caso della Roma e forse addirittura amplificato, i due secondi posti ottenuti nelle ultime edizioni della Serie A hanno lasciato pensare proprio ai giallorossi come primi successori in caso di caduta della Juve e non sorreggere il peso di tali ambizioni segnerebbe un deciso passo indietro sul piano complessivo del progetto americano.

MENTRE MANCINI VA – A Milano, almeno al momento, si lavora con più serenità. Sarebbe bugiardo non ammetterlo. Roberto Mancini è subentrato nella scorsa stagione all’esonerato Walter Mazzarri, ha provato a cambiare mentalità alla squadra e qualcosa s’è visto, ma la tanto attesa inversione di tendenza certamente non è arrivata. Bruciamo anche lui? No. La piazza ha saputo attendere, non ha diviso tra innocenti e colpevoli, si è fidata del tecnico che già aveva vinto sulla panchina dell’Inter e che poi si era imposto anche sul terreno internazionale in quello da tanti indicato come il campionato più strutturato al mondo. Ed aver vinto conta, altroché se non conta. La società lo ha seguito in tutto e per tutto, anche nei suoi capricci (vedi caso Shaqiri, ardentemente desiderato a gennaio e sonoramente scaricato in estate), gli ha costruito la squadra desiderata senza gravare sul bilancio. Non dimenticate le milionarie cessioni di Kovacic, Hernanes e dello stesso Shaqiri. Ora l’Inter va, funziona, altro che noiosa (chiedere ai tifosi del Napoli quanto si siano divertiti ieri in quel di Carpi). Non è detto che lo faccia per sempre ma purtroppo la palla di vetro non l’abbiamo ancora trovata e ad oggi la situazione è questa: un allenatore idolatrato (Mancini), uno che chiede tempo (Sarri) ed uno clamorosamente già in discussione (Garcia).