Verso Brasile 2014, l'Uruguay vuol dipingere di nuovo il Maracanà - Calcio News 24
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2014

Verso Brasile 2014, l’Uruguay vuol dipingere di nuovo il Maracanà

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Non sono i favoriti ma la storia è dalla loro parte: ecco l’Uruguay, l’outsider di lusso di Brasile 2014

URUGUAGI – Maracanazo, Garra Charrùa, Maestro Triste: quando si parla di Uruguay vengono in mente solo parole ispanofone. Il Mondiale 1950 ormai è storia del calcio e contemporanea, la famosa garra invece è diventata qualcosa di mitologico e quasi intraducibile, un po’ come la balentia in sardo, un termine che denota un certo modo di essere ma che poi in realtà è trascendentale. El Maestro Triste invece è quel signore con la faccia davvero melanconica, siede in panchina e risponde al nome di Oscar Washington Tabarez. Tutto nell’Uruguay è ammantato da una vena di romanticismo che non può passare inosservata: si è detto spesso che gli uruguaiani – o uruguagi, dipende da quanto vi piace Brera – hanno preso la tecnica brasiliana e i muscoli argentini, e geograficamente non poteva essere altrimenti. Senonché lo stile di gioco della Celeste è diverso da quello delle due nazionali citate, il motto è semplice «Il pallone ce l’ho io, tu vienilo a prendere». E con una way of life del genere l’Uruguay è riuscito a dipingere di celeste le pareti esterne del Maracanà.

IL CONDOTTIERO, OSCAR WASHINGTON TABAREZ – Dicevamo del Maestro Triste, un uomo che pare uscito da uno di quei romanzetti lumpen per dirla alla Roberto Bolano, che però era cileno. Aria cupa, ma cervello fino: Oscar Washington Tabarez Silva, famoso in Italia per aver allenato il Cagliari e per essere stato il tecnico che è durato meno sulla panchina del Milan nell’era Berlusconi. La nomea di sottovalutato non lo ha mai abbandonato in carriera, neppure dopo i primi successi al Penarol e al Boca Juniors, poi dopo l’arrivo in Europa il suo cursus honorum ha preso una brutta piega fino al 2006, quando l’Uruguay lo ha chiamato in sostituzione di Jorge Fossati – a proposito, Tabarez è in scadenza di contratto – e da lì ha plasmato un gruppo inossidabile e che fa dell’esperienza la sua arma vincente. Il quarto posto a Sudafrica 2010 e la vittoria in Coppa America 2011 hanno regalato al calcio una nazionale rinvigorita dopo troppi anni nel dimenticatoio. Eterni sottovalutati anche i giocatori, come è stato detto e ridetto.

LA STELLA, LUIS SUAREZ – Luis Suarez arriva al Mondiale probabilmente nel momento migliore della sua carriera, anche se l’aspetto psicologico non è da sottovalutare anche perché è il centro emozionale di questa squadra. Trentatré partita con il Liverpool in Premier League e trentun gol, più ventun assist e una stagione da trascinatore vero. Ha anche messo da parte quel carattere un po’ così che gli faceva azzannare gli avversari ma dal punto di vista psicologico l’aver perso la Premier League potrebbe essere un’arma a doppio taglio: lo abbiamo visto in lacrime sul campo del Crystal Palace al gol del 3-3 delle Eagles e quindi viene spontaneo chiedersi se avrà la forza di tirarsi su in questi Mondiali. La tecnica ovviamente non manca, le giocate di Suarez sono un inno al calcio. Se nel 1950 Pepe Schiaffino illuminava gli occhi dei calciofii, adesso veder giocare Suarez è davvero una prelibatezza perché non fa un tocco superfluo e ha lavorato di labor limae su una tecnica che spesso era parsa fine a se stessa. Velocità, dribbling e anche forza fisica: i difensori italiani dovranno stare attenti al signor Suarez (e non solo). Attenzione anche alla salute del giocatore, se riuscirà a riprendersi dall’operazione al menisco allora i dolori arriveranno per gli avversari, altrimenti un Uruguay con Suarez zoppo è, sillogisticamente, un Uruguay zoppo.

LE SORPRESE, GIMENEZ E RAMIREZ – Difficile scegliere una sorpresa all’interno dell’Uruguay perché come detto si tratta di un gruppo che lavora assieme da anni, basti pensare che ben sei dei dieci giocatori con più presenze nella Celeste sono stati convocati da Tabarez per questo mondiale. Sono in tre ad avere meno di ventitré anni, uno di questi è Abel Hernandez, gli altri due invece potrebbero diventare le sorprese di questa spedizione. Gaston Ramirez a Bologna ha incantato, mentre in Premier League non ha mai trovato la giusta dimensione, la nazionale potrebbe rilanciarlo e dargli stimoli anche perché Tabarez ha dimostrato di saperlo sfruttare al meglio. A centrocampo poi è uno dei pochi che ha qualità, anche se è molto più probabile un suo impiego sulla trequarti o sulla linea degli attaccanti. Gimenez invece è un difensore dell’Atletico Madrid classe 1995: solo 5 presenze coi colchoneros in stagione ma ne sentiremo parlare perché ha tutte le caratteristiche di un difensore uruguagio, ovverosia senso della posizione, tenacia e quel pizzico di cattiveria gratuita sconsigliata ai minori.

L’UOMO MERCATO, EDINSON CAVANI – Parlare di Cavani come uomo mercato è un po’ un’offesa alle bandiere storiche del calcio perché il Matador solo l’ano scorso è passato a peso d’oro dal Napoli al PSG. Quest’anno però nonostante la vittoria in Ligue One e i gol sotto la Torre Eiffel, è sembrato molto indolente e la convivenza con Ibrahimovic si è fatta scomoda. Ecco dunque che i petroldollari di qualche sceicco potrebbero portarlo lontano da Parigi, oppure potrebbe pensarci il Manchester United, da sempre interessato a Cavani, o perché no la Juventus nell’affare Pogba. Una cosa è certa, Cavani è titolare nell’uruguay e la coppia che forma con Suarez farebbe impallidire persino Beckenbauer, figuratevi i nostri difensori. In odore di mercato anche il già citato Ramirez mentre non sarebbe male apprezzare in Italia la classe di Nicolas Lodeiro, in forza attualmente al Botafogo.

L’ULTIMO MONDIALE – Quando ancora Suarez era una testa calda, fece vedere che è meglio avere fortuna piuttosto che talento: ai mondiali di Sudafrica 2010 si trovò al posto giusto al momento giusto e parò un tiro di Asamoah al 120′ venendo espulso e causando il rigore che lo stesso Gyan sparò alle stelle. Ai rigori poi la Celeste vinse e Suarez venne portato in trionfo, i casi della vita. Oltre a quell’episodio c’è da ricordare come il quarto posto in Sudafrica sia stato l’inizio della cavalcata che ha portato gli uomini del Maestro a vincere l’anno dopo la Coppa America. Non sottovalutiamo ulteriormente la fame di vittoria di questi giocatori.

DOVE ARRIVERA’ L’URUGUAY? – Il sogno, che poi tanto sogno non è, è quello di ripetere il Maracanazo, magari con un epilogo migliore per quanto riguarda l’ordine pubblico. L’Uruguay infatti ha tutte le carte in regola per vincerla questa Coppa del Mondo, perché ha dei grandi attaccanti e una impostazione tattica sapiente: il 4-3-3 studiato da Tabarez esalta al meglio le galoppate degli esterni (i due Pereira e Fucile sono in grado di fare le due fasi in maniera egregia) e l’eccentricità dell’attacco, sebbene la fase difensiva possa causare problemi. Sì perché il centrocampo è molto, troppo muscolare e manca quel pizzico di qualità in più e in difesa la coppia Godin – Lugano è buona ma non ottima da poter vincere un Mondiale, anche perché Godin sarà pure nella miglior forma possibile ma l’altro comincia a diventare stagionato. Altro possibile punto debole, la condizione di Suarez, ce la farà a recuperare appieno? Pare di sì, vedremo. L’Uruguay comunque potrebbe passare la fase a gironi, il brutto arriverà dai quarti in poi perché a meno di sorprese clamorose gli avversari saranno Brasile o Spagna. Ma, se non andiamo errati, a Rio i charrùa nel 1950 non andarono poi così male contro i padroni di casa, no?