Obiettivo raggiunto: far parlare di sè - Calcio News 24
Connettiti con noi

2014

Obiettivo raggiunto: far parlare di sè

Pubblicato

su

Il mondo del calcio ai piedi del visionario. Vi proponiamo una versione alternativa: Van Gaal e i suoi esperimenti da “Piccolo Chimico”

OLANDA VAN GAAL BRASILE 2014 MONDIALI – Gli Orange hanno davanti l’opportunità di riscrivere la propria storia mondiale: tre finali disputate, tutte perse, nel ’74 dalla Germania, nel ’78 dall’Argentina e nel 2010 dalla Spagna. Nello scenario di Brasile 2014 iberici già schiantati con il roboante 5-1, il destino metterà di fronte gli uomini di Van Gaal alla Seleccion in semifinale ed eventualmente alla Germania – se dovesse superare il Brasile – nella potenziale finale tutta europea.

STRADA PER LA GLORIA – E’ l’Olanda giusta per riscattare un passato tanto bello quanto perdente? Per ottenere il tanto agognato successo inspiegabilmente mancato dall’Olanda di Cruijff e del calcio totale? Non resta che attendere l’esito delle ultimissime sfide di un Mondiale meraviglioso per emozioni dispensate, qualità e storie lasciate in eredità. Intrecci su intrecci che hanno designato il restante quadro: le due sudamericane che il mondo auspica di ritrovarsi in finale, la certezza Germania e – stando alle aspettative iniziali – l’europea a sorpresa. Si diceva: la Germania giusta? Stando ai segnali emersi dai quarti di finale verrebbe da rispondere negativamente: gli Orange si scontravano con l’avversario decisamente più alla portata rispetto alle altre semifinaliste eppure è l’unica nazionale a non aver chiuso la vicenda qualificazione nei novanta minuti.

ESASPERAZIONI TATTICHE – E’ vero, ha colpito tre legni, ma è altrettanto certo come abbia dovuto ricorrere ai calci di rigore rischiando grosso nel secondo tempo supplementare contro una Costa Rica tutt’altro che irresistibile. E funzionando a tratti più per le esplosioni atletiche del solista Robben che grazie ad una trama di gioco individuabile. L’esperto e decisamente particolare Louis Van Gaal si è presentato a questo Mondiale nelle vesti di sperimentatore: partito con un 3-5-2 fin troppo equilibrato è poi tornato alla difesa a quattro per poi affidarsi ad un 3-4-3 puro con Sneijder ad agire da mediano, Kuyt da laterale a solcare l’intera fascia e tre attaccanti di ruolo quali Van Persie, Robben ed il giovane crac Depay. Interpreti come Blind, Kuyt, Sneijder e Robben hanno di fatto svolto ad oggi ogni ruolo immaginabile nel tentativo di reinterpretare quell’Olanda totale che non dipendeva tanto dalle caratteristiche dei suoi calciatori quanto dalla diligenza con la quale gli stessi svolgevano le funzioni assegnate. Da riconoscere senz’altro grande autorevolezza ad un allenatore che può chiedere – ed ottenere – qualsiasi cosa ai suoi uomini.

IL RISULTATO – Il tutto lascia in eredità una squadra non particolarmente godibile o eccellente in determinati aspetti ma piuttosto Robben-dipendente: lo schema alla lunga è sembrato quello di affidarsi alle proverbiali accelerazioni del talento olandese. Lascia stupiti anche la scelta – in una battaglia tosta e frustrante lunga 120 minuti – di non servirsi di una sostituzione in corso d’opera per ricaricare le batterie di una squadra giocoforza sulle gambe nelle battute finali – e che infatti ha rischiato tantissimo negli ultimi istanti – ma riservare il cambio per il portiere pararigori (2 su 34 in carriera): Tim Krul, subentrato in luogo dell’esautorato Cillessen, ha condotto all’esaurimento nervoso gli avversari e di penalty ne ha parati due ma la sensazione è quella che nella lotteria dei rigori al tecnico gli sia andata bene. Tutto qui. E’ vero, ha vinto, ma se chi vince ha sempre ragione allora possiamo smontare baracca, attendere il trionfatore finale e stringergli la mano. Ora si parla della magia di Van Gaal: obiettivo raggiunto. Ma il tutto non mi convince. O meglio non mi ha convinto. L’Argentina all’orizzonte per ribaltare la storia: o solo l’ennesimo modulo?