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2014

Tengo famiglia – 10 parenti d’arte

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Digao, Joelson, Max Vieri e altri: i 10 parenti più famosi del calcio italiano

TENGO FAMIGLIA – Al giorno d’oggi, con questa crisi, è sempre più difficile assicurarsi un futuro se non si hanno le giuste parentele. E’ brutto da dire ma una spintarella farebbe comodo a chiunque, se poi l’ambito è quello calcistico dove girano anche un bel po’ di soldi allora siamo tutti più contenti. Esempi di nepotismo nel calcio ce ne sono quanti ne volete, in special modo negli ultimi anni molti campioni hanno fatto far strada anche ai fratelli o ai figli o ai cugini o a quant’altro. Il calcio italiano ovviamente esula da questi favoritismi, un esempio clamoroso è Gheddafi al Perugia ma adesso vogliamo spostare l’attenzione su dieci parenti d’arte del nostro calcio (quindi con almeno un parente calciatore e non dittatore), ma non 10 giocatori qualsiasi, vogliamo parlare di quelli un tantino più scarsi.

10. JASMIN HANDANOVIC – Alcuni tifosi dell’Empoli e del Mantova, guardando recentemente la Champions League, si sono chiesti se quell’Handanovic in porta al Maribor fosse un bug o altro. Invece Jasmin, cugino del più noto Samir, era lì a difendere i pali della squadra slovena. In Italia non ha lasciato un gran ricordo, se non quello di “cugino di”. Non era proprio un fulmine di guerra tra i pali, da noi non ha neppure mai giocato in Serie A.

9. WILFRIED DALMAT – Ve lo ricordate Wilfried Dalmat, attaccante francese classe 1982? Quasi certamente no, come darvi torto, forse nemmeno a Lecce questo nome dice qualcosa, e pensare che nel 2004 fu uno dei botti di calciomercato di Corvino. «E’ arrivato il fratello di Stephan Dalmat» dicevano i giornali, come se lo stesso Stephan – centrocampista dal rendimento molto alterno all‘Inter – fosse un fenomeno. Sette partite, un gol ed Erasmus nel Salento finito dopo sei mesi. Media voto: troppo bassa.

8. MADS JORGENSEN – L’Ancona 2003-04 non era una squadra di calcio, bensì un fenomeno sociologico. Più di quaranta giocatori utilizzati, una miriade di movimenti di calciomercato e cento miliardi di incognite: fra tutti il povero Mads Jorgensen, arrivato dal Brondby con la nomea di fratello di Martin (a quei tempi stella dell’Udinese) e rimandato senza alcuna presenza allo Stabaek un anno più tardi. In un anno di permanenza al Del Conero nessuno ne ha mai sentito parlare.

7. JOELSONJoao Batista Inacio, detto Pià, ha avuto una carriera discreta in Italia. Suo fratello Inacio Josè Joelson un po’ meno, ecco. Per Joelson tanta gavetta nelle serie inferiori e poi la grande opportunità a Reggio Calabria in Serie A: dodici presenze, un solo gol e tanti errori. Non ha mai segnato più di 8 gol l’anno e per una punta è un problema. Crediamo comunque che la grana più grande sia l’esser stato messo agli arresti domiciliari per lo scandalo Scommessopoli nel 2012.

6. GUILLERMO BURDISSO – C’è stato un anno in cui la Roma è riuscita ad approdare in Europa League nonostante la presenza dei fratelli Burdisso in campo. Oltre a Nicolas, sul cui valore discutono da anni i calciofili italiani, c’era anche il piccolo Guillermo, arrivato per volere del parente. Due partite in giallorosso bastarono a Claudio Ranieri per capire che va bene l’autolesionismo ma quando è troppo è troppo. In Argentina adesso pare abbia ritrovato la sua dimensione ideale.

5. MAX VIERI – C’è stato un periodo agli inizi degli anni 2000 in cui il futuro del calcio italiano sembrava dover passare inesorabilmente dalla famiglia Vieri. Christian in Serie A e in nazionale spaccava le porte, in Serie B (ma di proprietà della Juventus) c’era il fratelli Massimiliano detto Max a fare valanghe di gol nell’Ancona. Dal 2002 invece più niente per il povero Max, sempre più girovago e meno prolifico. Ah, ha anche 6 presenze con la nazionale maggiore australiana.

4. LUIS HELGUERA – C’è un dato che descrive appieno l’esperienza di Luis Helguera nel calcio italiano. Veniva considerato un regista dai piedi buoni ma in otto anni di Italia, quasi 200 partite, ha realizzato solamente un gol. Arrivato come fratello di Ivan – che a Roma fallì e divenne galactico a Madrid – all’Udinese nel 2000, ha resistito fino al 2008 con le maglie di Fiorentina, Ancona e Vicenza prima di capire che Serie A e Serie B erano troppo per le sue modeste capacità e per la sua pachidermica lentezza.

3. EDDY BAGGIO – Eddy come Eddy Merckx e Baggio come Roberto Baggio, del quale è il fratello. Del Divin Codino però il giovane Baggio ha ereditato solo i tratti somatici perché la tecnica e il senso del gol diciamo che non erano poi proprio uguali uguali a quelli di Roby, ecco. Anni e anni a girovagare nelle serie inferiori arrivando persino in Serie B, ma senza mai lasciare il segno. Anche lui ha avuto Ranieri come allenatore, ma non si può biasimare il tecnico romano che ai tempi della Viola gli preferì Batistuta e Flachi.

2. DIGAORodrigo Izecson dos Santos Leite detto Digao, nato il 14 ottobre 1985 in Brasile e di professione calciatore, o meglio fratello di Kakà. Digao si è costruito una carriera in Italia grazie alla parentela con il fenomeno rossonero e addirittura ha esordito in Serie A con il Milan in una delicata sfida contro la Lazio – vale la pena ricordare che Ancelotti era davvero in emergenza in difesa quel giorno. Samp, Milan, Rimini, Lecce: prestiti su prestiti e tribune su tribune, vi basti pensare che negli ultimi dieci anni ha giocato meno di 50 partite, quasi come il mitologico Carlos Kaiser.

1. HUGO HERNAN MARADONA – Il calcio italiano è uno dei pochi a potersi fregiare di un titolo particolare: il giocatore più forte della storia della Serie A e quello più scarso fanno entrambi di cognome Maradona. Se Diego Armando era Dio in pantaloncini e tacchetti, Hugo invece era l’Anticristo. Tesserato dall’Ascoli nel 1987 fece fare un bel ripasso di genetica ai dirigenti marchigiani, i quali pensavano di aver fatto l’affare del secolo prendendo il clone del Pibe de Oro. Niente di più sbagliato, per il Maradonino tredici gare nella massima serie, zero gol e una quantità di offese innumerevole. Però era fratello di Maradona eh, mica scherzi.