Ancona 2003-04, la squadra più bizzarra della storia della Serie A - Calcio News 24
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2014

Ancona 2003-04, la squadra più bizzarra della storia della Serie A

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C’eravamo tanto amati presenta l’Ancona 2003-04, colpo da maestro del teatro dell’assurdo

La nostra storia ha inizio un assolato pomeriggio di giugno del 2003 allo stadio Armando Picchi di Livorno. I padroni di casa stanno disputando l’ultima di campionato contro l’Ancona, al quale basta un pareggio per raggiungere matematicamente la Serie A per la seconda volta nella sua storia. Quello dell’Ancona è un caso particolare, ha giocato fino ad allora solo una volta in A ed è subito retrocesso, ma soprattutto nel Dopoguerra è stata la prima e unica società a raggiungere la finale di Coppa Italia pur partendo dalla Serie B – finale poi sonoramente persa sei a uno con la Samp. Quel pomeriggio, dicevamo, all’Ancona basta un pari ma addirittura al 50′ Daino porta in vantaggio i marchigiani; il gol di Protti venti minuti dopo scalfisce solo leggermente l’entusiasmo degli ottomila anconetani al Picchi, che al fischio finale si trovano festanti per la seconda promozione nella massima serie. Qui comincia il nostro racconto, che vedrà una squadra a suo modo nobile trovarsi invischiata nei bassifondi della Serie A, con una delle rose più pazze degli ultimi anni, tra presidenti loschi e attaccanti sovrappeso. E’ la storia dell’Ancona 2003-04, probabilmente la peggior squadra nella storia del massimo campionato italiano.

LA CAVALCATA – Dal 2002 ha assunto la presidenza dell’Ancona Ermanno Pieroni, ex segretario di un senatore DC e ex direttore sportivo (non c’è un nesso tra le due cose, evidentemente), conosciuto come uno dei migliori nel piazzare giocatori sconosciuti. Pieroni è un ex tutto, è stato anche arbitro e amico intimo di Luciano Moggi, uno che nel 2004 è considerato un mago del calcio italiano ma più avanti farà ricredere in molti. Pieroni ha costruito una squadra interessante per Gigi Simoni, vecchio volpone della Serie B che infatti alla prima occasione buona ha riportato in alto una squadra che è un mix tra giocatori esperti quali Ganz, Robbiati o Maini e giovani in prospettiva tipo Antonini o Budan. Improvvisamente nell’estate del 2003 cambia tutto e Simoni lascia i marchigiani. Al suo posto arriva Leonardo Menichini, che lascia l’incarico di vice storico di Mazzone per poter tentare l’avventura in solitaria. Durerà solamente quattro giornate, ma di questo avremo modo di parlare più avanti.

 

SI PARTE – Il calciomercato dell’Ancona ha promesso botti e li ha mantenuti: è arrivato Tatanka Hubner, affiancato in avanti da Paolo Poggi per una coppia che ha fatto scintille già a Piacenza anni prima, poi si è unito il buon Eusebio Di Francesco – anch’egli al Garilli qualche stagione prima – e insieme a lui una ridda di giocatori più o meno utili alla causa come Fabio Bilica, Rapaic, Pandev, Sartor, Sommese o Daniel Andersson. Una completa rivoluzione operata da Ermanno Pieroni e dal fido dirigente Gino Montella, due che sanno il fatto loro quando si tratta di operare sul calciomercato. L’esordio in campionato è quanto di peggio potesse offrire il calendario: il Milan campione d’Europa e da pochi giorni vincitore della Supercoppa Europea inizia la stagione al Del Conero contro l’Ancona. Certo, una sfida prestigiosa e che potrebbe dare morale, ma non se una squadra si comporta come quell’Ancona: Shevchenko manda ai matti Bilica – strano il rapporto tra i due, il brasiliano nel 2000 gli parò anche un rigore – e lo fa espellere non prima di aver siglato entrambi i gol del 2-0 milanista. E’ l’inizio della fine perché l’Ancona non si riprenderà più: sarà proprio un gol di Bilica a dare il primo punto ai biancorossi col Modena alla terza ma lo 0-3 rimediato all’Olimpico segna la fine dello one man show di Menichini. Arriva Nedo Sonetti, con la sua faccia un po’ così, da lupo di mare.

ZERO VITTORIE – Non era colpa di Menichini evidentemente. Il gruppo è sfaldato e l’Ancona gioca un calcio che definire calcio sarebbe un complimento. La squadra fa fatica a superare la metà campo e l’attacco non segna praticamente mai, ogni tanto Maurizio Ganz tira fuori qualche perla ma che non porta punti alla squadra. Il bomber è William Viali, che di mestiere fa il difensore centrale e ha messo a segno due gol, inutili tra l’altro ma questo non c’era bisogno di spiegarlo. Al giro di boa della stagione la classifica più che impietosa è inquietante: l’Ancona è ovviamente ultimo ma colpisce soprattutto il punteggio, solo 5 punti frutto di 5 pari e zero vittorie in diciassette giornate. Sonetti durerà altre due giornate e poi toccherà a Galeone, cognome profetico per salvare una barca che sta naufragando ma comunque anche lui abbastanza futile perché è inutile mettere suspense nel racconto, alla fine l’Ancona retrocederà e lo farà pure malissimo.

 

OMO DE PANZA – E’ in quel momento, quando le cose sembrano andar male, che Ermanno Pieroni si ricorda della Legge di Murphy e cerca di retrocedere con stile, lasciandosi dietro comunque dei bei ricordi. Selezioniamo quindi cinque diapositive di quel mese di gennaio, quando l’asse Montella – Pieroni dà vita al calciomercato più virtuoso per una piccola squadra: arriva Dino Baggio, ormai a fine carriera; viene preso Potenza e ceduto dopo una sola partita; Luis Helguera, professione fratello d’arte, arricchisce il centrocampo; viene venduto Pietro Parente, sosia di Maldini ma famoso soprattutto per essere stato vittima di un pestaggio da parte di Jaap Stam; infine la perla delle perle, quella che ci porteremo dietro ovunque andremo, l’acquisto di uno sferico Mario Jardel. Jardel, bomber d’eccezione in Portogallo e Turchia, da anni è dilaniato dalla depressione che lo ha portato ad usufruire un po’ troppo dell’alcool e la cosa gli ha provocato una simpatica protuberanza a livello lombare, altrimenti detta panza. Acclamato a furor di popolo, Jardel giocherà tre partite nelle quali i tifosi dell’Ancona provano pena per la sua condizione psico-fisica. Rimane comunque uno dei coup de theatre migliori del calcio italiano e vi si avvicina anche l’acquisto del portiere Magnus Hedman, che però probabilmente ancora non ha capito dove siano Ancona e le Marche.

THE END – Fatto sta che con Galeone le cose migliorano e addirittura arriva la prima vittoria, datata 10 aprile 2014: al Del Conero cade 3-2 sotto i colpi del team marchigiano il Bologna di Mazzone, grazie alla doppietta di Rapaic e al gol di Bucchi, anche lui arrivato a gennaio (pure Grabbi!) e rivelatosi poi capocannoniere dell’Ancona con 5 gol totali. Alla penultima giornata pure l’Empoli perde una tragica partita ad Ancona 2-1 e con quella sconfitta cade ufficiosamente in Serie B. L’Ancona chiude ultimo con tredici punti in 34 partite, uno dei peggiori risultati della storia del calcio italiano e retrocede in Serie B dopo un’annata da squadra materasso. La Serie B 2004-05 non arriverà mai, grazie alle spese folli di Pieroni – poi incriminato e incarcerato per il crack finanziario – l’Ancona fallisce e può ripartire dalla C2 grazie al Lodo Petrucci. La ciliegina sulla torta di una delle stagioni più bizzarre del nostro pallone. Di quell’Ancona 2003-04 cosa rimane? Niente, non è una storia edificante questa, quindi non c’è nemmeno da trovare una qualsivoglia morale. L’Ancona oggi è in Lega Pro, ha una nuova dirigenza e se la passa abbastanza bene, Pieroni è sparito dai radar del calcio che conta, Parente non esce più di casa per paura di Stam e infine di Jardel si sono perse le tracce: ha cambiato tredici squadre in otto anni e poi più niente. Ci piace ricordarlo obeso che cerca di superare in velocità Gattuso.