2013
1993 – Odissea nella Fiesole
Ecco l’esempio di come distruggere un giocattolo che funziona (quasi) alla perfezione: la Fiorentina di Agroppi
Estate del 1992, Firenze la vive in maniera abbastanza soft ma anche con qualche sussulto, almeno per quanto riguarda il versante calcistico. Il presidentissimo Mario Cecchi Gori, subentrato al discusso Pontello dopo la clamorosa cessione di Roberto Baggio alla Juventus, decide di allargare in maniera decisa i cordoni della borsa, investendo decine di miliardi per completare una rosa competitiva, affidata alle sagge mani di Gigi Radice. Proprio lui, il tecnico dello storico scudetto del Torino nel 1976, e che si ritrova tra le mani una formazione dinamica e completa in ogni zona del campo: l’eccentrico Mareggini tra i pali, capitan Carobbi e i giovani nuovi arrivati Carnasciali e Luppi nella retroguardia, la durezza tutta tedesca di un altro volto nuovo come Effenberg in mediana, con l’effervescenza di Di Mauro, Orlando e Maiellaro a sostegno di una coppia d’attacco esplosiva. Da una parte Gabriel Batistuta, giunto alla seconda stagione in Italia e pronto a zittire tutti i critici; dall’altra Ciccio Baiano, magnifico esecutore sottoporta della giostra di Zemanlandia in quel di Foggia, e pronto a misurarsi con quella che, a tutti gli effetti, poteva essere considerata una grande.
CHI BEN COMINCIA… – La prima parte della stagione sembra spalancare un bel sorriso alla Fiorentina, che pareggia su campi complicati come quelli di Lazio e Inter, travolge il malcapitato Ancona e la Sampdoria, con in mezzo una goleada subita al ‘Franchi’ dal super Milan di Fabio Capello: un 7-3 in cui i dominatori sono i tupilani Gullit e van Basten, oltre a un grande ex come Massaro. Fino alla fine del 1992, ci sono altri due scivoloni da segnalare, ovvero il 4-1 subìto al San Paolo dal Napoli e quello patito a Cagliari con il gol al 90′ di uno che avrebbe dato gioie, verso la fine del decennio, al popolo viola, ovvero Lulù Oliveira. In mezzo, però, tante soddisfazioni e una situazione di classifica particolarmente felice: il Capodanno vede i viola a quota 15 punti dopo 13 partite, con un andamento che può fare ben sperare in un piazzamento europeo al termine della stagione. Tuttavia, l’ostacolo è dietro l’angolo.
GALEOTTO FU PERRONE – 3 gennaio 1993, la prima partita dell’anno vede la lanciata Fiorentina attesa dalla prova Atalanta, il cui allenatore Marcello Lippi sta confezionando un piccolo miracolo. I viola giocano bene, sprecano tanto e vengono puniti, all’inizio della ripresa, dal contropiede micidiale concluso in maniera vincente da Perrone. I nerazzurri portano a casa i tre punti, la cosa non dovrebbe essere preoccupante per la Fiorentina, ma in società c’è chi non la pensa così: è Vittorio Cecchi Gori, il bizzoso figlio del patron Mario, e che ordina l’esonero di Gigi Radice, con il quale non correva buon sangue già dal già citato 7-3 patito dal Milan. I giocatori si oppongono, la piazza è in subbuglio, ma papà Mario sfodera la sua diplomazia e dà seguito all’operazione del proprio figliolo, che alla lunga si rivelerà scellerata…
IL CROLLO – La panchina della Fiorentina viene affidata ad Aldo Agroppi, uomo sempre vicino alle vicende viola ma che non allena una squadra da due anni, cioè da quando i tifosi dell’Ascoli lo costrinsero ad andare via con azioni che poco hanno a che spartire con lo sport. Tornando al calcio, se c’è un aggettivo con cui descrivere l’inizio dell’avventura del nuovo mister viola, questo è “tremendo”. Nei primi due mesi del 1993, infatti, la Fiorentina di Agroppi raccoglie il misero bottino di tre punti in sette partite, con i pareggi conto Torino, Genoa e Inter, ma anche con l’umiliazione di un 4-0 all’esordio sul campo dell’Udinese e la sconfitta sul campo del derelitto Ancona, schiantato all’andata con irrisoria facilità. Poi arrivano due vittorie benauguranti, contro Pescara e Cagliari, ma la squadra fa una grandissim fatica a carburare, e la classifica si fa sempre più drammatica. Finchè non arriva la penultima giornata: Batistuta evita il ko sul campo del Torino, ma non l’esonero (forse tardivo) di Agroppi, sostituito dalla coppia Chiarugi-Antognoni per l’ultimo turno.
NIENTE DA FARE – I due guidano la Fiorentina all’assalto della vittoria contro il Foggia di Zeman, che potrebbe non bastare senza un favorevole incrocio di risultati dagli altri campi. E purtroppo per la piazza viola, tutto ciò non accade: Batistuta e Baiano trascinano i compagni verso una larga vittoria per 6-2, ma l’Udinese ottiene un punto fondamentale contro la Roma grazie al grande ex Desideri e si salva, facendo scendere dalla nave della massima serie proprio la Fiorentina. La squadra che sotto Natale era considerata la principale rivale del Milan, ma che pochi mesi dopo si sarebbe ritrovata ad affrontare viaggi scomodi verso campi di provincia. Altro che San Siro, o le sfide fuori dall’Italia…