2012
8^ giornata, l?analisi: la corsa di Inter e Lazio, la prima Roma di Zeman. Risale l?Udinese, il solito Ferrara
Archiviata la sfida tra Juventus e Napoli, di cui si è detto tutto e di più sia prima che dopo i novanta minuti di gara, focalizziamo il seguente editoriale sulle altre gare di campionato, molte delle quali foriere di segnali rilevanti per l’evoluzione del nostro campionato.
LAZIO-MILAN – Vladimir Petkovic è un allenatore che ha improntato la sua esperienza italiana su coraggio e personalità: non si nasconde di fronte alle domande sugli obiettivi che questa Lazio potrà centrare da qui al termine della stagione e i risultati vanno in suffragio delle sue ambizioni. I biancoazzurri trovano con semplicità la via della conclusione e sono esaltati dal momento di forma di uomini chiave quali Hernanes e Klose; l’obiettivo di Petkovic deve essere quello di rafforzare la solidità di una squadra che, a differenza della passata stagione, quando attaccata palesa qualche difficoltà di troppo. Il Milan non c’è: detto già tutto sulle responsabilità della società, è l’ora però di affermare che questa squadra non può avere una classifica del genere. Malissimo Allegri nella ricerca di soluzioni alternative rispetto alla scorsa stagione.
L’INTER VA: STAVOLTA STRAMACCIONI OSA – Da premettere immediatamente che non è stata un’Inter oltremodo convincente: lacune di qualità in mediana la cui ovvia conseguenza è da ricercare nel mancato collegamento dei reparti. Attaccanti isolati per gran parte della gara. Stramaccioni però questa volta ha osato, e di questo gli va dato ampio merito: tre punte pure in assetto iniziale, poi la scelta di insistere con un Palacio ancora non al meglio della condizione ben conscio che l’argentino avrebbe potuto ripagarlo da un momento all’altro. Dunque una rinuncia ad un gioco corale che senza un playmaker, senza Coutinho e privi di Sneijder non può del resto arrivare, ma cerniera alla difesa e fiducia massima nella giocata singola di un tridente di altissimo valore tecnico e qualitativo. Buona la prova del Catania, peraltro condizionata da una dubbia decisione arbitrale che nega un evidente rigore a Gomez sul risultato di 1-0, poco cinica però lontana dalle mura amiche.
GENOA-ROMA – Un posticipo incredibile. La prima vera manifestazione di Roma zemaniana. Nei pregi così come nei difetti: la partenza è scioccante, la sensazione di debolezza va oltre le due reti subite nel giro di pochi minuti, con gol incassati a causa di un mix letale di errori di assetto e lacune tecniche. La reazione però è strepitosa: innanzitutto per personalità, la squadra non si intimorisce di fronte all’impresa ed è cosciente delle proprie potenzialità. Poi la prestazione: eccellente. E’ la prima zemaniana in cui fioccano occasioni da rete, le proverbiali sovrapposizioni dei laterali spaccano la difesa ligure, difesa alta, centrocampo di corsa e la qualità dei tre attaccanti – Totti, Osvaldo e Lamela – è enorme. Se supportati da una squadra in grado di fornire una prestazione di tale calibro – al netto dei primi minuti, si intende – loro possono fare la differenza come pochi altri nel nostro torneo.
LE ALTRE: FIORENTINA POCO CINICA, RISALE L’UDINESE – Il copione della stagione viola rischia di restare invariato a lungo termine: la squadra produce tanto – ad onor del vero oggi più lenta del solito – ma finalizza poco contro un Chievo propositivo ma mancante di qualità. L’Udinese vince in 10 trovando la rete del vantaggio in inferiorità numerica: squadra ritrovata o demeriti di un Pescara mal costruito in estate? La verità probabilmente è a metà strada. Nel lunch match il Cagliari bissa il successo di Torino in una partita abbastanza noiosa: classifica e morale ritrovati, a spese di un Bologna il cui allenatore Pioli appare in difficoltà rispetto alle certezze di un anno fa. Tra Atalanta e Siena la spuntano i padroni di casa in rimonta: i toscani hanno perso parte della spinta propulsiva che ha caratterizzato il feroce avvio di stagione e il recupero dei punti di penalizzazione inflitti dalle sentenze del processo scommesse. Il Parma ritrova Amauri e stende una debole Sampdoria: viene immediatamente da pensare alla solita scattante partenza di Ferrara, come accadde ai tempi della Juve, non suffragata poi da risultati e continuità di rendimento. Tra Palermo e Torino vince Gillet: Ventura arriva al Barbera privo di tre quarti della difesa titolare e con un organico non rafforzato a sufficienza da una deludente campagna acquisti, ma riesce a portar via un punto dopo una prestazione difficile. Il Palermo ha creato tanto senza finalizzare: Paulo Dybala è un attaccante di enorme prospettiva che giocoforza ancora non può reggere da sé l’intero peso offensivo ed ha bisogno di una spalla che ne esalti le caratteristiche tecniche.