Barcellona Inter: le tre cose che non hai notato del match di Champions League
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Barcellona Inter: le tre cose che non hai notato del match di Champions League

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Ecco le tre curiosità sulla sfida delle ore 21:00, Barcellona Inter: match valido per l’andata della semifinale di Champions League 

La bellezza della Champions League è stata sottolineata una volta di più da Barcellona-Inter di stasera. Che è terminata 3-3 e può soddisfare, almeno parzialmente, entrambe le squadre, che tra 6 giorni a San Siro si ritroveranno per decidere chi staccherà il biglietto per Monaco. I blaugrana devono essere felici soprattutto per come hanno saputo mantenere la loro media gol annuale di 3 reti a partite nonostante non ci sia Lewandowski. I nerazzurri devono essere più che convinti che in tutti i 90 minuti non hanno trascorso neanche un secondo in svantaggio e hanno certamente dato una gran botta alle certezze dei catalani. Ecco altri 3 dettagli della sfida.

  1. Il coraggio. Lo si vede da certi particolari, assolutamente indicativi anche nella loro scansione cronologica. Attorno alla mezzora, sul risultato di 2-1 favorevole all’Inter, in un momento di assalto del Barcellona, l’Inter ha il coraggio e la capacità di uscire da dietro appoggiandosi anche al piede di Sommer. Lo fa con lucidità, precisione tecnica, personalità dei suoi difensori che si trovano a memoria. Unico difetto: quando la palla arriva a Lautaro, l’argentino cerca un appoggio di prima e sbaglia, troppa velocità d’esecuzione, quasi che si sentisse di dovere per forza fare una giocata determinante, o comunque all’altezza della sua dimensione. Oppure, più semplicemente, sentiva già quel fastidio agli adduttori che lo ha fatto uscire dal campo dopo il primo tempo e che non ha tranquillizzato nessuno per come si nascondeva la faccia.
  2. La tentazione. Minuto 33: Barella va via da par suo, è una grande propulsione, una di quella che abitualmente fa e spaccano il campo. Supera la linea di metà campo e zappa la terra del Montjuic perché ha la tentazione di calciare verso la porta e poi si rende conto che da 50 metri sarebbe troppo, cambia idea e il colpo gli rimane in canna: un piccolo ragionamento nella trance agonistica, un grumo di razionalità sull’istinto di far vedere qualcosa di eccezionale lo rende un’immagine da replay che non rende giustizia dell’alto pensiero di cui è capace.
  3. L’ultimo minuto. Terzo giro d’orologio oltre il novantesimo, non c’è molto extra-time, la gara è stata così veloce e frizzante che di tempo non se n’è perso un granché. Il Barcellona deve risalire la corrente dalla propria porta per andare – per così dire a canestro. E fa quel che praticamente ha proposto in tutti gli altri minuti della gara quando è stato davanti: circolazione palla per andare da Yamal e vedere che combina il ragazzo terribile. Stavolta il miracolo di passare in mezzo a quattro avversari non gli riesce. Ma se volete una definizione di cosa sia lui per la squadra, non occorre passare da macroepisodi, basta questo.




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