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Bremer si racconta: «Non basta il talento per arrivare a certi livelli. Il più difficile da marcare penso che…»

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Gleison Bremer

Bremer si racconta: infanzia, Juventus e mentalità da leader. La situazione attuale

Il difensore della Juventus Gleison Bremer ha rilasciato una lunga intervista a Small Talks, in cui ha parlato di sé, delle sue origini, della carriera calcistica e della sua crescita personale, sia dentro che fuori dal campo. Il centrale brasiliano si è aperto con sincerità, regalando uno spaccato profondo della sua vita e della sua mentalità.

Nato in un piccolo paese del Brasile, Bremer ha raccontato la sua infanzia legata alla campagna e alla fattoria di famiglia, oggi ancora gestita dal padre: «Mi piaceva la vita semplice. Mio papà giocava a calcio amatorialmente, poi ha dovuto smettere per lavorare. È stato lui a trasmettermi l’amore per il pallone, ma anche l’importanza dello studio».

Parlando dei primi passi nel calcio, Bremer ha sottolineato quanto fosse difficile emergere: «Tanti hanno talento, ma non basta. Serve disciplina. Questa è la mentalità con cui sono cresciuto». Il salto in Europa è stato complicato: «All’inizio al Torino è stato durissimo. Dovevo imparare la lingua, adattarmi alla cultura e a un calcio più tattico e fisico. Ma con pazienza ce l’ho fatta».

Il passaggio alla Juventus ha rappresentato un altro cambio di livello: «Giocare alla Juve non è come giocare al Toro. Qui le aspettative sono altissime, ogni tre giorni c’è una partita e non puoi permetterti cali. Cura del sonno, alimentazione, concentrazione: devi essere sempre al top».

Bremer ha anche parlato dell’infortunio che lo ha colpito all’inizio della stagione: «All’inizio ero frustrato, ma poi ho capito che dovevo trasformarlo in un’opportunità per crescere. L’allenamento è come la partita: serve sempre la mentalità vincente».

Grande spazio è stato dato anche alla dimensione spirituale e familiare del calciatore: «Noi brasiliani siamo molto credenti. Per me tutto ha un motivo e quel motivo è Dio». La famiglia è stata centrale nella sua crescita: «Mi hanno sempre sostenuto, anche nei momenti più duri».

Infine, su chi siano gli attaccanti più difficili da marcare, Bremer non ha avuto dubbi: «Neymar, Ronaldo e Mbappé». E sul futuro? Il difensore bianconero vuole continuare a migliorarsi giorno dopo giorno, ispirandosi a modelli come Kobe Bryant: «La sua mentalità mi ha insegnato tanto. Voglio essere un esempio per i miei compagni».

Con la sua forza, serietà e dedizione, Bremer è sempre più un punto fermo della Juventus e un leader silenzioso ma efficace.

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