2014
Perinetti: «Conte vuole trasparenza»
Il direttore sportivo rievoca l’esperienza barese del ct azzurro
ITALIA CONTE PERINETTI – Conosce da vent’anni Antonio Conte, che ha lanciato da allenatore nel Bari, proprio dove stasera farà il debutto da commissario tecnico della Nazionale. Parliamo di Giorgio Perinetti, che ha parlato dell’ex tecnico della Juventus ai microfoni di Tuttosport: «E’ un guerriero, ma il San Nicola gli strapperà una lacrimuccia, perché è un uomo del sud e, sotto sotto, sentimentale. Bari? Giuseppe Materazzi aveva appena dato le dimissioni, andai dal presidente Matarrese e quando gli feci il nome di Conte, mi guardò stranito: «Ma sei pazzo? E’ di Lecce». Il giorno dopo, però, eravamo a pranzo a Polignano, davanti alla catalana di cui Antonio va matto e l’accordo fu trovato», ha raccontato il direttore sportivo.
LA RIVALITA’ – Ma Perinetti ha anche rivelato particolari e retroscena sull’esperienza barese di Conte, che contestualmente perse il sostegno dei tifosi leccesi, vista la rivalità tra le due compagini pugliesi: «Quando lo chiamai stava trattando con Sorrento e Taranto, accettò il Bari subito e, nonostante due sconfitte iniziali contro Chievo e Avellino, finì per conquistare la città e i tifosi, che all’inizio erano scettici come il presidente: un leccese in panchina faceva storcere il naso a molti».
LA RIVOLUZIONE – L’effetto Conte dilaga, tanto che il San Nicola durante la stagione vincente del tecnico salentino torna a riempirsi: «Quando Antonio arrivò a Bari allo stadio c’erano mille persone che venivano allo stadio. E manco per la partita, solo per contestare Matarrese. A metà di quella fantastica stagione (2008-09) c’erano cinquantamila persone al San Nicola completamente in delirio per lo spettacolare 4-2-4 di Conte, che aveva perfezionato proprio lì il suo sistema di gioco», ha raccontato Perinetti, che poi ha spiegato che Conte al termine di quella stagione stesse programmando la Serie A con Matarrese, salvo poi andarsene per motivi che rievocano l’addio alla Juventus: «Forse il presidente si è lasciato un po’ andare con le promesse di acquisti. Fatto sta che Antonio torna dalle vacanze e si accorge che il mercato è un po’ diverso da quello che aveva programmato. Si infuria. Si confronta. Chiede due giorni di riflessione. E poi a inizio ritiro si dimette. Addio sogno di Serie A. Diciamo che a Conte non si possono raccontare mezze verità. Con lui bisogna essere completamente trasparenti nei programmi e nelle promesse. Se lui vede un’ombra non ci sta».