2014
Il dilemma di Antonio, l’uomo più corteggiato
…può avere tre o quattro donne al secondo
quella sera torna a casa da solo
scaccia gli sguardi come scaccia le zanzare
e rinuncia al suo amore di sempre
che non potrà mai scordare…
Così Max Gazzè dipingerebbe l’uomo del momento, Antonio Conte. L’uomo più chiacchierato del momento, più dei giocatori da tormentoni di mercato o di quelli che si sono già accasati. Persino quelli che Conte sognava per la sua Juve, come il neo-romanista Iturbe, o quelli che il bianconero lo vestiranno anche senza di lui in panchina, come Morata e il navigato Evra. Eppure, l’uomo più chiacchierato del mondo sembra non aver ancora deciso cosa fare del suo futuro, che di possibilità in effetti gliene offre pochine. La prima, la più probabile e anche la più allettante è senza dubbio la guida della nostra Nazionale, disastrata e distrutta dall’interno da Cesare Prandelli e da qualche interprete sul campo. Ma perchè Antonio Conte, l’uomo più chiacchierato del mondo, dovrebbe accettare la panchina dell’Italia? E al tempo stesso, perchè dovrebbe rifiutarla e aspettare che si liberi la panchina di un club prestigioso da cui ripartire? Proviamo a fare un paio di ragionamenti, sia per un’ipotesi che per l’altra.
SI’ ALL’AZZURRO – Parliamoci chiaro: la panchina della Nazionale Italiana è l’unica soluzione valida per un allenatore come Conte, che le sue qualità tattiche e caratteriali le ha ampiamente dimostrate in questi tre anni di Juve e sicuramente non può accontentarsi di un posto in una società di medio-alto rango a cui affidare le proprie doti a media o a lunga gittata. Un altro vantaggio di cui Conte potrebbe disporre nel guidare gli azzurri sarebbe la totale proprietà delle scelte dei giocatori a cui affidarsi, cosa che sicuramente non potrebbe succedere alla guida di un club, soprattutto per i limiti di budget per l’acquisto dei giocatori (e di questi problemi Antonio ne sa qualcosa…). D’altronde, la Nazionale sarebbe l’unico modo per Conte per evitare l’ipotesi forse più dolorosa, ovvero quella dell’anno sabbatico, circolata con una certa insistenza sin dai minuti successivi all’annuncio delle dimissioni. Guidando l’Italia, Conte potrebbe inoltre studiare con calma i propri giocatori e gli avversari, potendo attingere a piene mani anche all’ampio bastimento carico di talento che si chiama Under 21, e che sta vivendo una fase di grande rigoglio alla quale la sua Juve è coinvolta, visto che gente del calibro di Marrone, Gabbiadini, Berardi, Leali, Zaza e Sturaro circolano, o hanno circolato in orbita bianconera. E poi c’è la questione tattica, che il tecnico tri-campione d’Italia può gestire con tempi piuttosto larghi: la prima fase di qualificazione a Euro2016 servirebbe soprattutto per costruire l’Italia del futuro e per plasmarla con precisi dettami tattici, che un allenatore valido e giovane come Conte non avrebbe problemi a diffondere a Pepito Rossi e compagni.
ASPETTIAMO – D’altro canto ci sono anche diversi fattori contrari al legame tra Antonio Conte e la Nazionale Italiana. Il tecnico pugliese potrebbe essere più propenso ad un lavoro più intenso e legato al contatto continuo con i propri giocatori, così com’è avvenuto nei tre anni a Vinovo ma anche nelle esperienze precedenti di Arezzo, Bari e Siena, in cui è riuscito a plasmare un gruppo di buoni giocatori fino a condurli alla vittoria di campionati in Serie B, soprattutto nell’anno nella sua Puglia e nella bella stagione in Toscana. Questa potrebbe essere una buona ragione, per Conte, per rifiutare la panchina di una Nazionale. Poi c’è il fattore ambizione: uno come Conte è nato per mostrare al mondo la propria fame di vittorie, che di anno in anno si fa sempre più grande e difficile da contenere, pertanto accettare l’incarico di una Nazionale, in cui gli obiettivi da raggiungere sarebbero sicuramente pochi e a tiratura biennale (Europeo o Mondiale nel caso in cui andasse a guidare l’Italia), potrebbe essere controproducente per il carattere famelico e rabbioso di Conte. L’ultimo fattore, che potrebbe essere quello più importante, riguarda lo stato di totale incertezza relativo alla rivoluzione che la nostra Federcalcio sta subendo dopo il clamoroso tracollo nel Mondiale brasiliano. La FIGC non ha più un presidente e non lo avrà almeno per due settimane, e il nuovo capo del calcio italiano potrebbe proporre nomi diversi da quelli di Conte per la panchina della Nazionale maggiore, oppure potrebbe non infondere la giusta fiducia e il giusto entusiasmo, nei progetti e nell’offerta economica, allo stesso tecnico per avviare un nuovo progetto tutto dipinto d’azzurro.