Il vis-Conte dimezzato - Calcio News 24
Connect with us

2014

Il vis-Conte dimezzato

Avatar di Redazione CalcioNews24

Published

on

conte antonio ritiro juventus 2013 mezzobusto ifa scaled

L’ormai ex allenatore della Juventus, da barone rampante a cavaliere inesistente

NEL BENE E NEL MALE – L’addio di Conte alla Juventus è riconducibile ad una data ben precisa, quel pomeriggio innevato di Istanbul. In Turchia qualcosa non va, d’un tratto il meccanismo si inceppa. La squadra si palesa invincibile in Italia, ma misera in Europa. Antonio non ci sta: è in gioco il suo orgoglio. Servono rinforzi, il prima possibile. Anche il migliore dei condottieri è destinato a fallire se non viene supportato da una schiera di soldati che siano all’altezza. Conte lo sa bene, ha fatto i suoi calcoli. Fatale la spedizione in Turchia, così come per il visconte dimezzato. Il protagonista dell’opera di Italo Calvino nella guerra contro i turchi viene colpito da una palla di cannone che lo spezza a metà. Sul campo di battaglia viene ritrovata solo la parte destra, ma il visconte sopravvive e viene rimesso in sesto grazie all’aiuto dei medici. Dimezzato, si ripresenta così nella sua terra, dove i sudditi si accorgono fin da subito che a fare ritorno è solo la parte cattiva. Il Conte che rientra a Torino – esattamente come Medardo – è un uomo a metà. Fa ritorno solo la parte malvagia, quella che pensa a sé stessa e trascura il bene collettivo della squadra. Il tecnico pugliese si sente incompleto: con i tre scudetti consecutivi ha realizzato solo una parte di sé, quella buona. Resta però da saziare l’altra parte, quella che ha fatto ritorno da Istanbul, la stessa che si è ripresentata a Vinovo nei primi giorni di ritiro. D’altronde quando il bene ed il male si fondono insieme si crea nient’altro che la banalità. Conte ha deciso di non essere banale, rinunciando a quella che poteva essere la panchina di un’intera carriera. Adesso, incompiuto, dimezzato, proverà a ricomporsi con sé stesso lontano da Torino. Intanto, se davvero diventerà il prossimo c.t. della Nazionale, dovrà dimezzarsi, sì, ma lo stipendio.

IL BARONE RAMPANTE – Possiamo chiamarla presunzione di superiorità, voglia di evasione, oppure diffidenza verso un calcio italiano che già da tempo sta dando sintomi di cedimento. Anche in questo caso l’allegoria calza a pennello. Il barone rampante – protagonista del secondo capitolo della trilogia “I nostri antenati” – stanco della sua famiglia, decide di andare a vivere sugli alberi. Trascorre così la sua vita passando da un arbusto all’altro, senza mai scendere. Da lassù non disprezza il genere umano, anzi vi stringe rapporti, ma guarda sempre tutti dall’alto verso il basso. Conte rifiuta le regole preconcette, si discosta dalla normalità, necessita di una debita distanza. Quel tanto che basta per sussurrare: «Ve l’avevo detto».

IL CAVALIERE INESISTENTE – Un’armatura lucida e vuota: questo quel che resta adesso della Juventus senza il suo condottiero. L’ambiente zebrato se ne farà una ragione. Conte è un robot che esegue gli ordini impartiti dalla propria fama di vittoria. Un burattino che si muove a seconda di come i fili spostano la sua ambizione. Nemico, prima che dei suoi avversari, di sé stesso e della sua brama di successo. Aver dissotterrato il club bianconero da un passato ingombrante ed esser diventato idolo indiscusso della tifoseria non basta, perché con tre scudetti consecutivi la sete non si placa. Fino a ieri lo abbiamo visto di carne e di sangue infervorarsi se qualcuno si azzardava a criticare anche solo uno dei suoi giocatori, oggi Antonio Conte è aria: abile a scomparire ed evaporare nel nulla, come fosse un allenatore inesistente.