2014
Verso Brasile 2014, USA: l’underdog del girone della morte
La nazionale allenata da Klinsmann non si dà per vinta nonostante l’avvio in salita
Il movimento del calcio americano sta attraversando una parabola ascendente che ha attratto molti nuovi fan e spettatori, che ora seguono la MLS non tanto per il suo aspetto “folkloristico“, quanto per un’espressione di gioco che, col passare degli anni, si sta evolvendo sempre più e avvicinando a un modello europeo. Merito, questo, anche dei tanti giocatori che nel tempo si sono trasferiti nel campionato statunitense per terminare la propria carriera; non ultimi David Villa e Frank Lampard, che prossimo anno sembra proprio che giocheranno a New York City. La MLS sta guadagnando consensi e non è più solamente un “cimitero per gli elefanti“, come una volta veniva definita, al contrario: i salari stanno migliorando, nonostante esista sempre la norma del salary cap, molti giocatori stanno trovando con più facilità la possibilità di effettuare il “salto” nei principali campionati europei e anche i fan stanno assumendo una struttura più simile a quella del “Vecchio Continente“, con “tifoserie organizzate” come quella dei Seattle Sounders.
Tutto questo fa sì che l’elenco dei 23 di Jürgen Klinsmann sia in gran parte composto da calciatori che militano, o hanno militato, in campionati europei di prima fascia (9 dei 23 convocati giocano ora in pianta stabile nella MLS): da Michael Bradley, che recentemente è tornato in MLS, al Toronto FC, a Julian Green, che invece si sta facendo largo nel settore giovanile di un club di prestigio come il Bayern Monaco. La rosa a disposizione del C.t. è assortita e variegata, con tanto atletismo a disposizione e qualche elemento interessante. Ha fatto storcere il naso ai tifosi a «stelle e strisce» l’esclusione del simbolo, nonché idolo, Landon Donovan: capocannoniere storico della nazionale, che Klinsmann ha preferito lasciare a casa. Il girone «della morte», come è stato definito quello con Germania, Portogallo e Ghana, vedrà gli USA contro alcune delle loro nemesi nelle passate edizioni dei Mondiali (Germania nel 2002 e Ghana nel 2010).
IL CONDOTTIERO, JÜRGEN KLINSMANN – Tedesco di nascita, ma “Yankee” di adozione, l’ex stella del calcio teutonico, e vecchia conoscenza della Serie A, abita ormai negli Stati Uniti in pianta stabile da 15 anni; in pochi si ricorderanno che la “Pantegana”, da C.t. della Germania nel 2006, aveva effettuato tutte le sue operazioni direttamente dall’America, salvo poi arrivare in Europa per il ritiro pre-Mondiali. L’ex attaccante è riuscito a importare e impostare un modello di gioco più europeo, attuando qualche archetipo tattico che potrebbe migliorare l’efficacia del gioco statunitense. La nazionale americana ha sempre avuto come limite fondamentale quello di non essere in grado di creare un connubio ottimale tra il grande potenziale atletico a disposizione e le qualità tattiche della squadra, ma le 12 vittorie consecutive ottenute sotto la “gestione Klinsmann” sembrano aver invertito la rotta. Il C.t. si è reso protagonista di qualche scelta impopolare, come quella di scartare dai 23 convocati Landon Donovan, preferendo all’ex stella dei LA Galaxy altre soluzioni offensive; vedremo alla fine della fiera se questa scelta pagherà, o se peserà come una spada di Damocle per l’allenatore tedesco. Sarà sicuramente affascinante vedere Klinsmann contro la “sua” Germania, contro il “suo” adepto, Löw, adesso alla guida dei teutonici, che l’ex mister del Bayern Monaco aveva guidato alla semifinale nel 2006, sconfitto dall’Italia.
La tattica degli Stati Uniti s’imposta su un 4-2-3-1, dove si punta molto sull’ordine tattico in difesa, facendo buon uso del possesso palla ed effettuando un importante filtro a centrocampo, grazie alla diga composta da Bradley e Jones in mediana, con Dempsey che, invece, è libero di spaziare dietro l’unica punta (con ogni probabilità sarà Altidore). Un neo della rosa dei 23 convocati è quello di non poter contare su difensori con esperienza internazionale; potrebbe rilevarsi un punto debole per la formazione statunitense, che avrà contro di sé avversari belli tosti nel girone. Klinsmann ha puntato molto sul gruppo, e ha incluso elementi di grande carisma e qualità, come Bradley, ma anche dei gregari, come Kyle Beckerman, sconosciuto ai più, che in patria ha colpito tutti per il suo spirito di gruppo e generosità in campo.
LA STELLA: MICHAEL BRADLEY – Nonostante in rosa ci sia un giocatore di ottime qualità come Clint Dempsey che, se in giornata, può variare l’andazzo di una partita con una giocata da solista, il vero uomo in più di questa nazionale resta Michael Bradley. Il centrocampista tuttofare è stato in grado di ottenere uno spazio di tutto rispetto nelle fila della Roma, prima di optare per un ritorno nella MLS a gennaio, al Toronto FC (di cui, guarda caso, Klinsmann è consulente tecnico), in maniera da arrivare al Mondiale con una buona continuità di rendimento e minutaggio. Capace di gestire entrambe le fasi, sarà lui a dettare tempi e geometrie alla squadra in fase di costruzione e movimenti in fase d’interdizione. Inoltre, non scordiamoci, nonostante non sia un goleador nato, Bradley si è spesso reso protagonista d’inserimenti offensivi che hanno portato a casa gol pesanti (vedesi quest’anno contro il Chievo Verona, quando ancora giocava in giallorosso). Generoso e carismatico, Bradley è l’anima dell’undici titolare di Klinsmann ed è anche quello che conosce meglio i campionati europei, avendo militato e giocato a ottimi livelli sia in Germania sia in Italia.
LA GIOVANE PROMESSA: JULIAN GREEN – Tra le sorprese, per quanto riguarda i 23 convocati di Klinsmann, non possiamo non annoverare la conferma di Julian Green, centrocampista offensivo, classe ’95, di enormi potenzialità, che tutti pensavano sarebbe stato “tagliato” per fare spazio a giocatori di maggiore esperienza. Klinsmann, invece, ha voluto puntare sul talento di questo prospetto, che ha accettato la convocazione della nazionale statunitense e ora è pronto a mettere in luce il suo talento. Dotato di grande creatività e fantasia, Green potrebbe essere l’asso nella manica del C.t. degli USA e potrebbe diventare un’arma inattesa che potrebbe fare male alle difese avversarie. Green, destro naturale, non particolarmente esuberante sotto il profilo fisico, ha però delle innate capacità tecniche e di fantasia; doti che solitamente non rientrano nei canoni dei giocatori a stelle e strisce. Inoltre, la sua grande versatilità potrebbe permettere a Klinsmann di sfruttarlo in più posizioni e di cambiare modulo a partita avviata.
L’UOMO MERCATO: JOZY ALTIDORE – Dopo una stagione non esaltante nelle fila del Sunderland, che comunque ha ottenuto la salvezza al termine del campionato, tornano a fioccare i dubbi sulle qualità di Jozy Altidore: centravanti di stazza, dal fisico da paracarro, che però non è riuscito a ripetere in Premier League quanto di buono aveva ottenuto l’anno precedente con la maglia dell’AZ Alkmaar in Olanda. La punta ha subito una forte involuzione durante l’anno disputato con i “Black Cats“, terminando l’annata con appena due reti all’attivo, e gettando quindi ulteriori dubbi sulla decisione da parte di Klinsmann di lasciare a casa capitan Donovan. Al suo arrivo nel ritiro della nazionale americana, ad Altidore è stato subito chiesto se si sente in grado di ricoprire il ruolo che il C.t. intende affidargli e lui ha risposto in maniera affermativa, senza battere ciglio. Scelta vincente? Lo vedremo a conti fatti. Dal punto di vista fisico, Altidore non ha niente da invidiare a nessuno, ma qualche carenza sotto il profilo tecnico e della freddezza sotto porta potrebbero destare qualche dubbio giustificato nei suoi confronti. Per lui potrebbe essere il Mondiale del riscatto dopo un’annata un po’ al ribasso, attraendo l’interesse di qualche club europeo, pronto a dargli un’altra chance in un campionato di alto livello, dopo aver giocato in Inghilterra, Olanda, Turchia e Spagna.
L’ULTIMO MONDIALE – La corsa degli Stati Uniti durante il Mondiale del 2010 si è fermata agli ottavi di finale, quando il Ghana riuscì a superare la formazione degli “Yankee” per 2-1, mandando in frantumi i sogni di gloria dei tifosi statunitensi. Allora, il girone che gli Stati Uniti dovettero superare era decisamente più abbordabile di quello in cui è stata sorteggiata adesso: Slovenia e Algeria avevano un peso specifico diverso rispetto a Portogallo e Ghana, così come la Germania è nettamente superiore all’Inghilterra (all’epoca e anche oggi).
DOVE ARRIVERANNO GLI USA? – Per la nazionale allenata da Klinsmann sarà dura superare il girone di ferro e, anche qualora dovesse riuscirci, gli ottavi di finale non sarebbero da meno, vista anche qualche lacuna che abbiamo evidenziato: incertezza riguardo al centravanti e difesa non impeccabile sotto il profilo dell’esperienza. Alcune difficoltà nella fase delle Qualificazioni sono emerse nel difendere i calci piazzati e le avversarie nel girone non sono certo le meno preparate sotto questo punto di vista, creando una lacuna aggiuntiva. Se la squadra dovesse mettere in campo il carattere del suo C.t., allora l’obiettivo non può che diventare quello di arrivare il più lontano possibile nella competizione, senza guardare in faccia a nessuno.