Verso Brasile 2014, Argentina: il momento della verità per Messi - Calcio News 24
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Verso Brasile 2014, Argentina: il momento della verità per Messi

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Sabella ed il popolo argentino ripongono la speranza nella Pulce d’Oro

MONDIALE BRASILE 2014 ARGENTINA – «Sono un tipo molto fortunato. Ho debuttato nella Nazionale argentina nel 1994 e ho giocato la mia ultima partita nel 2011. Dico “ultima” almeno finora, perché dalla Nazionale nessuno può mai andare in pensione, serve restare sempre pronti. Se rifletto sui miei diciassette anni in Nazionale so che sono stati anni senza un titolo, lo so come lo sanno tutti gli argentini. A qualcuno ciò confermerà il sospetto che io sia un “perdente”, va benissimo, ma per me gli anni con la “Seleccion” del mio paese sono la medaglia al valore più nobile della mia carriera. Ho fatto tesoro di tutte le 145 partite con l’Argentina, sia pure senza vittorie. E sapete cosa? Se mi dicessero: “Pupi, ci stai a rigiocarne altre 145, ma sempre senza vincere?”, sarei prontissimo. Perché l’orgoglio, il senso di appartenere ad una comunità, di servirla, superano ogni altra soddisfazione, vanno bene al di là delle vittorie e delle sconfitte. Per me 145 partite, dunque con nessuna vittoria. E’ vero, come è vero, però, che la mia vita sportiva avrà per sempre un sigillo dai colori albiceleste. Questo orgoglio non riuscirà mai nessuno a sottrarmelo, è più importante, brilla di più nel mio cuore di qualunque coppa luccicante in bacheca», queste parole di Javier Zanetti, giocatore con più presenze con la maglia dell’Inter e della Nazionale,  sintetizzano al meglio il sentimento del popolo argentino nei confronti della Selecciòn. Orgoglio e fierezza, in quello che è un Paese abituato a lottare su ogni fronte, che sia politico, economico o calcistico; su quest’ultimo fronte la compagine sudamericana si è certamente imposta nel migliore dei modi: il prestigioso palmares annovera fin qui 14 Coppe America e 2 Coppe del mondo (Argentina 1978 e Messico 1986). Per conquistare il terzo successo al Mondiale, la speranza degli argentini sarà riposta quasi totalmente in Lionel Messi, a detta di molti il miglior calciatore di sempre, anche di Diego Armando Maradona, leggenda ed istituzione del paese. E’ stato proprio il Pibe de Oro il protagonista dell’ultimo successo albiceleste nel 1986, competizione in cui la formazione di Bilardo ed il paese intero gioirono per due volte: prima della finale vinta per 3-2 contro la Germania dell’Ovest, ai quarti di finale l’Argentina si impose per 2-1 sull’Inghilterra, grazie alla celebre “Mano de Dios” di Maradona, nazione avversaria nella guerra de las Malvinas, conflitto per il controllo ed il possesso delle isole Falkland , della Georgia del Sud e delle isole Sandwich meridionali. Vittoria per l’orgoglio del paese, sentimento che rappresenta al meglio il popolo in questione, che sarà ricercata anche in un territorio tradizionalmente nemico come il Brasile.

IL CONDOTTIERO, ALEJANDRO SABELLA – Dopo una lunga carriera da secondo del Caudillo Daniel Passarella, Alejandro Javier Sabella  nel marzo del 2009 prese le redini dell’Estudiantes de La Plata dopo la gestione Astrada, conquistando due titoli al primo colpo: la Copa Libertadores quattro mesi dopo il suo arrivo, ed il torneo d’Apertura nel 2010. Dopo l’esperienza con i Pincharratas, El Pachorra nell’estate del 2011 è stato assunto in qualità di commissario tecnico dell’Argentina, casacca che da calciatore ha vestito otto volte; Sabella alla guida dell’Albiceleste ha centrato la qualificazione a Brasile 2014 ottenendo il primo posto nel girone di qualificazione sudamericano, grazie ai 32 punti collezionati in 16 gare. Legato al classico 4-4-2, il tecnico di Buenos Aires è riuscito ad adottare un modulo tattico che ricorda il Ferro Carril Oeste guidato da Carlos Griguol negli anni ’80: il 4-4-2 di base, che ha visto impiegati solitamente Ezequiel Lavezzi ed Angel Di Maria sulle fasce  laterali con Leo Messi a supporto del Pipita Higuain, si trasforma in un 4-2-1-3 con il calciatore del Real Madrid ad agire da ilusionista alle spalle del trio di attaccanti. Quello dell’Albiceleste è un sistema di gioco che presenta evidenti limiti difensivi con la quasi totale speranza riposta nel  Flaco Garay, centrale del Benfica, e che presenta un’ottima costruzione di gioco con uno tra Lucas Biglia ed Ever Banega in qualità di centromediano metodista, fornito di giusta copertura tattica da Fernando Gago. Ed è proprio El Pintita ex Roma uno dei punti di riferimento di Sabella, anche se sono da valutare le condizioni fisiche a seguito della distensione del legamento interno del ginocchio sinistro, patita lo scorso aprile nel match tra il suo Boca Juniors ed il Colon.

LA STELLA, LIONEL MESSI – Dicono di lui:

IL COMPAGNO DI SQUADRA – Javier Mascherano: «Penso che gli sia rimasto soltanto di superare sé stesso.  Siamo di fronte a un giocatore che ha segnato un’epoca, è ancora molto giovane e nei prossimi anni continuerà a segnare tanto».

LA LEGGENDA ARGENTINA – Carlos Bilardo: «Leo Messi al Mondiale in Brasile può risultare più decisivo di quanto fu Maradona in Messico».

L’EX ALLENATORE – Gerardo Martino: «Lui non è un giocatore che cerca di fare cose straordinarie, ma le giocate di prestigio le vengono in maniera naturale».

A soli ventisei anni il ragazzo di Rosario ha già frantumato decine e decine di record personali, tra i quali spicca senz’altro quello di unico calciatore ad aver vinto quattro Palloni d’oro, per di più consecutivamente (2009-2010-2011-2012). Il suo nome è legato a quello del Barcellona, formazione che lo ha accolto nonostante i problemi fisici, lo ha curato e gli ha permesso di calcare i più grandi palcoscenici, decisione che la Pulce d’Oro ha ripagato a pieno, rendendosi protagonista dei successi degli ultimi anni al Camp Nou, il palmares è chiaro: con le sue 354 reti in 425 presenze (numeri pazzeschi mai visti prima), Lionel Messi ha contribuito alla vittoria di sei titoli di Liga, sei Supercoppe di Spagna, due Coppe di Spagna, tre Champions League, due Supercoppe UEFA e due Coppe del Mondo per club. L’ultimo sigillo che manca ad una carriera da sogno come quella di Messi è un successo con la maglia del suo Paese, l’Argentina che lo ha visto nascere e che ne ha fatto la sua bandiera a livello calcistico; fin qui la Pulce d’Oro, a differenza che con la formazione catalana, ha balbettato nelle grandi occasioni, non riuscendo a mettersi la formazione albiceleste sulle spalle ed a guidarla alla vittoria. Sono 37 le reti siglate nelle 84 presenze raccolte dal 17 agosto del 2005, quando l’allora commissario tecnico Don Josè Pekerman decise di farlo esordire nella gara contro l’Ungheria, ma il suo debutto non fu memorabile: entrato al 63’lasciò il terreno di gioco dopo soli 40’’, espulso dall’arbitroper una gomitata rifilata al difensore Vanczák, aggrappatosi alla sua maglia in maniera veemente.Nonostante il buon ruolino, Messi non è riuscito ancora a sollevare un trofeo con la Selecciòn ed a Brasile 2014 è pronto ad entrare nella storia, per l’ennesima volta. 

LA GIOVANE PROMESSA, GINO PERUZZI – Abbiamo già sottolineato la fragilità difensiva della truppa del Pachorra, ed una delle possibili sorprese a tal proposito potrebbe essere l’utilizzo a Brasile 2014 del giovane laterale Gino Peruzzi, classe 1992 di Corral de Bustos. Giunto nell’estate del 2013 al Massimino dal Velez Sarsfield per vestire la maglia del Catania di proprietà Pulvirenti, Peruzzi è sbarcato in Serie A con la pesante etichetta di nuovo Zanetti, leggenda vivente in Italia con la maglia dell’Inter e con l’Albiceleste. Nella disastrosa annata della formazione etnea il vivaio de El Fortin è riuscito a mettersi in mostra grazie alle sue ottime doti tecniche ed alla spiccata vocazione per gli inserimenti palla al piede; le sue ottime prestazioni non sono passate inosservate: infatti Lione, Fiorentina e Milan sono pronte a sferrare l’assalto in vista del prossimo mercato estivo per assicurarsi le sue prestazioni nella prossima stagione. Finora con la casacca sudamericana Peruzzi ha collezionato solo quattro presenze dal suo esordio nel match dello scorso 20 settembre 2012 tra Argentina e Brasile, ma la rivelazione del prossimo Mondiale potrebbe essere lui.

L’UOMO MERCATO, NICO GAITAN – Il Benfica di Jorge Jesus è da anni cantera di promesse calcistiche, fornendo annualmente ai top club  fenomeni dal futuro assicurato. Dopo David Luiz e Nemanja Matic, il prossimo crack di mercato potrebbe essere rappresentato dal talentuoso Osvaldo Nicolás Fabián Gaitán, classe 1988 di San Martin;  cresciuto nel Boca Juniors, Gaitan sbarca nella Primeira Liga portoghese nell’estate del 2010 per una cifra vicina agli 8 milioni di euro, su richiesta del tecnico lusitano. Con la maglia delle Aguias, l’ala offensiva è riuscita a mettere in mostra tutte le sue doti tecniche ed i suoi colpi di genio, potenzialità che lo hanno portato sul taccuino di numerosi top club europei: oltre il forte interesse dell’Inter di Walter Mazzarri, anche Manchester United e Juventus sono sulle tracce dell’elegante mancino. A Brasile 2014 Gaitan non sarà una delle prime scelte di Sabella, ma le sue caratteristiche potrebbero risultare fondamentali nel corso del torneo, soprattutto se sfodera delle giocate di questo tipo.

 

L’ULTIMO MONDIALE – L’esperienza della Selecciòn a Sudafrica 2010 ha lasciato l’amaro in bocca al popolo argentino, a causa degli scarsi risultati e dagli errori commessi dal commissario tecnico Diego Armando Maradona, troppo legato alle convinzioni personali e poco propenso a premiare i calciatori più in forma in quel periodo. Dopo un tris di vittorie nella fase a gironi nel gruppo con Grecia, Nigeria e Corea del Sud,  la formazione del Pibe de Oro riesce a sconfiggere negli ottavi di finale il Messico di Aguirre per 3-1, prima della clamorosa disfatta dei quarti di finale: infatti, contro la Germania di Joaquim Loew, la banda albiceleste subisce un perentorio 4-0, mostrando evidenti lacune difensive ed un aspetto caratteriale molto debole. Su questo terribile k.o., che ha compromesso il bilancio della rassegna, vengono delineate numerose falle delle scelte di Maradona: l’inspiegabile assenza nella lista dei ventitre di Javier Zanetti e Esteban Cambiasso e l’immotivato non utilizzo di Diego Milito, assoluti protagonisti del Triplete dell’Inter, l’utilizzo di un sistema tattico sbilanciato a causa delle quattro punte e la scelta di Gutierrez come titolare sono soltanto alcune delle accuse mosse all’eroe di Messico 1986. 

DOVE ARRIVERA’ L’ARGENTINA – La voglia di fare bene è sicuramente tanta, l’orgoglio sarà un fattore decisivo nel cammino albiceleste guidato dal fenomeno Leo Messi; la giusta esperienza di Alejandro Sabella potrebbe riuscire a gestire i momenti di difficoltà, a differenza di Sudafrica 2010, dove Diego Armando Maradona non riuscì ad evitare il crollo interno. Il girone in cui la Selecciòn è inserita è formato da Bosnia, Nigeria ed Iran, tre buone squadre ma sicuramente inferiori alla banda sudamericana. Inutile dire che molte delle chances di successo saranno affidate a Lionel Messi, voglioso di replicare le gesta di un certo Diego Armando Maradona nel 1986 in un territorio ostile come quello del Brasile, magari in questo modo.