Genoa, Liverani: «Lavoro per fare bene, la Roma...» - Calcio News 24
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2013

Genoa, Liverani: «Lavoro per fare bene, la Roma…»

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palermo ifa

GENOA LIVERANI ROMA PREZIOSI – Fabio Liverani si è raccontato, in un’intervista rilasciata per l’edizione odierna del Corriere dello Sport, in cui spiega come ha fatto a convincere Enrico Preziosi a farlo diventare il nuovo allenatore del Genoa. Il giovane tecnico rossoblù ha parlato anche dei suoi colleghi, nonchè quasi coetanei, già approdati come lui nella massima serie, prima di svelare un sogno passato che potrebbe tornare in futuro: «È successo che il presidente Preziosi mi ha chiamato in azienda mentre preparavo le finali Allievi. Due ore a parlare di calcio. Man mano capivo che qualcosa stava maturando. Il giorno dopo, con una telefonata me lo ha chiarito del tutto. Il segnale dato da tanti tecnici giovani in A? Secondo me importante. Forse essere usciti da poco dal campo ci fa respirare meglio certe atmosfere di spogliatoio, certe dinamiche. Ci aiuta a gestire. Il contro è che manca l’esperienza. Ma finché non ti buttano nella mischia quando te la fai? Vale anche per i ragazzi in campo. Mi piace questo calcio più spregiudicato nelle scelte. Un bilancio dell’inizio del lavoro? Io ho respirato subito un clima di grande collaborazione, il senso del gruppo, dal presidente, al direttore, a me e la squadra. Mi sembra un’ottima base. Ora devo metterco del mio. E la mia idea è che il Genoa è una squadra storica, di tradizione, che deve poter esprimere e vuole esprimere identità, valori, passione, bel calcio. Anche con i giovani. Per questo sto bene qui, mi sento nel mio ambiente naturale. Insomma l’obiettivo sarebbe salvarsi senza affanni e divertendosi. Se riusciamo a fare bel calcio con i giovani non è altro che quello che serve al calcio italiano. Però bisogna farlo: sarebbe uno spot per tutti e la salvezza per noi. E oggi, per le società, tra stare o non stare in A c’è un mondo che cambia. Un allenatore a cui mi ispiro? Non avevo modelli da giocatore e non li ho da allenatore. Mi sono sempre concentrato sui difetti per nasconderli e farli sopperire dai pregi. Da giocatore non ero un fulmine atleticamente e cercavo di esserlo con la testa, anticipando le giocate. Da tecnico… non so: passo per uno tranquillo, lo sono ma poi la partita la sento, molto. Dovrò lavorarci. Comunque, senza parlare di modelli, c’è una persona che ammiro per come me ne hanno parlato tanti ex compagni: Carlo Ancelotti. Se sogno una panchina a Roma? Mah, questo era un sogno da giocatore romano, ma alla Roma non sono andato perché lasciavo la Lazio da capitano e mi sembrava un gesto forte. Dico che ora già questo è un sogno troppo grande che si realizza, non riesco ad accavallarne altri. Ora il mio sogno è la A con il Genoa.»