Capello: «Italia grande con Prandelli. In Russia…» - Calcio News 24
Connect with us

2013

Capello: «Italia grande con Prandelli. In Russia…»

Avatar di Redazione CalcioNews24

Published

on

capello ifa

Il commissario tecnico della nazionale russa ha dispensato idee tattiche e retroscena.

RUSSIA ITALIA INGHILTERRA CAPELLO – Una delle grandi qualità di Fabio Capello è certamente quella di aiutare i suoi giocatori a migliorarsi, come dimostrano Ruud Gullit, Marco van Basten, Francesco Totti e Gabriel Batistuta. Intervistato dal sito ufficiale della “FIFA” (clicca qui per la prima parte), l’attuale commissario tecnico della Russia ha parlato della sua filosofia tattica e di gioco e ripercorso la sua carriera, ma prima di tutto ha espresso un giudizio sull’Italia: «La squadra è molto interessante, ha buoni giocatori ed un grande allenatore. Potrebbero essere una delle rivelazioni dei prossimi Mondiali. Cesare Prandelli ha assemblato una grande squadra con una mentalità vincente, penso abbia fatto un lavoro straordinario. Come è cambiata la tattica nel mio Paese? Nel Milan ho giocato sempre con il 4-4-2, che poi si trasformava in 4-3-3, perché l’ala destra, Gullit o Savicevic, diventata un attaccante aggiunto. A Roma abbiamo vinto lo scudetto giocando con la difesa a tre, al Real Madrid ho utilizzato nuovamente quella a quattro, come negli ultimi anni con l’Inghilterra e la Russia. Secondo me, la chiave al giorno d’oggi è utilizzare più centrocampisti, perché sono i giocatori che si adattano meglio ai vari schemi e danno qualcosa in più con la loro creatività. Se la tua squadra è in grado di annullare giocatori come Pirlo, Xavi o Iniesta, allora hai fatto un passo avanti. Gente come De Rossi, che ha giocato come libero in Confederations Cup contro la Spagna, o Javi Martinez che ha giocato come 9 è un esempio: se hai giocatori di questo calibro, tutto è possibile».

Capello ha poi descritto le differenze tra la gestione di un club e di una nazionale: «Quando lavori in un club hai la possibilità di parlare con un giocatore quando vuoi per farti capire meglio ed individuare i problemi, è anche più facile costruire lo spirito di squadra, ma soprattutto aiutare i giocatori a migliorarsi e a lavorare su diversi schemi tattici. Con la Nazionale incontri i giocatori quattro giorni prima la partite, ciò rende le cose più complicate. In questi casi è fondamentale creare la mentalità giusta, lo spirito di squadra e assicurarsi che nel poco tempo a disposizione i giocatori capiscano cosa si vuole da loro. E poi la pressione è molto diversa. E’ importante trovare uno schema tattico che si adatti alle loro caratteristiche e non viceversa: un buon allenatore deve mettere i suoi giocatori nelle condizioni di far bene».

Infine, l’allenatore ha raccontato la sua esperienza sulla panchina della Russia e parlato di quella passata in Inghilterra: «La difficoltà principale che ho incontrato è l’utilizzo del traduttore, perché non riesci mai a far trasmettere alla squadra quello che vuoi dire, soprattutto durante la partita, quando le parole giuste possono aiutare davvero la squadra. Usare la giusta terminologia può cambiare tutto. Un’altra difficoltà è che le squadre russe hanno solo quattro o cinque giocatori russi e questo solo perché sono costretti a farlo, quindi la scelta è molto limitata e bisogna fare una ricerca approfondita. Io vivo a Mosca, guardo tre-quattro partite a settimana, così i miei collaboratori. Abbiamo circa 60 giocatori tra cui scegliere ed è fondamentale essere preparati per scegliere bene. I giocatori russi sono tecnicamente molto validi, non c’è bisogno di stelle per capovolgere gli equilibri di una partita. Anzi, il fatto che oggi nel campionato russo ci siano grandi giocatori potrebbe aiutare quelli locali a diventare più competitivi. Rispetto all’Inghilterra, qui si vive meglio al di fuori del campo di gioco. I media inglesi ti mettono tanta pressione, ma forse dico questo perché non capisco cosa dicono i giornalisti russi (ride, ndr). Penso che con l’Inghilterra sia andata bene, ma poteva andare meglio. Mi fa ancora male come sia andata a finire con la Germania ai Mondiali in Sudafrica, ma a parte questo, mi sento soddisfatto. Sono arrivato dopo la mancata qualificazione agli Europei 2008 e abbiamo conquistato poi due qualificazioni, ho dato chance a molti giovani, come Welbeck, Whilshere, Jones, Young, Milner, Hart, Walcott. Penso di aver lasciato una buona eredità».