2012
Difficile andar via da Napoli
Potrebbe sembrare uno degli articoli più immediati, agevoli, scrivere qualche riga sul fenomeno Cavani, lodarlo, incensarlo, ma chi ora vi scrive è in enorme difficoltà. Personalmente già scritto tanto, tutto, sull’attaccante uruguaiano, già letto tanto, tutto. Talmente forte, talmente oltre, che sembra banale dirlo. Perché già lo hanno detto tutti, troppe volte, perché lui troppe volte scende in campo ed obbliga chi narra delle sue vicende a dover trovare parole nuove.
Ed allora proviamoci. Difficile davvero entrare nel giudizio tecnico dell’alieno Cavani: è pacificamente tra i migliori centravanti del panorama mondiale, il termometro dell’affermazione può essere dato dal fatto che sarebbe un titolare indiscusso nei club più accreditati. Indiscutibilmente titolare in Italia nella Juve e nell’Inter, in Spagna nel Real e nel Barcellona, in Inghilterra a Manchester e nel Chelsea. Il suo approdo in una delle realtà elencate aprirebbe la porta della panchina ad un suo collega. Inevitabilmente, non potrebbe essere altrimenti. Direte voi: e perché allora gioca nel Napoli? O meglio, perché gioca ancora nel Napoli? Ottima domanda, giusta, corretta, puntuale.
Perché Edinson Cavani gioca ancora nel Napoli. In effetti è uno di quei quesiti irrisolvibili, roba da chiudersi in uno sperduto chalet di montagna, isolarsi tra libri, documentari e sigarette – ebbene sì, c’è ancora chi fuma, un po’ come il fatto che Cavani gioca ancora a Napoli – e riflettere sul perché. Dopo due anni alle pendici del Vesuvio e da marziano assoluto del pallone – superfluo ora sviolinare cifre, peso specifico delle reti, salto di qualità di una squadra al di sopra delle sue potenzialità, al netto dell’uragano Cavani si intende, personalità, fattura dei gol, ripiegamenti difensivi in stile terzino, la frequenza con cui traduce la rabbia agonistica in giocate strepitose, abilità che spetta ai grandi di sempre – nella scorsa estate i rumori delle sirene italiane ed estere sono diventati assordanti. Inutile nascondercelo, come è normale che sia. La società ha deciso di resistere: ha risparmiato ed incassato su altri fronti, ha adeguato il contratto del Matador al suo valore di mercato e rinunciato ad offerte milionarie.
E’ uno dei primi motivi per cui Edinson Cavani gioca ancora nel Napoli. Non ce lo nascondiamo, impossibile trattenere qualunque calciatore a cifre minori rispetto al suo valore. E’ la logica del mercato e del professionismo. Non cercate poesia dove non c’è. Al netto di una doverosa precisazione, con il Matador però potete aprire i saggi di poesia che sentite più cari e sbizzarrirvi. Il fenomeno uruguaiano ha scelto di restare a Napoli perché è probabilmente a Napoli – con tutti i suoi difetti – che si è sentito amato in vita sua come da nessun’altra parte gli sia capitato finora. Napoli in questo campo è estrema, può superare la patria d’appartenenza. Lo diceva Maradona, il più grande di sempre, che per lui vivere a Napoli – sette anni, cosa sono di fronte ad una vita intera – è stato come essere a casa. Nella sua amata Argentina. Edinson Cavani prima o poi andrà via da Napoli: è inevitabile anche questo, tutto finisce. Si trasferirà a Madrid o Barcellona per vincere, andrà in Premier, tornerà nel suo Uruguay. Chi lo sa. Oggi è ancora a Napoli però, difficile andar via quando a volte vorresti addirittura scappare. La città si goda ogni attimo del suo gioiello e lo tratti da diamante puro, perché quando quel giorno arriverà sarà inevitabile sentirsi tutti un po’ più soli.